‘Ndrangheta, villaggi e monopolio ittico: «l’egemonia mafiosa» dei Mancuso a Nicotera Marina
Il clan avrebbe avuto come «punto di riferimento» Assunto Natale Megna, condannato a 20 anni e legato a Luigi Mancuso da un rapporto di «intima fiducia reciproca»

VIBO VALENTIA Se Limbadi è stato per anni il loro feudo, Nicotera con la sua posizione strategica e l’affaccio sul mare rappresentava il posto ideale per crescere economicamente. Così si sono sviluppati i Mancuso, potente famiglia di ‘ndrangheta del Vibonese, che infiltrandosi nell’economia hanno esteso i propri tentacoli partendo dalle spiagge nicoteresi fino a tutta la Costa degli dei. Una ricostruzione “storica” che si legge anche nelle motivazioni della sentenza che, lo scorso marzo, ha portato alla condanna di 50 persone nel rito abbreviato del processo che riunisce Maestrale, Imperium e Olimpo. Tra queste, anche la pesante condanna a 20 anni di carcere per Assunto Natale Megna, ritenuto «punto di riferimento» per i Mancuso nel comprensorio di Nicotera Marina e padre del collaboratore di giustizia Pasquale Megna.
Megna e «un’intima fiducia reciproca» con Luigi Mancuso
Megna avrebbe avuto un rapporto stabile «fondato su un’intima fiducia reciproca» con Luigi Mancuso, il boss considerato al vertice della ‘ndrangheta vibonese. Sarebbe stato lui a garantirgli «un’autonomia operativa pressoché assoluta» sulle attività riguardanti Nicotera Marina. In virtù di tali rapporti, sarebbe quindi riuscito a costruirsi «una posizione dominante nel contesto commerciale locale», rapportandosi con gli altri imprenditori «ai quali imponeva l’esclusività nelle forniture». Dettagli emersi anche dalle dichiarazioni del figlio Pasquale, che ha rivelato le imposizioni sulle strutture di Nicotera Marina e sul villaggio Sayonara. Proprio la storia di quest’ultimo villaggio viene ripresa dal gup Piero Agosteo, sottolineando come sin dagli anni ’90 sia stato considerato dalla cosca Mancuso come «struttura ricettiva di riferimento», un luogo «sicuro e protetto» al cui interno avvennero diversi summit di ‘ndrangheta, come l’incontro con Cosa Nostra che voleva coinvolgere la criminalità organizzata calabrese nella strategia stragista.
Gli interessi nel settore turistico e ittico
Proprio in virtù della fiducia dei Mancuso, Megna sarebbe arrivato anche ad assumere «il controllo di fatto del Villaggio Sayonara». In particolare, «riceveva e successivamente consegnava a Mancuso Luigi le somme di denaro» derivanti dai soggetti che gestivano il villaggio. Ma oltre al settore turistico ricettivo, gli interessi dei Mancuso tramite Megna si sarebbero spostati poi anche in quello ittico, consentendogli così di ergersi in una «posizione di monopolio nella fornitura di prodotti ittici, freschi e surgelati». Sarebbe stato ancora una volta il vertice dei Mancuso a dare il consenso all’«esclusiva» di Megna nella fornitura, come ricostruito dagli inquirenti in una sua “visita” ad un villaggio di Nicotera. Durante l’incontro con il responsabile degli approvvigionamenti avrebbe ribadito che «le direttive provenienti “dal vertice” erano cambiate, e che tutte le forniture dovevano passare attraverso di lui». In più, chiunque avesse avuto problemi al riguardo «avrebbe dovuto confrontarsi direttamente con lui, lasciando intendere un atteggiamento di intimidazione e controllo del territorio». Per il gup episodi che dimostrano la «presenza asfissiante» della ‘ndrangheta e dei Mancuso nell’economia e sul territorio, ma anche «il ruolo apicale» di Megna nel locale di Limbadi. (ma.ru.)
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