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operazione “Saulo”

‘Ndrangheta, l’ultrattività del locale di Cirò e l’incontro con “il Re di Strongoli”

«Cambiano gli uomini ma non il controllo sul territorio». Ma una «interferenza» a Torre Melissa rischia di far saltare tutto

Pubblicato il: 23/10/2025 – 10:56
di Fabio Benincasa
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‘Ndrangheta, l’ultrattività del locale di Cirò e l’incontro con “il Re di Strongoli”

CROTONE Gli investigatori utilizzano un termine ben preciso: «ultrattività». Il riferimento è alle cosche di Cirò Marina e a quella di Strongoli. Nel Crotonese è presente una storica associazione di stampo ‘ndranghetista che opera nonostante gli arresti, i blitz, i processi e le condanne. Dal vuoto di potere si passa alla riorganizzazione del clan, nuove leve sostituiscono vecchi boss e gregari finiti in carcere e in attesa di tornare in libertà. Le estorsioni perpetrate sul territorio, denunciate dagli imprenditori sono tratti indicativi e inequivocabili della presenza della consorteria, della sua operatività, dell’ingerenza nella vita civile, economica e amministrativa nel territorio. «Il segnale fondamentale trasmesso è che sul territorio non cambia nulla, cambiano gli uomini ma non il meccanismo di controllo sul territorio stesso».

A caccia di denaro

E’ il denaro a muovere le anime nere del clan, la necessità di liquidità per rimpinguare la “bacinella” comune dove vengono destinati parte dei proventi delle attività illecite. I soldi servono a pagare avvocati, al mantenimento dei detenuti, a finanziare attività della cosca. L’esercizio del potere si manifesta con l’ostentazione della presenza sul territorio e nell’imposizione delle estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori. Il passaggio di una delle confessioni rese dal pentito Gaetano Aloe rafforzare la tesi dell’accusa e rende palese il bisogno di danari da parte della mala. Il collaboratore di giustizia cita una conversazione avuta con un soggetto gravitante nell’orbita criminale. «“Ho trovato cinquemila euro e cinque chili di cocaina. Questa è tutta la ricchezza della ‘ndrangheta di Cirò” mi ha detto. “Ora vediamo, mettiamoci in testa come dobbiamo fare soldi. Hai capito?”». Inoltre, sullo stupefacente, il collaboratore puntualizza e specifica «che quei cinque chili di narcotico non erano una risorsa bensì un debito che andava saldato, pertanto, nella cassa comune mancava anche la droga». Nel verbale del 14 giugno 2023, Aloe suggerisce altri elementi utili a chi indaga sulla gestione della cassa, asserendo che «in quel preciso momento storico chi deteneva la bacinella era Basilio Paletta».

Il rapporto Cirò-Strongoli

Nell’inchiesta “Saulo”, la Dda suggerisce elementi interessanti sui rapporti tra le consorterie di Cirò e Strongoli. Sono alcune captazioni a insidiare il sospetto che i sodalizi stringessero accordi per la spartizione del territorio di rispettiva influenza. C’è un caso illuminante e riguarda una presunta «interferenza» sul territorio di Torre Melissa, dove un esponente di Strongoli pare interessato ad esercitare sull’impresa il «diritto di ricavare un utile da quei lavori, che i cirotani ritenevano di loro spettanza». La circostanza, annotano gli investigatori, si crea a causa dei ricambi nei sodalizi dovuti agli arresti dei vertici. L’impasse tuttavia viene superata grazie all’arte diplomatica di due soggetti, appena usciti dall’istituto penitenziario e considerate ai vertici delle consorterie di Cirò e di Strongoli. Si tratta di Basilio Paletta ed Enrico Miglio. Quest’ultimo, «riprende le redini del sodalizio ed è lui stesso, intercettato, a darne atto: «Ci stiamo mettendo in moto», dimostrando di essere «come egli stesso si è definito “il Re di Strongoli”».
Torniamo a Paletta e Basilio e al loro avvicinamento. L’incontro tra i due esponenti di spicco della criminalità locale cirotana e strongolese si svolge – come documentato dalle donne e dagli uomini delle forze dell’ordine che hanno preso parto all’attività investigativa – ma è impossibile «rilevare i contenuti di quel simposio». Il motivo è semplice, il soggetto tenuto sotto controllo è un uomo che ha svolto il ruolo di «accompagnatore» di Paletta, «mantenendosi in disparte rispetto ai due sodali e rimanendo estraneo alla loro conversazione». Nonostante il “silenzio” sul presunto summit, gli investigatori riescono a dare un senso all’incontro grazie ad alcune captazioni. La prima riguarda proprio «l’accompagnatore» che in macchina, in compagnia di un altro uomo, riferisce dettagli della riunione rendendo edotto l’interlocutore sulla presenza di Paletta e Miglio. La seconda intercettazione, invece, riguarda un colloquio avvenuto in carcere «tra due soggetti originari di Strongoli e legati agli ambienti malavitosi». I detenuti discutono e uno dei due racconta che «insieme a Enrico Miglio erano stati a Cirò in quanto convocato dai sodali di quel posto». (f.benincasa@corrierecal.it)


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