ASSISI Un intreccio di storie che si legano a doppio filo alle esperienze calabresi. Anche questo è la storica “marcia per la pace” Perugia-Assisi, voluta dal filosofo e politico Aldo Capitini e giunta questo 10 ottobre alla sessantesima edizione.
Appena vent’anni fa, quando l’iniziativa compiva i suoi 40 anni, quel percorso lungo poco più di venti chilometri si spostò per l’occasione dall’Umbria alla Calabria, diventando “Reggio-Archi”.
Un evento importante per la storia della regione. A ricordarlo, proprio quest’anno, è stato Danilo Chirico nel suo ultimo libro Storia dell’antindrangheta, che fa coincidere quel 6 ottobre 1991 con «la nascita dell’antimafia sociale in Italia».
A distanza di vent’anni, il “pezzo di Calabria” approdato per le strade umbre è l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano accompagnato dal missionario comboniano Alex Zanotelli. Insieme a loro sono circa 30mila i partecipanti raccolti sotto lo slogan “I Care”, ispirato all’insegnamento di don Milani, perché «cura è il nuovo nome della pace».
Dal 30 settembre in poi – giorno della lettura della sentenza di primo grado del processo “Xenia” – non sono stati giorni semplici per Mimmo Lucano. Dopo la condanna a 13 anni e 2 mesi di reclusione, l’ex sindaco del paese un tempo noto come “il borgo dell’accoglienza” percorre i circa 24 chilometri che conducono dal capoluogo umbro alla cittadina di San Francesco. «Ogni attimo cambia la mia percezione delle cose e alcune volte mi sembra tutto così assurdo» racconta all’Ansa.
«Non ci può essere la pace senza diritti umani, senza uguaglianza e senza rispetto della vita umana» ha proseguito, raccontando la genesi della sua esperienza.
La partecipazione alla Perugia-Assisi assume quest’anno un significato in più: «La marcia della pace significa trovare pace. Nel corso degli anni è diventata qualcosa di importante perché si rivendicano pace e diritti umani. Io sono solo uno dei tanti che ci crede, che ci può essere anche un destino diverso per la società, per la convivenza, per le relazioni tra esseri umani».
«Sono qui – ha aggiunto – anche perché non ho altri riferimenti per trovare entusiasmo e per continuare. Non mi importa, alla fine penso che è quasi naturale pagare come un effetto collaterale, senza dire luoghi comuni o costruire alibi».
Oltre a Lucano, Zanotelli, Soumahoro, i volti che si riversano per le strade umbre sono molteplici, da don Luigi Ciotti, presidente di Libera a Cecilia Strada, figlia di Gino, che racconta la storia e l’impegno di ResQ People, nave con la quale è salpata per salvare persone in mare.
«Nel fatto che intorno al valore del prendersi cura, riferito agli altri e all’ambiente, si riscontri oggi un’ampia condivisione, possiamo riconoscere un positivo segno dei tempi, che la crisi pandemica ha contribuito a far emergere» aveva detto Papa Francesco per celebrare la sessantesima edizione. Parole che avevano fatto eco a quelle del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La pace non soltanto è possibile. Ma è un dovere per tutti, Stati, popoli, istituzioni sovranazionali, imprese economiche, forze sociali, cittadini, operare per costruirla».
«Il 1990 di Reggio si chiude con 195 morti ammazzati». L’ultimo libro del giornalista e scrittore Danilo Chirico, edito da Rubbettino, ruota intorno ad un ricordo «stranamente scomparso dalla memoria collettiva». La sanguinosa guerra tra le “famiglie” di ‘ndrangheta dei primi anni 90 sconvolse la provincia di Reggio Calabria.
Nel 1991 l’uccisione del boss Giuseppe Grimaldi nella piazza centrale di Taurianova, in quella che passò alla storia come la “mattanza del venerdì nero”, fece rabbrividire il mondo e trascinò la Calabria su tutti i media e le tv nazionali. Il 2 agosto 1991 viene anche ricordato come il giorno dello scioglimento per mafia del Comune di Taurianova, il primo della storia con la legge approvata in quello stesso periodo.
Per questi motivi, a lanciare l’idea di portare la Perugia-Assisi in Calabria fu il dirigente Arci Nuccio Iovene, che trovò sponda anche negli altri organizzatori. La marcia si terrà il successivo mese di ottobre, in un tragitto che collega il centro della città dello Stretto con la periferia Nord, Archi: il quartiere delle case popolari, cuore pulsante degli affari dei De Stefano. «Nella piazza Pentimele – la parte delle villette e dei luoghi esclusivi della città – intorno alle tre del pomeriggio arrivano in migliaia» scrive Chirico ricostruendo i racconti di quella domenica. «Sono stati 30,35mila partecipanti. Nessuno lo sa davvero. Qualche cronaca azzarda 40mila». Sintomo che qualcosa stava cambiando. Qualcosa stava nascendo, anche in Calabria. Il resto è storia nota. (redazione@corrierecal.it)
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