Di Lorenzo ricorda gli anni alla Reggina: «Ho giocato prevalentemente al Sud»
Così il difensore del Napoli e della nazionale, nell’intervista a Vivo Azzurro TV

ROMA «Veniamo da un periodo non bellissimo, dovremo cercare di dare tutti qualcosa in più perché quello che abbiamo fatto finora non è bastato. Il tempo è poco quando si viene qui a Coverciano e dovremo sfruttarlo al massimo per andare al Mondiale. Ci sentiamo addosso questa grande responsabilità e vogliamo raggiungere la qualificazione a tutti i costi». Così il difensore del Napoli e della nazionale, Giovanni Di Lorenzo, nell’intervista rilasciata a Vivo Azzurro TV in occasione dell’ultimo raduno a Coverciano. La sua non è la solita favola del giovane talento predestinato, ma una storia fatta di costanza e sacrifici. La conferma che il lavoro quasi sempre paga. Nato attaccante, retrocesso a terzino, dopo una lunga gavetta sui campi delle serie minori, oggi dall’alto delle sue 50 presenze in maglia azzurra è uno dei senatori della Nazionale: «Segnare è la gioia più bella – racconta nell’intervista – e per questo da bambino giocavo attaccante. Mi avevano soprannominato Batigol, poi piano piano sono scalato dietro fino a diventare difensore. I traguardi che ho raggiunto con il Napoli e la Nazionale sono qualcosa che mai mi sarei immaginato di raggiungere, quando ci arrivi dopo un percorso come il mio è ancora più bello. Il segreto è non aver mai mollato». Lucchese, Reggina, Cuneo, Matera, Empoli. Il giro d’Italia di Giovanni Di Lorenzo tocca diverse regioni e vive di salite e discese, volate e cadute. Inizia da gregario, fino ad arrivare a indossare la maglia rosa…anzi azzurra: «Ho giocato prevalentemente al Sud, ma anche a Cuneo. Sicuramente gli anni nelle categorie inferiori a Reggio Calabria e Matera mi hanno aiutato moltissimo. C’è stato un periodo in cui mi sono trovato senza squadra, non sono stati momenti facili, ma con il supporto dei miei familiari e della mia ragazza, che poi è diventata mia moglie, sono riuscito a superarli. La gavetta è stata veramente importante, credo di essere cresciuto più in fretta rispetto ad altri ragazzi. Sono andato via di casa molto giovane, scendendo dalla Toscana fino a Reggio Calabria. Diventare calciatore è sempre stato il mio sogno, un sogno che poi è diventato un obiettivo perché ho iniziato a vederlo sempre più vicino».