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consenso “libero e attuale” delle donne

“Ddl stupro”, la destra frena, salta il patto Meloni-Schlein

Intanto il femminicidio diventa reato autonomo

Pubblicato il: 25/11/2025 – 21:14
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“Ddl stupro”, la destra frena, salta il patto Meloni-Schlein

ROMA Per ora resta solo la foto della stretta di mani tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein.
Il consenso “libero e attuale” delle donne – che, se manca, certifica la violenza sessuale, segno dell’accordo bipartisan siglato dalle due leader – dovrà aspettare a diventare legge. Di certo non il 25 novembre, giornata internazionale dedicata alle donne vittime di violenza. Al Senato, a un passo dall’approvazione definitiva, il centrodestra frena il disegno di legge sulla violenza sessuale rivoluzionato, appunto, dal consenso. Nonostante l’iter accelerato ottenuto (per approdare in Aula oggi senza emendamenti) la maggioranza chiede approfondimenti, ottiene un breve ciclo di audizioni e rallenta l’iter. Apparentemente non convince la pena per i casi di minore gravità, diminuita non oltre i due terzi.
Ma è sull’attualità del consenso che covano i dubbi maggiori. «Vogliono affossare il provvedimento» è invece la lettura delle opposizioni. Spiazzate dal dietrofront «inspiegabile», i parlamentari di Pd, M5s, Avs e Iv lasciano la commissione Giustizia che aveva cominciato a discuterne.
Salta la speranza di un voto unanime in aula – com’è stato alla Camera il 19 novembre – e simbolico per rimarcare la ricorrenza. Ma è soprattutto il patto tra Meloni e Schlein a vacillare. «L’hanno tradito e a questo punto come possiamo credergli? Sono dei voltagabbana», ripete in coro il centrosinistra chiamando in causa la premier che sarebbe stata «smentita dai suoi».
La segretaria del Pd fa di più. Sente la presidente del Consiglio «proprio per chiederle di rispettare gli accordi». Non svela però la sua risposta. «Questo dovete chiederlo a lei», si limita a dire uscendo da Montecitorio dove ha votato l’altro tassello della lotta alla violenza di genere, il disegno di legge che ha introdotto il reato di femminicidio. E che ha rischiato di stopparsi per la protesta delle opposizioni, sulla scia della frenata nell’altra Camera.
Meloni che ha ricordato il 25 novembre definendo la violenza come «un atto contro la libertà, di tutti», in serata benedice l’ok sui femminicidi. «E’ un segnale importante di coesione della politica». Ma non dice una parola su quanto accaduto al Senato sulla frenata sul consenso.
A palazzo Madama il caos scoppia nel pomeriggio tra le pareti della commissione Giustizia presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno. Ma la retromarcia aleggiava da un po’. Innescata da chat e mail ricevute dai senatori di maggioranza – è il racconto che ne fanno parecchi parlamentari – da parte di associazioni ed esperti che chiedono se davvero si vuole avvallare il consenso ora dirimente nelle violenze.
La legge, come approvata a Montecitorio, nel suo unico articolo prevede il carcere da 6 a 12 anni per chi fa o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso “libero e attuale”.
L’aria si fa cupa già a mezzogiorno nella conferenza dei capigruppo dove la maggioranza avanza dubbi. Lo fa esplicitamente il presidente dei senatori della Lega, Massimiliano Romeo: di fronte al pressing delle opposizioni per un voto in Aula in giornata, chiede di esaminare bene il testo. Per mediare il presidente del Senato, Ignazio La Russa, offre «tutte le sue prerogative presidenziali» e dispone l’esame in aula in sede redigente, cioè senza emendamenti.
Ma mette le mani avanti e chiede di non macchiare la giornata con le polemiche. Parole che fanno intuire il clima. In effetti un’ora dopo la Lega, in commissione, si intesta le riserve. Gli alleati si accodano. Tutti chiedono di non avere fretta e di aver bisogno di ascoltare esperti e giuristi prima di decidere.
Ma è troppo per le opposizioni che escono per protesta. La presidente Bongiorno prende atto che il ddl è stato assegnato (solo) oggi e da l’ok ad audizioni «mirate e brevi» su alcuni aspetti tecnici. Ma assicura – e lo certifica poi in Aula anche in nome delle sue storiche battaglie per le donne, specie da avvocata – che il ddl andrà avanti sperando di concludere «in poche settimane».
E promette: «Facciamola meglio e facciamola tutti insieme questa legge. Riconosco che è una proposta portata avanti prima dalla sinistra (l’iniziativa è di Laura Boldrini, ndr) ma l’impegno è farla e migliorarla un po’». (Ansa, Michela Suglia)

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