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Lo stratega riformista

Rende ritrova il suo “Principe”

Pragmatico e tagliente più di sempre, Sandro Principe si riprende il palcoscenico non senza qualche mugugno

Pubblicato il: 29/10/2025 – 9:50
di Paola Militano*
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Rende ritrova il suo “Principe”

Sandro Principe ritrova la fascia tricolore di Rende e rientra in scena per l’ennesimo atto della sua pièce preferita. Lungi (o quasi) dall’irritarsi per l’appellativo, “Principato di Rende”, lo giudica come il segno di una tradizione politica che resiste al tempo. E la rivalità con Cosenza? Bollata come reperto d’epoca per appassionati di politica vintage mentre guarda ad un patto di buon vicinato amministrativo per gestire insieme i servizi senza scomodare la diplomazia internazionale. Sul fronte accademico-sanitario, rivendica la paternità del futuro Policlinico universitario che, per coerenza geografica e politica, lì deve restare. E ai comitati che gridano allo “scippo” risponde con una stilettata elegante, all’Annunziata chiedono cure immediate, non dibattiti politici.

I rendesi non hanno avuto dubbi nel restituirle le chiavi del “Principato di Rende”, segno evidente che le riconoscono non solo grandi capacità amministrative, ma anche un legame quasi paterno con la città che ha sempre considerato una sua creatura. Come l’ha trovata al suo ritorno? E il titolo di “Principato di Rende”, lo trova ancora irritante o ci ride su?

«Si è vero. I rendesi hanno voluto con determinazione il mio ritorno al Comune per rilanciare la città. Hanno puntato sulla mia esperienza e sul mio grande amore per Rende. Farò di tutto per non deluderli. Il cosiddetto “Principato di Rende” non mi irrita e non mi fa ridere. Prendo atto che, nell’immaginario collettivo, la nuova Rende si identifica con la cultura riformista che mio padre ed io abbiamo coltivato ed attuato. E che sono stato chiamato a rappresentare nuovamente».

Cosenza e Rende si contendono la supremazia territoriale da generazioni. Non crede sia arrivato il momento di sospendere questo vecchio “derby”, tenuto conto che le due città oggi sono governate da sindaci socialisti e, teoricamente, potrebbero orientarsi con la stessa bussola politica invece di continuare a navigare in direzioni opposte? Nonostante il secco “no” dei rendesi alla fusione, pensa che i tempi siano maturi per un’unione tangibile tra i due Comuni? 

«Confermo la mia opinione che l’istituto dell’Unione dei Comuni sia sufficiente per determinare una integrazione tra Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto, attraverso la gestione unitaria dei servizi più importanti che incidono sulla qualità della vita dei cittadini. Stiamo lavorando sullo statuto dell’Unione. Dunque, nessun derby. Quanto al socialismo, oggi Rende raccoglie il prodotto di politiche socialiste e riformiste praticate per anni. Abbiamo saputo accogliere l’Unical destinandole più di 250 ettari del nostro territorio; le abbiamo assicurato tutti i servizi e le infrastrutture, senza ricevere da altri alcun aiuto; diamo servizi a 80000 utenti, mentre lo Stato ci trasferisce risorse rapportate ai 37000 cittadini residenti. Ora questa politica aperta e lungimirante incomincia dare frutti importanti, per ultimo l’Azienda Ospedaliera Universitaria (il cosiddetto policlinico)».

Anche sul Policlinico universitario, Rende continua a rivendicare la paternità dell’idea, come a sottolineare che la sua collocazione altrove sarebbe stata una imperdonabile disattenzione storica…

«La facoltà di medicina all’Unical è stata una nostra intuizione di tanti anni fa, che abbiamo testardamente continuato a perseguire con le armi della politica per vederla attuata. Ora che è una realtà, è del tutto naturale e di buon senso che il cosiddetto policlinico universitario, che rappresenta il secondo triennio, sia realizzato in area prossima al luogo in cui si insegna il primo triennio. Rendo i dovuti onori a Roberto Occhiuto e a Nicola Leone che, con le loro azioni, hanno favorito questo esito».

Cosa si sente di dire ai promotori del comitato “No Scippo” che urlano all’inciucio politico contro Cosenza?

«Non saprei. Forse di battersi affinché le criticità dell’Ospedale dell’Annunziata, a partire dal pronto soccorso, siano risolte rapidamente. Mancano i posti letto. I malati non possono aspettare per curarsi bene la costruzione del policlinico. E, intanto, prendere atto di quanto l’Unical sta facendo per rendere l ‘Ospedale più efficace nella cura di pericolose patologie».

*direttore del Corriere della Calabria

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