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un presidio di umanità

Dalla paura alla speranza: il «miracolo» di Oncomed nel cuore di Cosenza

L’associazione fondata da Francesca Caruso, offre prevenzione oncologica e sostegno ai malati e alle famiglie

Pubblicato il: 15/11/2025 – 11:03
di Fabio Benincasa
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Dalla paura alla speranza: il «miracolo» di Oncomed nel cuore di Cosenza

COSENZA Una nuova sede nel cuore della città di Cosenza, le pareti colore rosa simbolo della lotta contro il tumore al seno, un gruppo nutrito di volontari e volontarie e 18 camici bianchi impegnati quotidianamente al servizio di chi necessita di controlli e cure e si trova spesso a fare i conti con l’impossibilità di accedere ai servizi del sistema sanitario. E’ un’oasi felice Oncomed, associazione cosentina che si occupa di prevenzione oncologica e offre sostegno ai malati e alle loro famiglie. L’urgenza e la necessità di dare una risposta ai bisogni di salute dei calabresi ha spinto Francesca Caruso a dar vita ad un centro diventato punto di riferimento per l’intero hinterland cosentino.
«E’ un piccolo miracolo, una realtà nata da un dolore: il mio», racconta in una intervista al Corriere della Calabria. «Non riceviamo alcun contributo e nessun finanziamento». Oncomed è anche trincea, «perché ogni giorno combattiamo contro questo male e non è affatto semplice stare accanto a chi ha vissuto e vive la tua stessa angoscia, ma i nostri “pazienti” sono la nostra forza».

I bossoli, le intimidazioni, la paura di restare soli

E pensare che Oncomed rischiava di chiudere, per sempre. «La nostra prima sede era nel centro storico, abbiamo scelto di aprire le porte dell’associazione dove ritenevamo si concentrassero le maggiori sacche di povertà». Poi cos’è successo? «Hanno rotto le nostre vetrate, abbiamo rinvenuto dei bossoli accanto alla porta di ingresso, siamo stati anche minacciati. In tanti hanno mostrato affetto e vicinanza, abbiamo chiesto – senza successo – aiuto alle istituzioni e alla fine siamo andati via. Non mi sono sentita tutelata».

La rinuncia alle cure, i consigli dei medici e il supporto dei volontari

Oggi in tanti rinunciano alle cure, molti perché costretti. «Esiste una povertà silente, quella del professore che paga un affitto e mantiene un figlio all’Università costretto a rinunciare alle visite mediche o a quelle specialistiche. Le richieste aumentano e non sempre riusciamo ad offrire una risposta concreta: non abbiamo la forza, le potenzialità e un organico di professionisti tale da poter governare l’emergenza. Anche se, mi consenta di sottolinearlo, la squadra di camici bianchi di Oncomed opera con generosità e partecipa attivamente alla realizzazione dei progetti». Si tratta di medici ospedalieri. «E’ una scelta voluta». E i volontari? «Seguono specifici percorsi, hanno una grande responsabilità: accompagnare il paziente oncologico. Che viene accolto con il sorriso. Durante la terapia siamo anche al fianco dei familiari, è importante pensare anche a loro».

I progetti di Oncomed

Il percorso di umanizzazione delle cure passa necessariamente dal benessere dei pazienti che a Cosenza arrivano da ogni angolo della provincia. La cura, d’altro canto, non è soltanto terapia, ma sostegno e vicinanza. «Mi chiamano Etna», sorride Francesca Caruso. «Oncomed è in continuo movimento e sono tantissimi i progetti avviati in questi anni. Penso, ad esempio, al primo show cooking realizzato nel reparto di Oncologia dell’ospedale di Cosenza. Cinque chef hanno cucinato per tutti, conservo gelosamente il ricordo di una paziente che non mangiava da settimane e finalmente ha consumato il piatto di fusilli che tanto sperava di poter gustare». Non finisce qui. «A Natale, abbiamo improvvisato uno spettacolo in pieno stile piano bar all’interno del reparto, i musicisti hanno suonato la fisarmonica e l’organetto. Erano tutti felici». Ed ancora, «abbiamo lanciato due progetti: la “Banca della parrucca” e la “Make up Therapy“, continua Caruso. «Le donne durante il percorso di cura si sentono spesso inadeguate, proviamo a restituire loro fiducia donando piccole attenzioni come il tocco di rossetto e fard dei “nostri” Make-up Artist».

La (scarsa) prevenzione e gli screening gratuiti

Il 48% delle donne non aderisce ai programmi di screening organizzati, molto spesso a causa di difficoltà economiche, culturali o sociali. La copertura dello screening mammografico cristallizza il solito divario tra regioni del nord e del sud, con una copertura totale dell’83% nella parte settentrionale d’Italia, 78% al centro e solo del 61% nelle regioni meridionali. Il Friuli-Venezia Giulia (89%) è la regione che registra un’adesione maggiore, la Calabria (45%) la minore. Numeri drammatici, considerato che la prevenzione resta – ad oggi – l’arma più efficace per combattere l’insorgere di tumori. «L’ufficio screening a Cosenza funziona, le lettere di invito vengono spedite, ma c’è un dato allarmante: solo il 30% risponde. Questo perché? «Sono due i motivi. Il primo si lega alla paura di ricevere una diagnosi infausta. Quando si avvicinano le feste – come il Natale – gli screening diminuiscono drasticamente. Nessuno vuole ricevere quel tipo di notizia, il regalo da scartare rischia di riservare un’amara sorpresa». E poi, il secondo motivo. «Sembra paradossale, ma in tanti reputano inutile ricorrere ad uno screening gratuito», dice Caruso. «Ho scoperto il cancro per caso. Non avevo mai sostenuto un esame, l’autopalpazione non dava riscontri. Una mattina ho deciso di sottopormi ad un esame mammografico ed ho scoperto di avere un tumore. La medesima situazione vissuta da tante pazienti che si sono rivolte a Oncomed. Dobbiamo puntare tutto sulla prevenzione, senza quell’esame oggi non sarei qui, a parlare con lei. Il messaggio è semplice, «dal cancro si può guarire».

Da paziente a volontaria

C’è una storia nella storia, quella di Lia: una delle tante volontarie di Oncomed. «Ho scelto di curarmi in Calabria, ho trovato una equipe fantastica», racconta al Corriere della Calabria. «Mi sono ammalata quasi tre anni fa, ho conosciuto i volontari di Oncomod in reparto mentre mi sottoponevo alle sedute di terapia. Sono stati straordinari, hanno offerto un prezioso supporto, confortandomi quando sono stata costretta – come tutti – ad affrontare momenti davvero difficili».

Lia Deni – Volontaria Oncomed

Oggi, Lia è una delle volontarie più attive. «Ho parlato con Francesca (Caruso, ndr), le ho chiesto di entrare in Oncomed: una scelta che ha rivoluzionato la mia vita». Quanto è difficile dare un senso alla malattia? «Molto. Quando arriva la diagnosi il mondo sembra crollare. Poi incassi il colpo e impari a reagire». Lia si emoziona, poi torna subito a parlare delle “sue” pazienti. «Non sono un medico, sia chiaro. L’unica cosa che tento di fare è portare un pizzico di serenità nei loro cuori». Come nasce il desiderio di aiutare gli altri? «Non saprei spiegarlo, vedere un loro sorriso mi rende felice. Questo basta». (f.benincasa@corrierecal.it)

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