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L’analisi

La ‘ndrangheta calabrese è ancora «la più temuta e pericolosa»

I risultati di un’indagine condotta da Demos per Libera. «Il rischio è la normalizzazione delle mafie». Sfiducia verso politica e istituzioni

Pubblicato il: 10/11/2025 – 19:51
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La ‘ndrangheta calabrese è ancora «la più temuta e pericolosa»

Oltre nove italiani su dieci ritengono che le mafie siano molto diffuse nel Paese. Un fenomeno radicato e percepito come pericoloso non solo al Sud, ma ormai in tutto il territorio nazionale.
Le differenze emergono quando la percezione si sposta sul piano locale: sette cittadini su dieci del Nord-Ovest considerano le mafie molto diffuse nella propria area; la percentuale scende al 56% nel Nord-Est, risale al 71% nel Centro e raggiunge otto su dieci al Sud. In sostanza, il timore cresce nelle aree geograficamente “opposte”, con punte in Sicilia e Campania, da un lato, e Piemonte e Lombardia dall’altro, mentre resta più contenuto nel Centro-Nord Est. Sono i risultati di un’indagine condotta da Demos per Libera.

Il rischio: la normalizzazione delle mafie

C’è un rischio che attraversa oggi il nostro Paese, più silenzioso ma non meno grave: la normalizzazione delle mafie. L’idea che ‘non ci siano più’, che ‘non ci riguardino’. È una forma di rimozione collettiva che anestetizza la coscienza civile e indebolisce la democrazia”, commenta Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera. “Eppure, i dati raccontano l’esatto contrario: la percezione della diffusione delle mafie resta alta, e cresce soprattutto nel Centro e nel Nord, dove le organizzazioni criminali agiscono in modo sommerso, dentro l’economia legale e nei circuiti del potere locale”. “La mafia si è trasformata, non è scomparsa – prosegue Rispoli –. Ha cambiato linguaggio, volto, strumenti. Non spara, ma compra; non minaccia, ma influenza, condiziona, penetra. Chi pensa che il silenzio equivalga alla fine del fenomeno ignora che proprio quel silenzio è il terreno su cui le mafie prosperano”. Una consapevolezza che, aggiunge, “dimostra come la memoria collettiva, le scuole, le associazioni e i familiari delle vittime abbiano costruito un presidio civile che resiste”.

‘Ndrangheta mafia più pericolosa

La ’ndrangheta calabrese si conferma la più temuta: indicata dal 26% del campione come “la mafia più pericolosa”, per la sua forza economica e invisibile, capace di infiltrarsi nei circuiti legali.
Segue la camorra napoletana (20%, in crescita), mentre Cosa nostra si ferma al 12%, in lieve calo ma stabile. Solo il 4% indica la mafia foggiana, nonostante le inchieste e la cronaca la segnalino come tra le più violente d’Italia. Sul piano internazionale, la preoccupazione per le mafie straniere resta contenuta, ma cambiano le percezioni: calano i timori verso le bande cinesi, mentre crescono quelli per la mafia nigeriana, segno di un adattamento alle nuove rotte globali del crimine. “Allo stesso tempo – conclude Rispoli – i dati mostrano una fragilità: la sfiducia verso la politica e le istituzioni. In questo spazio rischiano di crescere indifferenza, disimpegno e delega. È qui che si colloca il nostro ruolo: rompere la normalizzazione, dare nome, voce e responsabilità a ciò che troppo spesso si preferisce non vedere.
Questi numeri non sono solo una fotografia, ma un appello. E noi vogliamo continuare ad ascoltarlo, interpretarlo e agire, insieme.” (redazione@corrierecal.it)

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