di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Quando i primi curiosi iniziano ad essere attratti dal frastuono, la ruspa comunale ha già iniziato a demolire l’Arca di Noe, lo stabilimento balneare situato nel cuore di Schiavonea, confiscato alla criminalità organizzata nel 2012.
L’abbattimento del manufatto è un segnale che il governo Stasi ha voluto testimoniare alla città. Un bene sottratto al malaffare e «restituito alla comunità». Il sindaco di Corigliano Rossano è in “prima linea”, e coraggiosamente riprende il lavoro che le generazioni politiche passate avevano lasciato a metà.
«Questo – dice il sindaco al Corriere della Calabria – è un segnale importante che vogliamo dare. Vogliamo iniziare a restituire alla comunità dei pezzi di territorio che gli sono stati sottratti. E su azioni del genere non indietreggeremo di un solo millimetro. Siamo al centro di Schiavonea, abbiamo preso in consegna quest’area (dall’Agenzia per i beni confiscati, circa 2000 metri quadri, ndr) ed oggi siamo qui per demolire gli ultimi manufatti esistenti. La demolizione dell’Arca di Noè vuole essere un messaggio chiaro – specifica Flavio Stasi – in momenti difficili come l’emergenza sociale post Covid anche contro le sirene di cattive pratiche che si faranno sentire, e che vogliamo lanciare in maniera esattamente contraria. Manifestiamo la nostra vicinanza ai cittadini anche con queste azioni e col restituire ciò che è loro e della comunità».
Sul lungomare pochi curiosi ed una rappresentanza di tutte le forze dell’ordine che presidiano il territorio, dalla Polizia di Stato, ai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza alla Polizia locale, fino alla Guardia Costiera.
Nessun’altra rappresentanza politica della città partecipa alla demolizione, se non il sindaco, tre o quattro consiglieri comunali e un paio di assessori.
Mentre dall’universo dell’associazionismo, solo Libera è sul posto con una rappresentanza. Le assenze della maggior parte dei consiglieri comunali – soprattutto di maggioranza – sono pesanti ed ancor di più lo sono quelle di buona parte della giunta.
A margine c’è anche chi manifesta il proprio dissenso per «l’ingiustizia subita. Lo Stato ha punito anche noi per le colpe non nostre», dice Alfonso Guidi a proposito dello stabilimento balneare confiscato ai suoi congiunti e demolito questa mattina, come disposto dall’ordinanza firmata da Stasi il 29 maggio (qui la notizia). (l.latella@corrierecal.it)
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