«Dovrebbero essere dentro, a prendersi cura dei pazienti. Dovrebbero indossare divise, guanti, cappelli, camici, occhiali protettivi. Dovrebbero essere sparsi nei reparti, dovrebbero preoccuparsi del rifornimento dei presidi, del corretto funzionamento dei macchinari, della somministrazione delle terapie. Dovrebbero essere al telefono per rispondere alle centinaia di telefonate che arrivano da tutta la Calabria (e ne arrivano ancora), per confermare date di ricovero, prenotazioni di esami strumentali, per il follow up dei pazienti operati. Dovrebbero essere in giro per la struttura con attrezzi e materiale atto ad aggiustare, cambiare, aggiornare. Dovrebbero essere in sala operatoria, in rianimazione, in ambulatorio.
Dovrebbero essere dove passione, studio e dedizione li hanno portati.
E invece sono fuori, al freddo.
Il presepe vivente del S. Anna non ha pastori ma infermieri, medici, amministrativi, tecnici, parasanitari, manutentori. Il presepe vivente del S. Anna non ha una stella cometa e non aspetta regali dai re Magi. Le sue trepidanti figure che sfidano l’inverno di Catanzaro tra bandiere e lavori in corso non vogliono incenso, mirra, e l’unico oro che conoscono è quello delle loro professionalità.
Senza muschio, senza lucine tra le case; a questo presepe serve solo qualcuno che restituisca loro la dignità dovuta. Che è poi la dignità di tanti pazienti che quotidianamente (ce n’erano anche oggi) passano per testimoniarci la loro gratitudine e vicinanza».
*Medico Sant’Anna Hospital
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