Crotone, a rischio cinque milioni di euro destinati all’edilizia sociale
Entro il 31 dicembre vanno contrattualizzati i lavori. L’assessore Giovanni Greco: «La comunità non può restare ancora in sospeso»

CROTONE Crotone rischia di perdere oltre cinque milioni di euro destinati all’edilizia sociale. Entro il 31 dicembre vanno contrattualizzati i lavori, altrimenti il finanziamento si estingue e il Comune resta senza risorse per dare casa a famiglie che l’attendono da un ventennio. L’urgenza riguarda una trentina di alloggi in via Israele e un ulteriore gruppo di abitazioni in via Nigro. Giovanni Greco, assessore comunale all’Urbanistica, riassume l’obiettivo e confessa che ci sta perdendo il sonno. «Puntiamo – dice – a chiudere l’attesa di circa 50 nuclei, la comunità non può restare ancora in sospeso».
La frattura politica tra il sindaco Vincenzo Voce e il consigliere di maggioranza Ernesto Ioppoli nasce su questo terreno. La maggioranza si divide, l’opposizione attacca e in una lettera accusa il sindaco di intimidazioni passate. Spuntate adesso, però. Intanto, il Comitato Tufolo-Farina deposita una diffida e un ricorso. Gli Ordini professionali chiedono prudenza sull’edilizia pubblica. La discussione esce dalle carte e si sposta nelle case, fra timori per il quartiere e sospetti sulle scelte del Comune. Il rischio, intanto, rimane identico. «Se il Comune non firma entro il 31 dicembre 2025, il finanziamento salta. Non esistono finestre successive», insiste Greco.

«La scelta corretta è la ricostruzione»
La genesi dell’intervento risale ai primi anni Duemila. Contratti di quartiere, schede, ipotesi di recupero e adeguamento sismico. Poi nuove norme, crisi economiche, costi in salita. Il quadro tecnico cambia e le cifre iniziali non coprono più gli interventi previsti. Greco spiega: «Alcuni edifici non offrono garanzie. Le norme antisismiche oggi sono più stringenti. Spendere per rattoppi senza certezze sulla sicurezza significa tradire il dovere verso i cittadini. La scelta corretta è la ricostruzione». L’assessore indica gli oneri di demolizione e smaltimento come fattore decisivo. «I costi delle demolizioni – sottolinea – sono cresciuti. Gli obblighi di smaltimento incidono in modo rilevante. Con le somme originarie la ricostruzione in sito non regge più».
Il Comune vuole abbattere i fabbricati più degradati tra Fondo Gesù e via Acquabona, per aprire spazi che tornano pubblici e ridefinire la destinazione sociale di quelle aree. Gli alloggi si sposterebbero quindi su un terreno già urbanizzato, in via Israele, che sta per rientrare nel patrimonio comunale con la retrocessione della cooperativa, prevista nel pomeriggio odierno. «Parliamo di un’area con strade, fognature e illuminazione. Vi è coerenza – precisa Greco – con la pianificazione. La Regione ha approvato la nostra rimodulazione, sicché l’atto di retrocessione restituisce la titolarità al Comune». Il disegno amministrativo si sostanzia nel liberare i quartieri più fragili dal peso edilizio e concentrare la nuova costruzione laddove è possibile.
Sulle contestazioni del Comitato
La contestazione del Comitato tocca due questioni sensibili: il vincolo a verde pubblico e la funzione di “area di attesa” nel Piano di protezione civile. Il Tar valuterà. L’assessore cerca di circoscrivere il perimetro della discussione. «L’amministrazione ha istruttorie, delibere, pareri e una programmazione approvata dalla Regione. Non esiste improvvisazione. C’è invece un percorso – afferma – che tutela sicurezza sismica, standard urbanistici e diritto alla casa». Il fronte critico richiama anche il ruolo del Consiglio comunale in caso di varianti. Greco assicura: «Gli atti confermano la legittimità del procedimento. La struttura tecnica mantiene il rispetto delle competenze. Ogni scelta è motivata e documentata».
La parte più scoperta riguarda un equivoco che ha inciso sul clima pubblico. Alcuni residenti di Tufolo credono che i nuovi alloggi accolgano la comunità rom in uscita da via Acquabona. «Ma l’intervento – rimarca l’assessore all’Urbanistica – riguarda famiglie già inserite nei programmi pubblici». La confusione sui Rom ha prodotto un allarme impulsivo. L’amministrazione comunale vuole costruire integrazione e distribuzione equilibrata. «Non possiamo realizzare recinti sociali», osserva Greco.
Il nodo sociale, a questo punto, incontra la narrazione immobiliare. Alcuni temono una perdita di valore delle abitazioni esistenti. Ma il dieci per cento degli alloggi tocca di norma alle forze dell’ordine. «L’edificio previsto – evidenzia Greco – rispetta criteri energetici e costruttivi di qualità. La zona vede interventi convenzionati da decenni. Il progetto alza la soglia di decoro e sicurezza».
Tempi ristretti per l’uso delle risorse
Il numero degli alloggi chiarisce l’obiettivo. Sono 30 in via Israele e il resto in via Nigro. Famiglie in lista da anni, spostate in affitti provvisori con contributi comunali. Greco continua: «Esistono nuclei fuori dalle case originarie da tempo. Alcuni pagano canoni temporanei. Il Comune copre una parte. Il diritto all’abitare richiede una risposta definitiva». Intanto, la scadenza per l’uso delle risorse si avvicina.
Nel contesto, lo scontro tra Voce e Ioppoli cambia dimensione. La cronaca del litigio scivola in secondo piano rispetto alla scelta del Consiglio comunale. La questione non riguarda la psicologia di un sindaco o la sensibilità di un consigliere, ma l’uso di un finanziamento disponibile che a breve si può perdere.
Il Tar entrerà nel merito. Il Comune rivendica il percorso di rimodulazione e la titolarità dell’area. Il Comitato insiste su verde, protezione civile e competenze decisionali. La politica ha il compito di trovare una sintesi fra regole e bisogni, carte e persone. Qui si misura la qualità del governo locale. Le opposizioni e la stessa maggioranza intendono affrontare l’emergenza abitativa con atti compatibili con i tempi del caso? Esiste qualcuno, tra gli eletti, disposto a far perdere al Comune questi finanziamenti, sapendo che il ciclo non si riapre a piacimento? La classe dirigente di Crotone vede l’interesse pubblico, oppure intende cedere alle logiche di schieramento? Resta una verità. Le famiglie attendono una casa. E il Comune deve decidere.
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