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Arsac, il "caso Antonucci" segnalato all'Anticorruzione regionale

CATANZARO La Cgil segnala le anomalie all’Arsac – e il possibile conflitto d’interesse del suo direttore generale al momento della nomina – agli uffici regionali competenti in materia di trasparenz…

Pubblicato il: 22/03/2016 – 16:17
Arsac, il "caso Antonucci" segnalato all'Anticorruzione regionale

CATANZARO La Cgil segnala le anomalie all’Arsac – e il possibile conflitto d’interesse del suo direttore generale al momento della nomina – agli uffici regionali competenti in materia di trasparenza e corruzione. Una nuova tegola arriva sul management dell’Azienda. Questo perché «l’Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese (Arsac), per quanto riguarda la normativa vigente in materia di trasparenza e anticorruzione, non gode di buona salute». Davide Colace, sindacalista della Cgil considera piuttosto opache le informazioni che compaiono sul sito istituzionale dell’agenzia regionale. Il sito, spiega Colace, «è fermo a novembre 2015 in tema di aggiornamento della pubblicazione degli atti deliberativi». Come se non bastasse (ve lo abbiamo raccontato qui), «il direttore generale dell’Arsac (si tratta di Italo Antonucci, ndr), da oltre due anni alla guida dell’ente, contrariamente a quanto è previsto dalla legge in materia, non pubblica il suo curriculum e la sua remunerazione annua e neanche il curriculum e la retribuzione annua dei suoi dirigenti». Un piccolo compendio di ciò che non si dovrebbe fare. Con un’aggiunta insidiosa: «Si deve aggiungere che lo stesso sito istituzionale riporta l’Atto aziendale definitivo, come se lo stesso fosse stato approvato dalla Regione. Si tratta di un’informazione ingannevole, perché oggi vige legittimamente l’atto aziendale provvisorio». Questo perché l’Atto definitivo, «del quale abbiamo chiesto ripetutamente la bocciatura alla Regione Calabria, oltre ad essere inutile e dannoso a nostro parere è anche desueto, inutilizzabile proprio perché nel frattempo il consiglio regionale ha modificato significativamente proprio la legge istitutiva dell’Arsac».
Colace segnala che «nel turbinoso succedersi di nomine, deposizioni e ri-nomine, che hanno accompagnato l’ente sono stati rinnovati incarichi dirigenziali in piena e preoccupante continuità tra le giunte regionale succedutesi» e, «al contrario di quanto prevede la legge, non sono state ancora adottate procedure comparative di selezione per il reclutamento del quadro dirigente della neo Azienda. Fra un mese circa scadono gli incarichi dirigenziali. Dobbiamo attendere ulteriori proroghe?».
L’Arsac è una nave al centro di una tempesta amministrativa. Sono sei le delibere «prodotte dal direttore generale che, come è noto, solo in seguito a nostre ripetute segnalazioni pubbliche, sono state revocate e, quindi, riconosciute “ex post” quali “non legittime”». La Cgil, che ha chiesto la revoca di altre quattro delibere per il loro presunto carattere discrezionale, punta l’obiettivo sul «possibile conflitto d’interesse del direttore generale dell’Arsac, relativo ai tempi della sua nomina… di certo questa struttura sindacale ha già provveduto a segnalare il caso alle strutture regionali competenti in materia di trasparenza e anticorruzione. Si tratta – spiega Colace – di una segnalazione di non stretta competenza sindacale ma sembrava, per lo meno, prudente farlo, poiché in Arsac la responsabilità della prevenzione della corruzione è proprio in capo alla stessa dirigenza che non pubblica i propri curriculum e compensi».
Un quadro problematico, quello dell’Agenzia regionale, che spinge il sindacato a rinnovare la richiesta di un confronto già fatta pervenire alla giunta regionale, «sull’andamento e sullo stato di salute dell’Azienda».

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