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“Acqua sporca”, rinviata per la terza volta l’udienza sul caso Alaco

VIBO VALENTIA Siamo al terzo rinvio: il copione è quello già andato in scena il 21 ottobre 2015 e il 23 marzo scorso. È ormai passato un anno e mezzo da quando, l’11 febbraio 2015, il pm della Proc…

Pubblicato il: 22/06/2016 – 11:13
“Acqua sporca”, rinviata per la terza volta l’udienza sul caso Alaco

VIBO VALENTIA Siamo al terzo rinvio: il copione è quello già andato in scena il 21 ottobre 2015 e il 23 marzo scorso. È ormai passato un anno e mezzo da quando, l’11 febbraio 2015, il pm della Procura di Vibo Michele Sirgiovanni ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio per 16 indagati coinvolti nell’indagine “Acqua sporca”, ma il processo sul presunto inquinamento dell’Alaco – un bacino idrico gestito da Sorical che fornisce acqua a moltissimi Comuni del Vibonese e ad alcuni del Catanzarese e del Reggino – ancora non parte. Anche l’udienza preliminare tenutasi questa mattina al Tribunale di Vibo davanti al gup Lorenzo Barracco, infatti, è saltata a causa di un difetto di notifica ad alcuni degli indagati. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 13 luglio, quando si potrebbe decidere, oltre che per i rinvii giudizio, anche per le richieste di costituzione di parte civile avanzate dal Comitato civico Pro-Serre (rappresentato dall’avvocato Angelo Calzone), delle associazioni Codacons e Articolo 32 (avvocato Claudio Cricenti) e dell’Adoc (avvocato Paolo Fuduli). Di recente del caso si è occupata anche la Commissione europea, che ha risposto a un’interrogazione presentata dagli europarlamentari 5 Stelle Ferrara e Pedicini. Mentre lo scorso 31 marzo l’Alaco è stato al centro di un servizio della trasmissione Le Iene.

IL PRESUNTO AVVELENAMENTO DELL’ALACO L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nas e dal Cfs, si riferisce al presunto inquinamento del bacino artificiale dell’Alaco. La struttura – l’invaso, l’impianto di potabilizzazione e numerosi altri impianti collegati – è stata sequestrata su richiesta della Procura di Vibo il 17 maggio del 2012 e, a conclusione delle indagini, il sostituto procuratore Sirgiovanni ha chiesto il rinvio a giudizio di 16 persone tra dirigenti e tecnici della Sorical, dell’Asp di Vibo e di Catanzaro e di alcuni Comuni collegati all’Alaco. Stando alle accuse, gli indagati si sarebbero resi responsabili, a vario titolo, di avvelenamento colposo di acque, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, omissione di atti d’ufficio e interruzione di un servizio di pubblica utilità.

LE RICHIESTE DELL’ACCUSA Le richieste di rinvio a giudizio riguardano: Sergio Abramo, ex presidente della Sorical ed attuale sindaco di Catanzaro; Giuseppe Camo, presidente pro tempore del Cda Sorical; Maurizio Del Re, amministratore delegato Sorical; Sergio De Marco, direttore generale tecnico Sorical; Giulio Ricciuto, responsabile del compartimento area centro e degli impianti di potabilizzazione; Ernaldo Antonio Biondi, responsabile per la zona di Vibo; Vincenzo Pisani, addetto al servizio interno analisi di laboratorio e processi di trattamento delle acque; Massimiliano Fortuna; Pietro Lagadari; Domenico Lagadari; Fabio Pisani, responsabile pro tempore dell’ufficio tecnico del Comune di Serra San Bruno; Roberto Camillen, responsabile pro tempore del settore manutentivo del comune di Serra; Francesco Catricalà, dirigente dell’unità operativa igiene, alimenti e nutrizione del distretto dell’Asp di Soverato; Fortunato Carnovale, dirigente dell’unità operativa igiene della nutrizione dell’Asp di Vibo; Rosanna Maida, dirigente del servizio Attività territoriale e prevenzione e promozione della salute del settore Area-Lea, Domenico Criniti, all’epoca dei fatti sindaco di Santa Caterina dello Ionio.

ACQUA SPORCA 2 Contestualmente alla richiesta di rinvio a giudizio, nel febbraio del 2015 la Procura ha emesso altri 10 avvisi di garanzia destinati a funzionari pubblici e imprenditori – tra cui un ex commissario per l’emergenza ambientale – di cui non sono stati resi noti i nomi, coinvolti nel secondo filone dell’inchiesta, che riguarda una presunta truffa sui controlli e sulla classificazione del bacino da parte di alcune società private che operavano per conto della Regione.

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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