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Il caso

Corigliano Rossano, l’ex comandante della Polizia locale accusa il comune di bossing

Il dipendente comunale ha presentato ricorso al Tar per le posizioni organizzative

Pubblicato il: 02/03/2021 – 19:31
di Luca Latella
Corigliano Rossano, l’ex comandante della Polizia locale accusa il comune di bossing

CORIGLIANO ROSSANO Bossing. Sarebbe questo il fenomeno di cui si sente vittima l’ex comandante della Polizia locale di Corigliano Rossano, Arturo Levato. Per questo pare si sia rivolto alla Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari e poi al Tar per richiedere la sospensione e l’annullamento del bando per le posizioni organizzative pubblicato dal Comune.
Levato, dunque, si sente vittima di bossing, derivazione del mobbing. In buona sostanza se il mobbing consiste in un susseguirsi di attacchi e soprusi da parte di superiori gerarchici o altri colleghi di lavoro finalizzati a determinare l’isolamento del lavoratore fino a spingerlo a dare le dimissioni, vittima di bossing è colui che si sente vessato dal datore di lavoro, ovvero dal “boss”.
Levato si era ritrovato comandante dei vigili urbani di Corigliano, ante fusione, a seguito di concorso per istruttore direttivo contabile amministrativo, nel quale si era posizionato secondo in graduatoria dietro a Luigi Greco, vincitore e assunto come comandante della polizia locale. Dopo la mobilità ottenuta da Greco, Levato approfittava dello scorrimento della graduatoria, venendo assunto dal Comune di Corigliano e nominato dall’ex sindaco Geraci comandante della polizia locale.
A fusione avvenuta, in fase commissariale, Levato si era trovato a capo della polizia municipale perché investito dell’incarico dal commissario prefettizio come unità di staff che, però, non coincide la qualifica dirigenziale, prevista nel comune di Rossano e non in quello di Corigliano Calabro. In effetti la Polizia municipale al tempo del commissario poteva contare su tre pari grado e Bagnato, forse per bilanciare le dirigenze rossanesi diede a Levato il ruolo di comandante, ma non di dirigente. Eletto Stasi l’idillio si è ben presto trasformato in screzio diuturno – si ricorda su tutti le pattuglie di controllo della polizia locale inviate ad una manifestazione estiva organizzata dal Comune e sospesa proprio a causa di quei controlli – cui avrebbero fatto seguito inchieste della magistratura. Così il primo cittadino e la giunta hanno deciso di modificare la pianta organica del comune trasformando il comando di polizia municipale da unità di staff a settore, con a capo il segretario generale che lo regge ad interim. Tale atto ha portato Levato al ruolo di vice comandante al pari di Pietro Pirillo.
L’interpello sulle posizioni organizzative e soprattutto quello per la selezione di un nuovo comandante “unico” presumibilmente hanno indotto l’ex comandante a produrre ricorso al Tar. In particolare il lamento giurisdizionale trova presa nel fatto che Levato non avrebbe vinto un concorso da comandante, ma da istruttore direttivo contabile amministrativo, elemento riscontrabile nel contratto di lavoro stipulato col comune, e questo gli impedirebbe di partecipare all’interpello per la posizione organizzativa.
Sul caso, è indubbio, spirano i venti politici con il vice sindaco Malavolta e l’assessore Palermo a strenua difesa di Levato che a sua volta avrebbe messo nel mirino il segretario generale, a quanto pare inviso anche ai due politici. (l.latella@corrierecal.it)

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