CATANZARO «Per quanto concerne i rapporti di Carmelo Bagalà con l’amministrazione comunale di Nocera Terinese, sono in grado di riferire che ha un legame con l’ex sindaco, ingegnere Luigi Ferlaino». L’ex compagna del presunto boss che, secondo la Dda di Catanzaro, avrebbe controllato l’area del Medio Tirreno catanzarese, racconta agli inquirenti quali siano i suoi interessi nel Comune costiero. E spiega che gli incontri con quello che viene ritenuto il politico di riferimento del clan «si svolgevano o presso lo studio» del professionista «o in luoghi appartati, che non conosco, per evitare che fossero visti insieme». Su una cosa, la donna non ha dubbi: «Bagalà mi ha sempre parlato di Ferlaino in qualità di suo punto di riferimento nell’amministrazione di Nocera, tanto da averlo sostenuto anche nel corso delle sue campagne elettorali».
Nonostante il quadro tracciato dall’ex compagna, le intercettazioni evidenziano le lamentele del capoclan nei confronti degli “amici”. «Luigi ha fatto il sindaco… ha mangiato come… non con due… quattordici mani». «Se sono sorti problemi, poi sono venuti da me, ma comunque hanno mangiato… perché non hanno pensato… aspetta che… un panino glielo diamo pure a quello». Bagalà rafforza il concetto: «Ha mangiato con quattro ganasce, Luigi… no! L’ha avuto per lui il Comune… a misura sua era! Hanno mangiato tutti». Frasi che («al di là dell’ingratitudine di Ferlaino») per gli investigatori attesterebbero «l’esistenza di un solido legame» tra il politico e il boss. Anche Fernanda Gigliotti, storica avversaria politica del gruppo Ferlaino e sindaco di Nocera per un breve mandato, non ha dubbi: «È notorio che Ferlaino sia un soggetto vicino a Bagalà – riferisce ai magistrati – per il quale si sarebbe occupato di progetti e della realizzazione di immobili-residence e hotel sulla costa».
Quella che l’inchiesta avrebbe documentato è, da parte di Ferlaino, «l’esistenza di una sistematica opera predatoria finalizzata a depauperare le casse comunali». L’operazione Alibante spiega, per certi versi (non solo quelli inerenti le manovre elettorali), quali possano essere i vantaggi nella gestione di un piccolo Comune. Lo appunta il gip in uno dei passaggi dell’ordinanza che ha disposto gli arresti domiciliari per il politico. Sarebbero alcuni dialoghi intercettati ad aprire il sipario sull’«opera predatoria».
Ferlaino, in particolare, avrebbe «dato mandato affinché il denaro pubblico recuperato (il giudice non specifica in quale ambito, ndr), anziché confluire sui conti del Comune, finisse su un suo conto corrente e che per tale azione illecita avrebbe incassato circa 800mila euro». Inoltre, «durante il periodo in cui era stato sindaco», avrebbe «fatto confluire sul conto corrente di un avvocato compiacente di Roma una somma di denaro ammontante a circa 125mila euro, proveniente dalla riscossione di una polizza assicurativa stipulata dal comune di Nocera Terinese». Una somma che sarebbe stata divisa in tre parti: 60mila «erano stati trattenuto dall’avvocato», circa 50mila «li aveva incassati Luigi Ferlaino» e circa 10mila «erano stati dati a Rosario Aragona».
Secondo le telefonate finite nei brogliacci dell’inchiesta l’ex sindaco avrebbe anche «incassato, sul proprio conto corrente, provvedendo a sostituire l’Iban, l’importo di una fattura di 10mila euro rilasciata da un soggetto, non meglio specificato, per alcune forniture di materiali». Tutti fatti che, se riscontrati, aprirebbero un altro capitolo sulla gestione del comune tirrenico, i cui conti sarebbero stati addirittura utilizzati da una parte politica alla stregua di riserve personali di denaro.
Non solo. Riporta sempre il gip che «dall’attività di intercettazione affioravano ulteriori condotte criminali» e che Ferlaino avrebbe «imposto alle aziende aggiudicatarie di appalti pubblici con il Comune di Nocera Terinese il pagamento di numerose tangenti dall’importo di circa 7mila euro mensili, per un ammontare di almeno 200mila euro» e «si era indebitamente appropriato di una somma di denaro di circa 10mila euro, costituente saldo di una fattura emessa da una ditta non meglio specificata in favore del Comune di Nocera per la manutenzione del parco informatico di quell’ente». Al termine del proprio doppio mandato, Ferlaino avrebbe continuato a essere informato «di ogni attività amministrativa». Anche nel periodo di reggenza esterna, l’ingegnere avrebbe mantenuto una sorta di controllo, tanto che, per frenarne «l’ingerenza», il commissario prefettizio sarebbe stato costretto – addirittura nel 2018, anni dopo la fine del proprio ruolo politico “attivo” – «ad adottare un ordine di servizio per vietare che i funzionari amministrativi fornissero informalmente copie degli atti istruttori e bozze di delibere non ancora approvate» (cosa che ha suscitato l’ira di Giovanni Eugenio Macchione, funzionario in contatto con l’ex sindaco).
Se questo era il controllo esercitato sulla macchina comunale da ex politico, figuriamoci quello mantenuto da sindaco. E infatti, secondo i magistrati antimafia, Ferlaino avrebbe in quel frangente «effettuato importanti investimenti nel comune di Nocera Terinese in relazione alla costruzione di un albergo a quattro stelle (denominato residence “Il Castello”». Sarebbe stata la società Eurovacanze ad acquisire il terreno scelto per l’edificazione della struttura. Il permesso di costruire, rilasciato dallo stesso Ferlaino nel luglio 2010, avrebbe celato un gigantesco conflitto di interessi. Per i magistrati il sindaco è «il vero proprietario della struttura». Infatti, il 5 aprile 2017, l’Eurovacanze comunica l’inizio dei lavori «ma, poco dopo, con un atto dell’11 settembre 2017, cede il terreno in questione alla Servizi & Comunicazione srl, il cui legale rappresentante era proprio Luigi Ferlaino, medio tempore cessato dagli incarichi di natura pubblica che avevano determinato la propria precedente incompatibilità». (p.petrasso@corrierecal.it)
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