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L’indagine della Dda di Milano

‘Ndrangheta, cocaina e telefoni criptati: così operava la “cellula” dei Barbaro in Lombardia – I NOMI

Nuova indagine della Dda di Milano contro presunti appartenenti alla cosca della Locride

Pubblicato il: 14/10/2025 – 14:16
di Giorgio Curcio
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‘Ndrangheta, cocaina e telefoni criptati: così operava la “cellula” dei Barbaro in Lombardia – I NOMI

MILANO Una «serie di delitti di spaccio all’ingrosso», tutti commessi in sinergia dal gruppo costituito da Giuseppe Grillo, Antonio Caruso e Antonio Santo Perre, secondo schemi operativi semplici ma «ricorrenti, incentrati su una chiarissima suddivisione di ruoli».  L’indagine della Distrettuale antimafia di Milano prende le mosse da alcuni spunti investigativi legati per lo più all’operatività criminosa del “gruppo satellite” del clan Barbaro di Platì, coordinato dal narcotrafficante internazionale Antonio Rosario Trimboli, considerato anche un elemento di raccordo con gli esponenti delle famiglie calabresi della Jonica, presenti tra le province di Milano e Pavia, nella commercializzazione degli stupefacenti in territorio lombardo. Secondo gli inquirenti, e come riportato dal gip nell’ordinanza, Trimboli insieme ai referenti di altre famiglie di ‘ndrangheta impegnate nel narcotraffico, avrebbe messo in piedi – tra il 2020 ed i primi mesi del 2021 – una formazione calabrese interessata all’acquisto di grandi quantitativi di cocaina da immettere sulle piazze del Nord Italia.

Gli arresti

Questa mattina gli uomini del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza hanno tratto in arresto 15 persone – 12 finite in carcere e tre ai domiciliari – presunti appartenenti ad una associazione criminale armata legata alla ‘ndrangheta della Locride.

In carcere sono finiti:

Barbaro Antonio (cl. ’69);
Bartiromo Simone (cl. ‘91);
Bruzzaniti Bartolo (cl. ’75);
Caravaglia Salvatore (cl. ’79);
Caruso Antonio (cl. ’90);
Grillo Giuseppe (cl. ’74);
Marando Luigi (cl. ’89);
Papalia Michele (cl. ’81);
Perre Antonio Santo (cl ’89);
Reale Calafino Ivan (cl. ’80);
Varacalli Francesco (cl. ’86);
Varacalli Giuseppe (cl. ’84). 

Ai domiciliari:

Caruso Francesco (cl. ’92);
Papalia Domenico (cl. ’83);
Sergi Cosimo Damiano (cl. ’94).

Il gruppo

Quello rilevato dal gip nell’ordinanza è un’attività di spaccio inserita in quella che definisce «operatività rodata e professionale», fondata su un’intesa preventiva. Anche perché – come emerso dalle indagini e riporta dal gip nell’ordinanza – il gruppo in questione poteva contare anche su una “organizzazione” di mezzi, a cominciare dai telefoni criptati, ma anche su luoghi di stoccaggio dello stupefacente, stabilmente individuati nella casa di Perre. Abitazione che, per come è emerso, era dotata di un vano dedicato a nascondere la sostanza oltre «al non meglio precisato box» localizzato nei pressi di via del Perugino a Trezzano sul Naviglio.

Gli acquirenti stabili di droga

Gli inquirenti hanno individuato quale figura centrale il pluripregiudicato Giuseppe Grillo, noto sulla piattaforma SkyEcc con gli pseudonimi di “Pedro” e “Putin”. Il legame tra Trimboli e Grillo era stato in particolare riscontrato rispetto a un’operazione illecita – sempre emergente dalle chat criptate – attuata a gennaio 2021, quando l’organizzazione in capo a Trimboli (identificato come “Malverde” e “Santa Cruz” nelle chat) e al socio Antonio Gullì «risultava aver venduto 100 chili di cocaina a Grillo Giuseppe “Putin”». Altra figura di riferimento del gruppo sarebbe Francesco Caruso, cugino di Antonio. La sua funzione all’interno dell’organizzazione sarebbe stata quella di «custode e collettore del denaro provento delle cessioni e di tenutario della contabilità». E poi gli “acquirenti stabili” che gli inquirenti hanno individuato in 7 soggetti: Antonio Barbaro, Francesco e Giuseppe Varacalli, Simone Bartiromo, Luigi Marando, Michele Papalia e Salvatore Caravaglia. Quasi tutti per l’accusa «sono accomunati dalla particolare fiducia riposta da Giuseppe Grllo nella loro affidabilità e nella loro caratura criminale», quest’ultima derivata «da connotati familiari o “di clan”». E non è un caso se tra i 7, quelli più tenuti in considerazione fossero due: Luigi Marando e Michele Papalia. Il primo, al pari di Giuseppe Grillo, è legato da vincoli di sangue con importanti clan di ‘ndrangheta mentre il secondo è «discendente del medesimo clan familiare molto legato a Grillo». Infine, altro elemento di vertice del gruppo secondo gli inquirenti sarebbe Domenico Papalia, considerato «organizzatore oltre che “supporto finanziario” del sodalizio, in grado di interloquire alla pari con Grillo, svolgendo compiutamente la funzione oltre che di promotore-finanziatore, anche di consigliere». (g.curcio@corrierecal.it)

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