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Altri 10 indagati per l'Alaco. Coinvolte Sogesid e Nautilus

VIBO VALENTIA Non solo l’avvelenamento colposo delle acque destinate a migliaia di calabresi, ma anche una presunta truffa sui controlli che su quelle acque alcune società avrebbero dovuto fare per…

Pubblicato il: 11/02/2015 – 8:24
Altri 10 indagati per l'Alaco. Coinvolte Sogesid e Nautilus

VIBO VALENTIA Non solo l’avvelenamento colposo delle acque destinate a migliaia di calabresi, ma anche una presunta truffa sui controlli che su quelle acque alcune società avrebbero dovuto fare per conto della Regione. È quanto ipotizzato dalla Procura di Vibo guidata da Mario Spagnuolo nell’ambito di “Acqua sporca 2”, il secondo troncone dell’inchiesta condotta dal pm Michele Sirgiovanni che riguarda l’invaso artificiale dell’Alaco, un bacino gestito da Sorical che si trova sulle montagne delle Serre vibonesi e che era già stato messo sotto sequestro il 17 maggio 2012. I carabinieri del Nas di Catanzaro stanno notificando in queste ore 10 avvisi di garanzia a sette funzionari pubblici – tra cui alcuni in passato in servizio alla Regione Calabria – e a tre imprenditori ritenuti responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, avvelenamento colposo di acque, abuso d’ufficio, omissione d’ufficio e falso. I carabinieri del Nas hanno inoltre acquisito, nel corso di una perquisizione, documenti nei dipartimenti regionali Ambiente, Obiettivi strategici e Lavori pubblici, e in due società con sede a Vibo Valentia e Roma, la Nautilus e la Sogesid (società in house del ministero dell’Ambiente).
La prima tranche dell’inchiesta ha portato proprio in queste ore alla richiesta di rinvio a giudizio di altri 16 indagati tra funzionari pubblici e dirigenti Sorical. Tra questi anche il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo che, come il suo predecessore Geppino Camo, è indagato in qualità di ex presidente del cda di Sorical. Dal procedimento escono invece molti dei sindaci che in un primo momento erano stati coinvolti nell’inchiesta.
L’invaso dell’Alaco, che serve quasi tutti i comuni del Vibonese e buona parte di quelli del Catanzarese, come emerso già dall’avviso di conclusione delle indagini, non era mai stato classificato correttamente. Invece che procedere alla classificazione delle acque del bacino, infatti, nel momento in cui l’invaso è stato esaminato nell’ambito del piano di tutela della Regione erano state analizzate le acque di due fiumare affluenti. In questo modo l’Alaco era stato classificato in categoria A3, «acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione», secondo un’attribuzione che per Nas e Procura non corrisponde al vero.
Ma ci sono anche fondi pubblici dirottati nell’indagine “Acqua sporca due”. In particolare sarebbero stati utilizzati diversamente i fondi originariamente destinati all’implementazione tecnico-organizzativa dell’Arpacal. A beneficiarne sarebbe stata un’azienda privata mediante lo svolgimento di una gara d’appalto gestita da un ex commissario per l’emergenza ambientale che, per questo, risulta tra gli indagati.

 

Sergio Pelaia

s.pelaia@corrierecal.it

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