CATANZARO Non era armato ma ben organizzato e in buona forma fisica Agostino Papaianni, 70 anni, uno dei latitanti sfuggiti alla cattura nel corso del maxi blitz Rinascita-Scott, di dicembre 2019, contro le cosche vibonesi. Gli agenti della Squadra Mobile di Catanzaro che lo hanno catturato questa mattina, hanno appurato che Papaianni, considerato a capo della ‘ndrina che controlla i territori da Capo Vaticano, a Coccorino, Joppolo, fino a Tropea, si nascondeva in località Janò di Catanzaro almeno dal mese di aprile. Agostino Papaianni, è stato detto nel corso della conferenza stampa che ha seguito la sua cattura, è stato anche coinvolto nel procedimento “Black Money” per associazione mafiosa. «L’abitazione in cui dimorava il latitante, attigua a un B&B, si trova in luogo impervio – ha specificato il capo della Squadra Mobile Alfonso Iadevaia – circondato da vicoletti pedonali, un’area verde e un dirupo. L’intervento della cattura ha reso necessario l’impiego di un ingente numero di uomini. Papaianni non ha opposto resistenza e ha ammesso le proprie generalità».
«Questo – ha aggiunto Iadevaia – è il secondo latitante vibonese, sfuggito all’operazione Rinascita-Scott, che si nasconde in territorio Catanzarese. Già a gennaio era stato catturato il latitante Domenico Cracolici nel Comune di Maida. Per un investigatore questa è la conferma di un collegamento tra territori ed è il simbolo di storiche alleanze tra la ‘ndrangheta di Vibo e quella di Crotone (che comanda sui territori catanzaresi, ndr)».
Il vice questore aggiunto Salvatore Costantino Belvedere ha spiegato che nel corso della cattura di Papaianni è stata eseguita una perquisizione a casa e nei luoghi limitrofi e sono stati trovati, nella disponibilità del latitante, giornali, cruciverba e libri. Inoltre la casa era dotata di una piccola palestra domestica con panche e bilanciere per aiutare il ricercato a fare movimento nonostante la reclusione forzata.
Il questore di Catanzaro Mario Finocchiaro e il capo della Mobile Iadevaia hanno sottolineato la sinergia nel lavoro svolto in coordinamento con la Procura guidata da Nicola Gratteri e il lavoro degli agenti che sono riusciti a scovare una traccia della latitanza del capocosca da acquisizioni investigative relative ad altri procedimenti. Piccoli particolari che hanno fatto nascere il sospetto della presenza di Papaianni in località Janò di Catanzaro. Adesso le indagini, ha detto Iadevaia, sono aperte per scoprire chi ha favorito la latitanza dell’uomo. Da quello che è possibile apprendere al momento, Papaianni aveva stipulato un contratto di affitto, da aprile, un contratto mai registrato dal proprietario il quale ha affermato che Papaianni si sarebbe registrato con un falso documento. Tutto è ancora da dimostrare e nuovi tasselli devono ancora essere messi a posto.
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