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Gli uomini della 'ndrangheta in una maxifrode fiscale a Verona

La Guardia di finanza ha sequestrato beni per oltre 2,7 milioni di euro. Venticinque gli indagati. Tre calabresi a capo della “banda” che avrebbe messo in piedi un giro di fatture false per oltre 1…

Pubblicato il: 02/04/2019 – 12:50
Gli uomini della 'ndrangheta in una maxifrode fiscale a Verona

VERONA Beni e disponibilità finanziarie per oltre 2,7 milioni di euro sono stati sequestrati a cinque aziende e otto persone dai finanzieri del Comando provinciale di Verona su ordine della locale Procura. L’indagine riguarda una frode fiscale per oltre 10 milioni di euro e vede denunciate 25 persone. Le fiamme gialle, in particolare, hanno bloccato disponibilità finanziarie per oltre 400mila euro e 28 immobili per oltre 2,3 milioni di euro in case e terreni. La banda, specializzata in un giro di fatture false nell’est veronese, aveva a capo tre calabresi, già al centro in passato di fatti analoghi. Utilizzatori delle false fatture 12 aziende che operano nei settori dell’edilizia, della carpenteria metallica e della lavorazione delle pelli.
A fare da intermediari tra chi emetteva le fatture e chi le utilizzava vi erano anche affiliati alla famiglia ‘ndranghetista Grande Aracri di Cutro, nel Crotonese. Le intercettazioni telefoniche hanno permesso di scoprire che i responsabili delle aziende utilizzatrici delle false fatture non appena appuravano, in sede di liquidazione dell’iva, di aver maturato un debito nei confronti dell’Erario si rivolgevano alla banda per annullarlo con l’emissione di fatture relative a operazioni fittizie. I finanzieri hanno raccolto prove di emissione e utilizzazioni di fatture false per oltre 10 milioni e 200 mila euro, recuperando a tassazione redditi oltre 8 milioni e iva dovuta per 3 milioni. Nel corso delle indagini è stato possibile scoprire che uno dei capi della banda utilizzava i locali di un bar gestito dal figlio a San Bonifacio per il reclutamento di manodopera in nero, in particolare marocchina, in cerca di un impiego fittizio per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. È stato individuato anche il caso di un italiano, sottoposto ai domiciliari, che aveva chiesto una finta assunzione allo scopo di beneficiare della semi-detenzione.

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