Nuovo ospedale, le ragioni di Cosenza e quelle di Rende (aspettando la risposta di Occhiuto)
Ecco gli argomenti di chi vuole il Policlinico all’Unical e di chi è tornato a immaginare l’hub del capoluogo a Vaglio Lise

COSENZA Due dubbi e una (quasi) certezza sul nuovo ospedale di Cosenza. Il rebus è la localizzazione, il nodo è il ruolo dell’Annunziata – da potenziare, trasferire o ridimensionare in Cittadella della Salute? – mentre la prospettiva per ora più vicina sembra la nascita del Policlinico Unical, a cui si dice favorevole anche chi vuole difendersi da quello che definisce «scippo» dell’ospedale cosentino di fatto a rischio trasferimento oltre Campagnano.
C’è infatti chi pensa (il circolo dem di Cosenza) che in realtà la Cittadella universitaria ospiterà l’ospedale (nelle carte finora non si parla né di Policlinico né della “filiazione” dalla facoltà di Medicina) e per questo “ripesca” per l’Annunziata il ruolo di Policlinico, facendo leva sulla presenza di specializzandi, corsi e primari-ordinari già adesso nel capoluogo bruzio; e al contrario chi (il consigliere di FdI Angelo Brutto) non esclude che la nuova struttura di Arcavacata potrà inglobare sia il Policlinico che l’hub.
Sembra una battaglia lessicale ma al contrario è sostanziale. Sullo sfondo la salute dei cittadini, tema caldo come pochi altri nella Calabria martoriata da disservizi, ritardi ed emigrazione sanitaria.
Il dibattito ha avuto un’accelerazione nelle ultime due settimane ed è quanto mai aperto, mentre si è appena consumata la quarta tappa “politica” (dopo i passaggi a Rende, a Germaneto e nell’Ateneo) ovvero la mozione della maggioranza di Palazzo dei Bruzi che sollecita il presidente Occhiuto a stoppare ogni passo sulla localizzazione ad Arcavacata e contestualmente gli chiede un incontro da allargare alle Aziende sanitaria e ospedaliera.
Le regioni dei pro-Unical
L’emanazione accademica, la collocazione strategica e la linea di finanziamento assicurata dall’Inail – ma anche il “cappello” dell’emergenza che assicura rapidità di azione sotto l’egida della Protezione Civile – sono gli argomenti forti dei sostenitori del Policlinico.
Che ampliano il discorso in una prospettiva sia territoriale che organizzativa: anzitutto 1) la centralità del sito in un’ottica di area urbana proiettata a nord e in particolare alle zone in via di espansione come Montalto Uffugo, prossimo snodo della viabilità su gomma e su rotaia oltre che nella logistica; poi, strettamente connesse, 2) la realizzazione del nuovo svincolo autostradale a Settimo e della stazione ferroviaria di Santa Maria; dal punto di vista gestionale e “politica” 3) la creazione di una Azienda Ospedaliera Universitaria che, sulla scia della “Dulbecco” a Catanzaro, ingloberà quella esistente, senza dimenticare infine 4) l’ulteriore aumento dell’attrattività e reputazione accademica della cittadella universitaria, puntualmente ai vertici dei ranking di qualità delle ricerca e dei servizi, al netto delle criticità che in un corpo da decine di migliaia di persone sono quanto meno fisiologici.
Tra gli argomenti “politici” che corroborano la tesi Policlinico Unical anche un invito a non focalizzare il dibattito su posizioni campanilistiche e finalizzate al mantenimento dello status quo da parte di un capoluogo che si sente “scippato” del suo ospedale e ne rivendica la paternità purchessia.
Le ragioni dei pro-Vaglio Lise
Durante il già citato consiglio aperto dell’altro ieri a Cosenza, uno degli interventi più applauditi è stato quello di Franco Bruno, ex parlamentare di scuola dc e oggi elettore apertis verbis di Roberto Occhiuto: «Il Policlinico – ha detto, rivolto soprattutto ai consiglieri di centrodestra presenti a Palazzo dei Bruzi – è un ospedale non per i cittadini ma per professori e studenti. Chi ci ha preceduto ha costruito ospedali e carceri nelle città quasi per abbracciare le fasce deboli e i marginali. Ma sbaglia anche chi parla di “ospedale a Rende” perché sarebbe piuttosto “l’ospedale dell’Unical”, mondo a parte dallo splendido isolamento e dalla viabilità caotica: gli svincoli in entrata e uscita – così ancora Bruno – alle 8 e alle 18 sembrano la Nomentana di mercoledì mattina quando piove… Il tutto nell’ attesa che si faccia la nuova uscita autostradale».
Tra i “detrattori” del Policlinico c’è anche chi fa notare che la sua attività si dividerà tra assistenza e ricerca laddove l’hub può concentrarsi esclusivamente sulla prima.
Dal punto di vista urbanistico, puntare sul sito di Vaglio Lise (già indicato come il migliore dal piano di fattibilità costato 450mila euro: altro argomento forte in attesa dell’esito del redigendo piano di fattibilità “comparativo”) significherebbe rigenerare una periferia da 20mila abitanti, mentre i rischi idrogeologici sono risolvibili con interventi di ingegneria idraulica e il vincolo P3 non è definitivo (professionisti come Paolo Veltri si offrono per sanare gratuitamente la questione).
Botta e risposta
Ma, come sempre accade quando ci sono due blocchi contrapposti sullo stesso terreno concettuale, le ragioni dei “pro” vengono ribaltate dai “No scippo”: e allora viene 1) ridimensionata la capacità di copertura economica di Inail (solo 140 milioni per tutta Italia la cifra disponibile); 2) proiettata a un futuro lontano se non insondabile la realizzazione del nuovo svincolo autostradale di Settimo e della stazione Fs di Santa Maria; 3) ribaltata la posizione baricentrica dell’Unical ritenuta marginale a differenza dello snodo Vaglio Lise, a discapito dell’area sud della provincia e 4) messa in dubbio anche la facilità di creare l’Aou se non per via DPCM (decreto del presidente del Consiglio dei ministri).
Brutto ha assicurato, sull’ultimo punto, che le interlocuzioni coi ministeri della Salute e dell’Università sono già iniziate. Rimane da vedere se il timing sarà rispettato anche sul nuovo piano di fattibilità e, a cascata, tutto il resto. (EFur)
Nella foto un rendering del nuovo ospedale a Vaglio Lise