Catanzaro, gioco perso e nodi riemersi. Cosenza brillante (in campo) ma la città fatica a sognare
I giallorossi a Empoli sono apparsi troppo lenti e prevedibili per essere veri. I Lupi vincono e convincono ma il “Marulla” resta deserto. Cosa farà il club a gennaio?

Dall’ultimo turno di campionato è uscito bene soltanto il Cosenza, che in casa, ancora con un poker, ha strapazzato il Casarano di fronte a uno stadio ancora deserto. In serie B sconfitta del Catanzaro a Empoli dopo tre vittorie di fila preoccupa più per il gioco espresso che per il risultato. Stasera nel posticipo delle 20.30 tocca al Crotone sul campo della capolista Salernitana.
Catanzaro, gioco perso e nodi riemersi
Troppi elogi dopo le tre vittorie consecutive? Forse sì, ma forse no. Perché il Catanzaro sabato scorso arrivava al “Castellani” con convinzione, desideroso di confermare il proprio momento positivo, e invece si è trovato di fronte a una realtà meno consolante. La sconfitta contro un Empoli forte per la serie B, ma in evidente crisi, non va cancellata solo per il risultato: pesa soprattutto la prestazione, lontana anni luce dalla squadra brillante vista nelle ultime tre giornate. La partita ha mostrato un Catanzaro incapace di trasformare la superiorità numerica – maturata con l’espulsione di Popov – in pressione concreta. La manovra è stata lenta, prevedibile, sterile, senza guizzi né variazioni di ritmo. Il possesso palla non si è tradotto in azioni pericolose: la squadra è apparsa impacciata, come se il peso della responsabilità avesse soffocato idee e inventiva. I limiti del passato sono riemersi con chiarezza soprattutto in attacco.
Iemmello ha faticato a incidere, e quando anche Cissè – finora la sorpresa assoluta del Catanzaro – da un paio di partite non riesce a dare imprevedibilità e continuità, la manovra si blocca. La dipendenza da questi due giocatori resta un nodo da sciogliere: la sensazione è che senza di loro l’azione offensiva fatichi a decollare.
Dal punto di vista tattico, Aquilani ha privilegiato un approccio aggressivo ma troppo prevedibile. La squadra non è riuscita a dettare i tempi, a sorprendere l’avversario, a imporre il proprio gioco. Insomma, una partita che, sotto questo profilo, funge da campanello d’allarme: il Catanzaro recentemente ha mostrato segni crescita, ma resta ancora indecifrabile.
Crema: mille tifosi giallorossi al “Castellani”: ancora una volta, le Aquile hanno portato la loro passione lontano da casa. Un sostegno che avrebbe meritato una squadra capace di restituire lo stesso calore con gioco, determinazione e incisività.
Amarezza: Cissè ha meno di vent’anni, e alternare momenti di brillantezza a pause di assenza è parte della crescita. Finora è stata una carta preziosa, capace di sorreggere la squadra anche in situazioni complicate. A Empoli ha giocato male ma non può avere colpe: il problema è che la squadra, se lui non gira, spesso e volentieri sembra essere poco creativa e concreta.


Cosenza brillante (in campo) ma la città fatica a sognare
C’è un Cosenza che gioca, convince e vince. E poi c’è un Cosenza che sopravvive. Il primo è quello che Antonio Buscè sta plasmando con idee chiare, nonostante una rosa più corta delle ambizioni e una città che, più che sognare, si è rassegnata da tempo al torpore della sfiducia. Il secondo, invece, è il Cosenza che la società continua a trascinare con la zavorra delle promesse mancate e delle parole vuote travestite da slogan improbabili.
La vittoria contro il Casarano (una gara ben giocata, a tratti dominata, e non solo nel risultato) ha detto molto di più di quanto non sembri. Ha detto, per esempio, che questo gruppo sa stare in campo come pochi in C, ha idee e carattere. Ha detto che, nonostante le palle inattive restino una maledizione (Buscè docet: «ogni volta che la palla va in angolo, prendiamo gol»), i Lupi non mollano mai. E ha detto, soprattutto, che le mancanze strutturali e le difficoltà ambientali sono compensate da uno spirito collettivo che meriterebbe ben altra cornice.
Già, la cornice. Lo stadio vuoto. Mille spettatori appena, metà provenienti da Casarano, e fuori le curve – e, simbolicamente, l’intera provincia rossoblù – a protestare contro la società. Dentro il campo, una squadra che lotta. Fuori, una città che, con la morte nel cuore, guarda altrove per dignità. È questa la fotografia del calcio cosentino di oggi.
Eppure, il Cosenza di Buscè merita rispetto. È una squadra che gioca il miglior calcio del torneo, ha l’attacco più prolifico (26 gol) e con Ricciardi in campo sembra una macchina perfettamente oliata.
La classifica resta buona, anche se la vetta non è proprio a due passi, e a gennaio si capirà se la società ha davvero voglia di assecondare le ambizioni dei calciatori e del tecnico o di svegliare bruscamente i tifosi con la solita doccia gelata. Le domande sono le stesse di sempre: arriveranno rinforzi o si venderanno i pezzi pregiati (Ricciardi su tutti) al miglior offerente? Esiste un progetto o si continua a navigare a vista?
Crema: il Cosenza di Buscè, seppure ancora non con continuità, ha trovato la sua identità: gioca, diverte, segna e convince. La vittoria col Casarano ha rimesso i Lupi sulla retta via e ha allontanato le incertezze. Il gruppo è solido, il tecnico credibile nonostante qualche dichiarazione pubblica poco ispirata, e il talento – da Ricciardi fino ad Achour (bellissimo il suo gol) – non manca. Con tre innesti mirati e senza partenze di spessore, a gennaio questa squadra potrebbe davvero puntare in alto. Potrebbe.
Amarezza: Buscè, alla vigilia, aveva detto che la sua squadra «sta facendo sognare una città intera». Il guaio è che la città non si vede. Gli spalti vuoti e lo striscione dei tifosi (gemellati) del Casarano – “Liberate il Cosenza” – sono la risposta più eloquente e, più che un sogno, sembrano un incubo. Almeno al momento non basta vincere per far tornare la gente al “Marulla”, soprattutto se il club continua a mostrarsi lontano dalla realtà che dovrebbe rappresentare: l’iniziativa “Solo per la maglia – Per chi la ama”, com’era prevedibile si è rivelata un autogol clamoroso. Se davvero l’allenatore vuole far sognare una piazza stanca di questa proprietà, pretenda un mercato invernale all’altezza. Perché a forza di accontentarsi, anche i sogni a portata di mano, finiscono per sembrare solo illusioni. (f.veltri@corrierecal.it)


Foto Us Catanzaro e Cosenza calcio
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