Il 7 maggio scorso il ministro della Cultura, Dario Franceschini, in diretta live sul sito del ministero, proclamava capitale italiana del libro, derivante da una legge del Parlamento, la città di Vibo Valentia che superava in finale le concorrenti Ariano Arpino, Caltanisetta, Campobasso, Cesena e Pontremoli. In quella occasione la sindaca di Vibo, Maria Limardo, disse: «Sono emozionata come non mai. Stiamo facendo un grande percorso come amministrazione per il riscatto della nostra comunità, perché la mia città è sempre stata considerata ultima in tutte le graduatorie e noi dobbiamo essere orgogliosamente i primi o comunque concorrere orgogliosamente, a testa alta, in Italia e nel mondo perché la città di Vibo Valentia è una città bella, ricca, piena di patrimonio, piena di straordinarie bellezze. Ma soprattutto è fatta di tanta bella gente che legge, che scrive, che ha la consapevolezza e il senso identitario dell’appartenenza al luogo».
Uno dei motivi della scelta di Vibo è stata che in città da anni si teneva (ormai è il caso di dire) un’avviata fiera del libro. Adesso l’assessore alla Cultura, nonché presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, pare abbia tagliato i fondi, cancellando, di fatto l’evento. Il senatore Giuseppe Mangialavori di Vibo Valentia, che è anche coordinatore regionale di Forza Italia, ha offerto il suo aiuto: «Per quanto mi riguarda, da parlamentare, imprenditore e cittadino, sono pronto a fare la mia parte e a dare il mio contributo. Spero che tanti altri estimatori del Festival possano fare lo stesso. Non è troppo tardi: Vibo non merita di perdere uno dei suoi principali attrattori». Verrebbe da dire, “cum grano salis”.
x
x