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Medici come pacchi postali, indagati 5 manager cosentini

Concorso in abuso di ufficio e falso ideologico sono le accuse contestate a Magnelli, Scotti, Scarpelli, Palumbo e Veltri

Pubblicato il: 04/07/2018 – 18:10
Medici come pacchi postali, indagati 5 manager cosentini

COSENZA Concorso in abuso di ufficio e falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale. Sono questi i reati che vengono contestati ai cinque manager dell’Asp e dell’Azienda ospedaliera di Cosenza nei confronti dei quali è stato emesso l’avviso di conclusione delle indagini. I destinatari dell’atto firmato dal pubblico ministero Domenico Frascino sono Remigio Magnelli, Vincenzo Scotti, Gianfranco Scarpelli, Luigi Palumbo e Mario Veltri. Tutto nacque da un’interrogazione parlamentare del pentastellato Nicola Morra, che sui presunti abusi dei vertici sanitari della provincia di Cosenza che avrebbero spostato i medici a loro piacimento (lo abbiamo raccontato qui) chiedeva lumi proprio al massimo organo di rappresentanza dello Stato italiano. La documentazione però non finì solo a Roma ma anche negli uffici della procura di Cosenza che iniziò una serie di indagini per verificare la legittimità e lo spostamento di alcuni medici all’interno del distretto sanitario cosentino.
FALSO E ABUSO DI UFFICIO Secondo l’ufficio di Procura, la firma apposta da Gianfranco Scarpelli (direttore generale pro-tempore dell’Asp di Cosenza) e quella di Remigio Magnelli (direttore U.o.c. delle risorse umane dell’Asp di Cosenza) alla nota per il trasferimento delle dottoresse Gabriella Maria Milito e Giulia Cerenzia sarebbe un’attestazione del falso. I due dirigenti, infatti, avrebbero fatto in modo che le due ginecologhe in precedenza assunte all’ospedale di Acri al reparto di ginecologia, dopo la chiusura, con un contratto a tempo determinato continuassero la loro attività medica all’ospedale di Cosenza. Scarpelli e Magnelli avanzando questa richiesta, secondo quanto sostenuto dalla Procura di Cosenza, facendo richiamo all’articolo 20 del contratto collettivo nazionale di lavoro avrebbero tratto in inganno il dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria che ha dato il via libera al trasferimento. Il falso consisterebbe nel far rientrare le due ginecologhe nella norma riservata invece a chi è assunto con un contratto a tempo indeterminato. Ai varchi della burocrazia però non ci si ferma una volta sola. Ed è per questo che, in base a quanto scritto nell’avviso di conclusione indagini, sarebbe stato fondamentale l’intervento di Vincenzo Scoti, anche lui direttore U.o.c. risorse umane dell’Asp, che dapprima avrebbe accertato «l’attestazione amministrativa» dei suoi colleghi poi «predisponendo la tabella con la quale veniva indicato al direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza la presenza di 2 medici in servizio a tempro indeterminato presso il reparto di U.o.c. di ostetricia e ginecologia, mentre in realtà nella predetta U.o.c. non vi era personale precario, traeva in errore il dg dell’Ao di Cosenza il quale nell’esercizio delle sue funzioni attestava la carenza di 4 posti di dirigente medico per l’U.o.c. di Ostetricia e ginecologia e richiedeva la stabilizzazione con assoluta priorità di due medici a tempo determinato». E quando il dipartimento regionale Tutela della salute ha revocato la procedura di mobilità Remigio Magnelli e Vincenzo Scotti avrebbero redatto una serie di atti per disporre l’immediato reintegro delle dottoresse. E riprendendo il concorso bandito in base alla tabella da Scotti si legge nell’avviso che le vincitrici furono proprio Giulia Cerenzia e Maria Gabriella Milito.
L’ASSE ACRI-CASTROVILLARI Ma i trasferimenti dopo la chiusura del reparto di ginecologia ad Acri non riguardano solo la città di Cosenza. Il distretto sanitario è sempre quello cosentino per cui in ballo c’è anche l’ospedale di Castrovillari. A beneficiare degli atti compiuti da Remigio Magnelli sarebbero i due medici Egidio Giorgio e Fiorina Capalbo che secondo la nota redatta da Magnelli «Prestavano servizio all’ospedale di Acri senza alcuna previsione di posti ginecologici in dote organica», circostanza questa che per la Procura non è vera. Tra gli indagati c’è anche Mario Veltri, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. A lui la Procura contesta il trasferimento dell’infermiera Donatalle Aversente all’unita di Otorinolaringoiatria «senza alcun provvedimento formale e pur in assenza dei requisiti di istruzione e di abilità operativa».

Michele Presta

m.presta@corrierecal.it

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