LAMEZIA TERME Con il governo Draghi all’orizzonte, in attesa di capire quale sarà l’esito delle consultazioni che porteranno o meno allo scioglimento della riserva dell’ex presidente della Bce, è Italia viva e il segretario Renzi a declamare quella che considerano a tutti gli effetti una vittoria politica. Una strategia quella adottata dall’ex segretario del Pd che ha e avrà riflessi anche sugli scenari politici calabresi, già infiammati dal dibattito sui nomi dei candidati presidente, in vista delle prossime elezioni regionali. Una linea, quella dettata da Renzi, seguita ciecamente dal senatore e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, come lui stesso ha spiegato nel corso dell’ultima puntata di “20.20”, talk condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, andata in onda ieri sera su L’altro Corriere Tv.
«Il mio giudizio sul governo Conte non è cambiato – precisa da subito Magorno – già dai primi momenti della pandemia ho detto quello che pensavo, più da sindaco che da senatore. L’Italia è un paese già fragile e, in periodi di emergenza, ci vogliono governi d’emergenza, di larghe intese, guidati da uomini che hanno la capacità di interpretare quello che sarà il periodo di post-pandemia. Quindi sono contento che sia stata proprio Italia viva a far cadere Conte». Scelte che, almeno sui social, hanno generato commenti negativi proprio all’indirizzo dell’ex premier. Giudizi che, secondo Magorno, «le avversità contro Renzi sui social sono organizzate, per smontare e impaurire l’azione politica di Iv» mentre la collocazione politica di Iv, in questo quadro attuale, «la figura di Renzi, democratico e riformista, sta stretta ad una sinistra più radicale e vicina al M5S. Avremmo più ascolto in un mondo senza un vero leader moderato e riformista». «Renzi ha messo in campo questioni di merito, il Mes e la Giustizia, due grandi questioni che meritano discussione fra le forze politiche. Se si fosse messo in campo un’azione di potere e maggior peso, non saremmo arrivato a questo punto».
Ancora più netto il giudizio di Magorno sul Recovery plan, da mesi tema e terreno di scontro ma sul quale si gioca il destino del nostro Paese e sopratutto per il Sud e la Calabria. «Sono sempre stato su una posizione chiara e unica: cambiare completamente il quadro politico e allargarlo. Il punto vero, per quello che ho capito, non era il “Conte-ter” ma se Conte sposasse o meno alcuni punti fondamentali per Italia viva, il mes e la giustizia. Io in particolare chiedevo il rispetto di alcuni punti del Recovery plan per il Mezzogiorno: non c’è un quadro certo di interventi, non c’è una coerenza e per la Calabria le opere più importanti non esistono. Dalla SS106 al Porto di Gioia Tauro, l’alta velocità, interventi seri sulla Salerno-Reggio Calabria. Non c’è la coscienza che, per il Mezzogiorno, si tratta dell’ultima chance per ritornare in corsa». Sull’eventuale nuovo governo Draghi, Magorno spinge per un «ragionamento con le forze politiche e sociali per l’unità nazionale» mentre i parlamentari del Sud hanno «l’obbligo di difendere le ragioni del Mezzogiorno ma non vedo una grande attenzione da parte di un governo che nei fatti non ha dato alcuna indicazione».
«Non l’ho votato e non ho votato neanche la fiducia al Senato per una questione di fondo ovvero la sanità che deve essere restituita alla politica» mentre i debiti della sanità calabrese «devono essere ripianati e assunti dallo Stato».
Lo scenario nazionale va verso la composizione rispettando il cosiddetto “modello Ursula”, nella misura in cui il sostegno ad un eventuale governo Draghi avrà riscontri anche a livello territoriale, a cominciare dalle prossime elezioni regionali in Calabria. E, in questa prospettiva, nel centrosinistra va definita la figura di de Magistris e Italia viva. «Sono libero e non condizionato dal consenso – spiega Magorno – quindi non devo fare alcun calcolo. Prima lo dicevo con riservatezza, ora lo dico liberamente. Il Pd ha preteso la leadership senza riuscire ad indicare un nome, un candidato presidente valido, facendo perdere al centrosinistra calabrese la grande occasione di creare una grande alleanza, spingendo altri soggetti a prendere altre vie come Tansi e de Magistris e questa responsabilità va posta a carico del Partito democratico». «In Calabria dovremmo seguire l’esempio di quanto sta avvenendo a livello nazionale. In una regione dove il consenso maggiore ce l’ha Gratteri, è necessario dunque creare un consenso che sia connesso alla sua attività. Anche in Calabria, dunque, servirebbe un “Draghi calabrese”, guardando ai corpi intermedi o a figure legate alla politica ma del mondo civile».
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