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L’inchiesta della Dda

Il marchio “Lion” sulla cocaina importata dall’Olanda dai clan. Sulle piazze milanesi «la vogliono che si vede scaglia»

Contatti con un fornitore albanese attivo tra Dubai e l’Olanda che avevano permesso ai clan della Locride di aggiudicarsi l’acquisto di chili e chili di cocaina

Pubblicato il: 29/10/2025 – 7:13
di Mariateresa Ripolo
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Il marchio “Lion” sulla cocaina importata dall’Olanda dai clan. Sulle piazze milanesi «la vogliono che si vede scaglia»

Contatti con un fornitore albanese attivo tra Dubai e l’Olanda che avevano permesso ai clan della Locride di aggiudicarsi l’acquisto di chili e chili di cocaina da riversare sulla piazza milanese, come emerso dalle indagini della Dda di Milano che hanno portato all’operazione che ha fatto luce su un traffico internazionale di droga dal Sudamerica che, in poco più di un anno, ha movimentato cocaina per un valore di oltre 18 milioni di euro e da cui è emerso un saldo rapporto tra rappresentanti di alcune cosche della ‘ndrangheta, ossia delle ‘ndrine “Papalia-Carciuto”, “Marando-Trimboli” e “Barbaro ‘U Castanu”,  e un clan della camorra “satellite” dei Di Lauro di Napoli.  
Importazioni ingenti, come l’affare da 4 milioni con ben 126 chili arrivati in panetti in un colpo solo nell’estate 2020.

Il fornitore albanese e la droga dall’Olanda

Dall’Olanda a Milano, tramite un fornitore albanese, noto come “Silvio” che sulle chat criptate utilizzava pseudonimi di personaggi politici, come «Bolsonaro, Donald Trump, Andreotti, Berlusconi». Protagonisti delle chat intercettate e analizzate, che secondo gli investigatori sono «eloquenti e dettagliate, sono Giuseppe Grillo e Antonio Caruso. Conversazioni, che secondo le indagini, farebbe emergere «con chiarezza i ruoli associativi”: da un lato «Grillo manteneva i contatti con i fornitori esteri, rendendo immediatamente edotto Caruso della qualità dello stupefacente, del prezzo di acquisto e del possibile prezzo di rivendita; dall’altro Caruso garantiva l’immediata immissione della sostanza sul mercato, eventualmente rappresentando le esigenze del mercato milanese, a lui noto».
«Li sai come sono qua / Che la vogliono che si vede scaglia», dice Caruso riferendosi evidentemente ai gusti della clientela milanese. Nel caso di specie, Caruso aveva anche obiettato sul prezzo di acquisto, che, insieme ai costi di gestione, avrebbe determinato un prezzo di rivendita pari a 37. A ogni buon conto, però, – ricostruiscono gli investigatori – aveva lasciato a Grillo la decisione finale: «evidentemente per il ruolo sovraordinato di quest’ultimo».
Nell’importazione descritta nelle pagine dell’ordinanza dell’inchiesta si fa in particolare riferimento all’acquisto di un lotto di 35 chili di cocaina (15 +20) con logo Lion.

Le consegne a Trezzano

La fornitura, garantita dal fornitore al prezzo di 33.500 euro al chilo era stata suddivisa in due tranche, poiché – è stato ricostruito – i veicoli utilizzati dai corrieri non potevano contenere grossi quantitativi: la prima tranche era pari a 15 chili ed era stata consegnata a Trezzano sul Naviglio il 2 ottobre 2020; la seconda, per 20 chili di cocaina, era stata consegnata il giorno dopo, sempre a Trezzano sul Naviglio. Eloquenti i dialoghi in merito anche al prezzo di vendita da praticare sulla piazza di Milano («Devo vendere a 37 38 (…..) Vedi che forse tra stasera o domani portano 15 (chili di cocaina – ndr) ma mi è costata cara vediamo come fare (……) Tentiamo 36.5 e qualcuno a 37 Che mi vuole 1300 solo viaggio». «Comunque è troppo caro il corriere», osserva Caruso. Ma l’obiettivo è ben chiaro: «Per non perder la strada guadagnano tutti poco ma al meno facciamo qual cosa finché non si trova di meglio».

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