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«Lamanna sparò contro Luca Bruni e poi gettò l'arma»

COSENZA Ecco perché e come è stato ucciso Luca Bruni. Franco Bruzzese decide di collaborare con la giustizia lo scorso febbraio e nel primo verbale del 26 febbraio si autoaccusa e cita nomi e circo…

Pubblicato il: 18/06/2016 – 18:05
«Lamanna sparò contro Luca Bruni e poi gettò l'arma»

COSENZA Ecco perché e come è stato ucciso Luca Bruni. Franco Bruzzese decide di collaborare con la giustizia lo scorso febbraio e nel primo verbale del 26 febbraio si autoaccusa e cita nomi e circostanze in modo preciso e dettagliato. Verbale che la Corte d’Assise di Cosenza inserisce a pieno titolo nelle motivazioni della sentenza, depositate contestualmente al dispositivo con il quale lo scorso 16 giugno la Corte d’Assise (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere Francesca De Vuono) ha condannato a 11 anni di carcere i neopentiti Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, imputati per aver ucciso Luca Bruni, scomparso il 3 gennaio del 2012 e il cui cadavere è stato trovato nel dicembre del 2014 in una campagna di Castrolibero. In 95 pagine i giudici spiegano perché Franco Bruzzese, è ritenuto il mandante dell’assassinio, e Daniele Lamanna, l’organizzatore ed esecutore dell’agguato al presunto reggente del clan “Bella bella”. È stato proprio il pentito Adolfo Foggetti a fare ritrovare il cadavere di Luca Bruni. Per l’efferato delitto sono stati condannati in abbreviato Maurizio Rango all’ergastolo e Adolfo Foggetti a sei anni di reclusione, tenendo conto delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. L’unico indagato – ancora non sotto processo e quindi non giudicato per l’omicidio – rimane Ettore Sottile.

I PRIMI VERBALI DI BRUZZESE L’ex capo del clan degli Zingari, Franco Bruzzese (difeso dall’avvocato Emanuela Capparelli) decide di pentirsi e sin da subito ammette le sue responsabilità nell’assassinio di Luca Bruni. E fa cenno – scrivono i giudici – a fatti risalenti al 2003 «epoca in cui era stato sancito un gemellaggio, dunque una fusione, tra la cosca cosentina degli Abbruzzese (a cui lui appartiene anche se il cognome è Bruzzese per un errore all’Anagrafe, ndr) e il gruppo Bruni». La proposta di fusione era stata avanzata da Michele Bruni – fratello di Luca e deceduto per cause naturali – era stata avanzata dallo stesso Bruni a via Popilia, sede notoria degli Zingari cosentina accompagnato da Carlo Lamanna (fratello di Daniele, ndr).
La «proposta» era stata avanzata anche a Giovanni Abbruzzese (fratello di Franco Bruzzese, ndr). Il neocollaboratore di giustizia riteneva «i Bruni una famiglia sfortunata con problemi di droga, invisa a molti e non affidabile, anche se, alla fine, nonostante le sue remore si era lasciato convincere acconsentendo alla riunione, anche perché la decisione gli sembrava ormai assunta e irrevocabile, pur precisando a Lamanna che, se proprio i suoi timori si fossero rivelati fondati, sarebbero stati loro – i fratelli Lamanna, Carlo e Daniele in prima persona – a risolvere eventuali problemi sorti con i Bruni».

«ECCO COME È STATO OCCULTATO IL CADAVERE» La situazione cambia quando Bruzzese viene scarcerato nel settembre del 2011 e riceve la visita a casa sua di Maurizio Rango, Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti. «Nell’occasione – sintetizza la Corte – l’argomento viene ripreso e Bruzzese approfittava del contesto per ricordare a Daniele Lamanna quello che aveva detto al fratello Carlo, nel 2003, ovvero che se dall’accordo con i Bruni fossero nati problemi sarebbero stati loro in prima persona a doverli risolvere». Da qui la decisione di «eliminare Luca Bruni». Bruzzese, però, non era stato «informato delle modalità né avvisato del giorno in cui l’agguato sarebbe stato portato a compimento, ma – la sera stessa dell’omicidio intorno alle 18 erano tornati a casa sua Maurizio Rango, Ettore Sottile e uno dei figli di “Banana”, anche se non ricordava – in quel verbale – se fosse venuto Nicola o un altro dei figli di “Banana”, quello soprannominato lo “struzzo”».
È proprio Rango – riferisce Bruzzese ai magistrati della Dda di Catanzaro – che gli aveva raccontato l’esecuzione dell’omicidio. E il pentito lo spiega così: «Mi diceva che lo stesso Rango, Ettore Sottile e il figlio di “Banana” – che era presente a casa mia – nel mentre Luca Bruni veniva ucciso rimasero nascosti per uscire solo quando sentirono gli spari. Rango non precisò se, dal punto in cui erano nascosti, ebbero modo di vedere sparare contro Luca Bruni. Si limitò a dirmi che Luca Bruni fu attinto da colpi di arma da fuoco sparati da Daniele Lamanna che ebbe vicino Adolfo Foggetti. Mi precisò che vide Daniele Lamanna, immediatamente dopo avere sentito gli spari, gettare a terra l’arma che fu raccolta da Adolfo Foggetti. Aggiunse che, immediatamente dopo gli spari, Rango, Sottile e il figlio di “Banana” accorsero dove era il cadavere e, mentre Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna, si erano allontanati, i restanti tre si preoccupavano di seppellire il corpo di Luca Bruni».

«LA VERSIONE DI RANGO E FOGGETTI COINCIDEVANO» Il racconto di Franco Bruzzese si fa ancora più preciso: «Ricordo che, la sera stessa mentre erano a casa mia Rango, Sottile e il figlio di “Banana” quando Rango aveva finito di raccontarmi come era andato l’omicidio, sopraggiunse anche Adolfo Foggetti che non mi disse nulla in relazione alla dinamica dell’omicidio». Ma Foggetti gli descrisse, poi, i dettagli nei giorni seguenti quando andò a trovarlo a casa sua. «Foggetti – ribadisce Bruzzese – mi parlò della dinamica del fatto negli stessi termini di Rango con l’unica distinzione costituita dal fatto che non mi parlò del figlio di “Banana”. Ricordo di non aver detto nulla ad Adolfo, in buona sostanza: non accennai alla presenza del figlio di “Banana”. Ipotizzai, ma ribadisco si tratta solo di una mia ipotesi, che Adolfo non ebbe modo di vedere il figlio di “Banana” che, evidentemente era rimasto nascosto a differenza di Rango e Sottile».
Bruzzese, però, di quello che era successo quella sera non ne ha mai parlato con Daniele Lamanna, che ha rivisto «solo a luglio».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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