Cucina italiana, l’antropologo Vito Teti nel dossier Unesco
Anche lo studioso tra gli artefici del riconoscimento

COSENZA È di pochi giorni fa la notizia che la cucina italiana è stata ufficialmente riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco, un traguardo che celebra non solo i piatti e le ricette, ma l’intero bagaglio culturale, storico e sociale legato all’alimentazione nel nostro Paese. Tra i protagonisti del dossier che ha portato a questo prestigioso riconoscimento c’è anche l’antropologo calabrese Vito Teti, le cui ricerche e pubblicazioni sulla cultura alimentare sono state prese in esame dal comitato scientifico incaricato di definire e valorizzare il patrimonio gastronomico italiano.
In un post condiviso sui social, Teti ha spiegato il suo ruolo: «Senza retorica e con visione problematica che ho dell’identità anche “cucinaria”, mi fa piacere informare come ci sia tanto delle mie ricerche, dei mie studi, delle mie pubblicazioni sulle cucine e la storia e le culture alimentari della Calabria e del Mediterraneo, nel dossier è stato elaborato da un comitato scientifico guidato dal prof. Massimo Montanari e curato dal prof. Luigi Petrillo (direttore della Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza di Roma). Ne hanno fatto parte anche Roberta Garibaldi (componente del Comitato Scientifico) e Maddalena Fossati (direttrice di «La Cucina Italiana»). La candidatura è nata da un lavoro congiunto tra istituzioni governative, enti culturali e accademici, coordinati da esperti del settore gastronomico».
Il dossier, intitolato “Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturali”, ha coinvolto figure di rilievo nazionale e internazionale come Massimo Montanari, Alberto Capatti, Maddalena Fossati e lo stesso Teti. Nel dossier viene evidenziato come il lavoro dell’antropologo abbia «contribuito a definire il valore culturale e antropologico della gastronomia italiana, evidenziando come i saperi culinari siano legati a tradizioni, identità territoriale e pratiche di convivialità. Il mio apporto è stato fondamentale per dimostrare all’Unesco che la cucina italiana non è solo un insieme di ricette, ma un vero e proprio patrimonio immateriale condiviso da tutta la popolazione». «Vito Teti – viene sottolineato nel post – è l’antropologo che ha partecipato al comitato scientifico che ha portato la candidatura della cucina italiana all’Unesco.
“Il pane, la beffa e la festa”
Per Teti, il riconoscimento rappresenta anche un’occasione di riflessione personale: «Dietro questo “riconoscimento” c’è “quasi una vita” di ricerche, letture, passioni, viaggi, cammini, osservazione del noi e degli altri, tra storia, etnografia, antropologia, memoria, letteratura». «E così – aggiunge – questo riconoscimento diventa per me una sorta di madeleine proustiana per ripensare quasi una vita di studi di antropologia alimentare a partire dal 1976, con la pubblicazione de “Il pane, la beffa e la festa” (Guaraldi 1976, n. ed. aggiornata 1978), che ebbe un grandissimo successo di critica e di lettori».
Nel corso della sua carriera, Teti ha approfondito le culture alimentari con numerose pubblicazioni fondamentali, tra cui: Mangiare meridiano. Culture alimentari del Mediterraneo (Cosenza, Carical, 1996), Il colore del cibo (Roma, Meltemi, 1999), Mangiare meridiano e culture alimentari in Calabria (a cura di Vito Teti, Abramo, 2002), Mediterraneo e cultura europea (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003), Storia dell’acqua – Mondi materiali e universi simbolici (Roma, Donzelli, 2003), Storia del peperoncino (Roma, Donzelli, 2007), Pietre di pane. Un’antropologia del restare (Macerata, Quodlibet, 2014; n. ed. aggiornata 2023), Storia del peperoncino: Cibi, simboli e culture tra Mediterraneo e mondo (Roma, Donzelli, 2016), Trionfo e morte dell’Imperatore Carnevale (Palermo, Museo Pasqualino, 2024). Tra le pubblicazioni narrative spicca inoltre Il racconto del pane, incluso in Sentieri della memoria Studi offerti a Piercarlo Grimaldi (pp. 245-255).
L’importanza della Calabria nel dossier Unesco
Teti, inoltre, ricorda l’importanza della Calabria e del Mediterraneo all’interno del dossier Unesco: «Al di là dell’apporto dato al dossier, penso, con un certo orgoglio, di avere dato un apporto decisivo alla conoscenza del folklore, della storia, dei riti, dei simboli alimentari della mia Calabria e del Mediterraneo, visti sempre in un contesto europeo e globale».
Il riconoscimento Unesco non celebra dunque solo la cucina italiana come insieme di ricette, ma l’intero patrimonio culturale, storico e sociale che da decenni Teti studia e documenta con passione, dimostrando come il cibo sia espressione di identità, memoria e comunità. (redazione@corrierecal.it)
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