Lamezia, fallimento “Caruso Group”: consigliera comunale condannata a due anni (con pena sospesa)
Quattro anni, invece, inflitti al marito. I difensori, in attesa di conoscere le motivazioni, hanno annunciato la proposizione dell’impugnazione

LAMEZIA TERME È stata condannata a due anni (con sospensione della pena) Carolina “Titina” Caruso (quale socia) eletta in Consiglio comunale a Lamezia Terme in quota Forza Italia. Quattro anni, invece, per il marito Giuseppe Cristaudo e Pietro Antonio Caruso «nella qualità di presunti amministratori di fatto». Questo l’esito del processo celebratosi davanti ai giudici del Tribunale di Lamezia Terme (Angelina Silvestri presidente). La consigliera lametina era accusata di concorso in bancarotta fraudolenta e per lei il pubblico ministero aveva chiesto lo scorso giugno una pena di 4 anni di reclusione. Il suo nome era presente anche nell’elenco stilato secondo il codice di autoregolamentazione delle candidature approvato dalla Commissione Antimafia che individua i criteri di candidabilità in relazione alla situazione giuridica dei soggetti che si presentano nelle liste. I tre, inoltre, sono stati assolti per i capi di imputazione relativi ai presunti prelievi dal conto corrente della società perché «il fatto non sussiste».
Il processo
Le richieste del Pubblico Ministero erano state di 5 anni per Giuseppe Cristaudo e Pietro Antonio Caruso e di 4 anni per Titina Caruso. I difensori degli imputati (gli avvocati Giuseppe Spinelli per Titina Caruso, unitamente all’avvocato Salvatore Gigliotti, per Pietro Antonio, e Salvatore Cerra) attendono di leggere le motivazioni della decisione per la proposizione dell’impugnazione, in virtù del già parziale esito positivo del primo grado. È stata assolta da ogni accusa Anna Maria Caruso (difesa dall’avvocato Domenico Villella) e Antonella Vitiello e stata prosciolta per prescrizione (difesa dall’avvocato Salvatore Cerra) alla quale sono stati restituiti tutti i beni sequestrati.
L’inchiesta
Dalle indagini, sarebbero emersi i tentativi degli imputati – nel momento del fallimento delle società – di trasferire su conti personali i fondi rimanenti. Gli approfondimenti della Guardia di Finanza erano legati al fallimento della “Automatic Games S.r.l” dal quale erano emerse una serie di «anomalie e artifizi contabili tesi a rendere difficoltosa la ricostruzione del patrimonio e il movimento degli affari della società», fino al presunto «svuotamento progressivo» dei beni societari, in danno di creditori e PA a favore della “Casimò Entertainment S.r.l.” di Titina Caruso e di un’altra società riconducibile al marito. I giudici hanno condannato Giuseppe Cristaudo e Pietro Antonio Caruso alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. E ancora l’inabilitazione all’esercizio di impresa commerciale dell’incapacità ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per 4 anni nei confronti di Caruso e Cristaudo e 2 anni per Carolina Caruso. (g.curcio@corrierecal.it)
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