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Il fentanyl e il Piano di contrasto in Italia: il traffico in mano ai cartelli sudamericani in affari con la ‘ndrangheta

L’allarme ai massimi livelli negli Stati Uniti, mentre i dati europei potrebbero essere «sottostimati». Nel Piano italiano il ruolo della Dcsa, delle Regioni e delle Procure

Pubblicato il: 21/11/2025 – 7:00
di Mariateresa Ripolo
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Il fentanyl e il Piano di contrasto in Italia: il traffico in mano ai cartelli sudamericani in affari con la ‘ndrangheta

ROMA Un potentissimo oppioide sintetico sempre più presente sulle piazze di spaccio, da una parte; un’organizzazione mafiosa con mire espansionistiche globali che l’hanno portata a diventare la più pervasiva di tutte, dall’altra. Il pericolo fentanyl, così, diventa ancora più allarmante se unito agli interessi che la ‘ndrangheta potrebbe dimostrare nei confronti di una sostanza che vede attualmente tra i mercati principali Canada e Stati Uniti, riforniti da organizzazioni di narcotrafficanti transnazionali.
L’allarme è ai massimi livelli negli Stati Uniti, mentre i dati europei potrebbero essere «sottostimati». E il consumo cresce: «La mancanza di eroina sul mercato illegale, dovuta allo stop della produzione di oppio in Afghanistan annunciata dai talebani nell’aprile 2022 – secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), nel 2023 la produzione di oppio è diminuita del 95%, sebbene vi siano prove del fatto che in Afghanistan rimangano considerevoli scorte d’oppio – ha spinto i consumi verso gli oppioidi sintetici».

Allarme negli Stati Uniti

Secondo quanto emerge nel rapporto 2025 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, negli Stati Uniti, in particolare, la Drug Enforcement Administration (DEA) continua a sequestrare ogni anno quantità record di fentanyl illecito: da 6.875 kg di fentanyl in polvere nel 2021 a quasi il doppio (13.176 kg) nel 2023 e dai 23,6 milioni di pillole contenenti fentanyl sequestrate nel 2021 a circa 79 milioni di pillole nel 2023, ossia più del triplo. Anche gli avvelenamenti da fentanyl e i sequestri di fentanyl da parte delle Forze dell’ordine sono aumentati costantemente dal 2013. Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) statunitensi, i decessi da oppioidi sintetici, stabili fino al 2012, dal 2013 sono aumentati drasticamente, per arrivare agli oltre 74.000 del 2023, principalmente dovuti al fentanyl. «Dal 2024 – rileva il rapporto – si osserva una flessione dei decessi, presumibilmente dovuta ad un’eterogeneità di fattori: libera vendita dell’antidoto, il naloxone; politiche di prevenzione, quali informazione capillare alla cittadinanza e riduzione della domanda tramite analisi preventiva delle sostanze».

In Europa cresce la preoccupazione

Cresce la preoccupazione in Europa per il fatto che gli oppioidi sintetici ad alta potenza compaiono sempre più frequentemente sul mercato delle droghe. A partire dal 2012 EUDA (L’Agenzia dell’Unione Europea sulle droghe) ha segnalato un aumento significativo della disponibilità di fentanili, cioè sia di fentanyl che dei suoi analoghi, dalla potenza ancora maggiore del fentanyl stesso. Sostanze che vengono generalmente sintetizzati in maniera clandestina e immessi sul mercato illecito, anche attraverso la vendita online. La massiccia produzione avviene in Cina, tuttavia è stata segnalata la produzione di queste molecole anche nel territorio europeo all’interno di laboratori clandestini. «Contemporaneamente – evidenzia il rapporto – si è riscontrato anche in Europa un aumento significativo nel numero di decessi associati al consumo di fentanili nei soggetti che utilizzano droghe. Nel 2022 gli Stati membri dell’Ue hanno riportato all’EUDA decessi associati al fentanyl». 
Ma il fenomeno potrebbe essere sottostimato dai dati europei ad oggi disponibili: è l’allarme che viene fuori dal report. Il rilevamento del Fentanyl tramite analisi cliniche è un’operazione complessa per la maggioranza dei laboratori di tossicologia clinica, in quanto «il fentanyl è spesso rilevato in concentrazioni estremamente basse sia nei casi di intossicazione sia nei casi di decesso. Inoltre, presumibilmente proprio a causa della sua elevata potenza, il traffico di dosi commercialmente interessanti di fentanyl o di suoi analoghi si realizza con il trasporto di piccoli volumi di prodotto, il che ne ostacola la scoperta e il contrasto».

Le mire della ‘ndrangheta

Tra i mercati principali – come visto – ci sono Canada e Stati Uniti, riforniti da organizzazioni in particolare messicane, colombiane e asiatiche. Ed è proprio con i cartelli sudamericani che i clan calabresi sono riusciti a tessere strettissimi rapporti di collaborazione, un sodalizio criminale che negli ultimi anni ha fatto scattare l’allarme, lanciato da più parti, a partire da procure e investigatori. 
Oggi il monitoraggio costante per il pericolo della diffusione del fentanyl prevede un “Piano nazionale di prevenzione”. L’allarme sulle mire della criminalità calabrese rispetto agli affari sulla sostanza erano già stati oggetto delle considerazioni espresse dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano proprio durante la presentazione del Piano. «Quello del Fentanyl – disse nell’occasione Mantovano – non è un traffico limitato agli Usa. In Ue ci sono segnali in Portogallo e Gb. La nostra intelligence segnala un interessamento della ‘ndrangheta anche se stanno testando il mercato per verificare la convenienza del suo inserimento sul mercato».

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Il Piano di prevenzione

In Italia – così come in altri Paesi – una delle principali piazze di spaccio del fentanyl e delle nuove e altrettanto pericolose sostanze psicoattive è il web, La rete è diventata un vero e proprio «luogo virtuale di promozione e vendita», dove le sostanze vengono smerciate con la promessa di una consegna anonima, direttamente a domicilio tramite piccoli plichi postali.
Per arginare l’emergenza, il Governo italiano ha varato il 12 marzo 2024 il “Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici”. Un documento strategico risultato di un lavoro coordinato dal Dipartimento delle Politiche contro la droga e le altre dipendenze (DPA) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha riunito tutti gli attori istituzionali impegnati nella prevenzione e nel contrasto. Il Piano prevede un totale di 17 attività specifiche: 13 attività sono focalizzate sulla prevenzione, 4 sono dedicate alla gestione dell’emergenza.
Ogni azione è dettagliata con l’indicazione degli attori responsabili (principali e di supporto) e il suo stato di attuazione viene monitorato regolarmente. All’interno del Piano, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa) riveste un ruolo cruciale, agendo come “cabina di regia” per tutti gli interventi che coinvolgono le Forze di polizia.
Fondamentali anche le Regioni che hanno il compito di monitorare i livelli prescrittivi “anomali” della sostanza e devono definire linee di indirizzo che tengano conto dei diversi gruppi di consumatori e della natura, dei contesti e dei modelli di consumo delle nuove sostanze.
Mentre al Ministero della Giustizia spetta il compito di sensibilizzare le Procure della Repubblica sul fenomeno dei traffici di fentanili, droghe sintetiche e NPS (Nuove Sostanze Psicoattive), affinché – viene illustrato nel rapporto – «si richiedano esami approfonditi in casi di sospetta intossicazione acuta e in generale per tutti le morti violente, così da identificare eventuali sostanze stupefacenti».

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