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Sanità, Iaria: «Chi pensa di risanarla in pochi mesi non ne conosce le criticità»

L’oncologo sarà ospite de L’altro Corriere tv stasera alle 21: «Equipe mobili e screening a domicilio possono essere il futuro del sistema»

Pubblicato il: 15/01/2022 – 7:17
Sanità, Iaria: «Chi pensa di risanarla in pochi mesi non ne conosce le criticità»

LAMEZIA TERME C’è una branca della sanità che, oltre a coinvolgere il paziente in prima persona, investe anche i suoi familiari, stravolge equilibri e prospettive e cambia la dimensione relazionale del malato. Sono le patologie oncologiche che in Calabria colpiscono in media 10mila soggetti all’anno: persone che una volta appresa la diagnosi di neoplasia devono intraprendere lunghi percorsi di esami, test e terapie andando incontro, purtroppo troppo spesso nella nostra regione, a ritardi e inefficienze nei servizi. A occuparsi di questo macrotema per approfondire punti deboli e situazioni in via di miglioramento è il focus de L’altro Corriere Tv “Salute e sanità”, in onda sabato alle 21 sul canale 16 del digitale terrestre. L’ospite di Danilo Monteleone nella puntata di questa sera è Antonino Iaria, responsabile del reparto di Oncologia della struttura sanitaria di Melito Porto Salvo e coordinatore regionale del Progetto di terapia del dolore e cure palliative. «Chi pensa che si possano risolvere i grossi problemi della sanità calabrese in pochi mesi non conosce realmente le criticità in atto, io credo che le cose possano cambiare, ma con un impegno costante di tutte le parti nell’arco di 5 anni». È questa la previsione di Iaria, medico impegnato sul campo e nelle società scientifiche come Aiom: «La più grave carenza in Calabria è la mancata integrazione tra oncologia e territorio, le società scientifiche in questo senso sono d’aiuto per individuare le difficoltà che noi medici incontriamo nel quotidiano e nel curare i rapporti diretti tra i vari centri. Ogni regione – ha continuato – ha un coordinamento con un direttivo che si occupa di vari argomenti, quest’anno, ad esempio, abbiamo stilato un report sulla complicata gestione del paziente oncologico durante la pandemia e il 29 gennaio ci riuniremo in un’assemblea nazionale a Varese dove stileremo un programma annuale sul rapporto medico-paziente». L’oncologia – abbracciando molti settori del sistema sanitario: dal clinico, al chirurgico, all’ambulatoriale – può rappresentare un campione significativo dell’analisi sulla sanità in Calabria. «Nell’immediato per migliorare la cura del cancro – afferma Iaria –bisognerebbe agire su poche ma precise criticità, per cominciare a proporre un’offerta sanitaria competitiva rispetto a quella altre regioni. Innanzitutto bisognerebbe attivare la rete oncologica nata diversi anni fa ma ancora ferma. Per farlo – prosegue – bisognerebbe fare un ulteriore passo e potenziare l’informatizzazione, (tutti i dati e le cartelle cliniche dei pazienti dovrebbero a disposizione di qualsiasi attore della rete oncologica) e ancora investire sull’adeguamento tecnologico: mancano strumenti fondamentali che ci permettono di completare una diagnosi in tempi ristretti». Tre azioni che seppur non risolutive in senso assoluto potrebbero accelerare di molto i tempi di accesso alle cure e migliorare le condizioni con cui i malati affrontano le terapie nelle strutture sanitarie.

«Trasformare le Breast unit in centri di eccellenza e puntare sullo screening a domicilio»

Nella sua approfondita analisi Iaria non dimentica uno dei deficit più pesanti che da anni grava sul sistema sanitario regionale, la carenza di personale che comprende tutti i profili: medici, infermieri, operatori e psicologi. Quest’ultimi per esempio «sono inesistenti nei reparti, ma sono una figura centrale nel percorso di cura del paziente oncologico». Iaria spiega come la figura dello psicologo possa cambiare l’approccio del malato alla cura e possa includerlo nelle scelte terapeutiche, rendendolo parte attiva del processo di guarigione attraverso la conoscenza del suo percorso clinico e con l’adozione della giusta comunicazione medico-paziente. Uno step dunque, quello di prevedere degli psicologi all’interno dei reparti, che andrebbe fatto per migliorare la condizione dei malati oncologici, anche se «il vero neo di tutto il sistema – afferma il medico – è la chirurgia oncologica. Sono tante le patologie con scarso trattamento nell’ambito regionale, l’80 per cento delle persone che sviluppa una patologia toracica da operare va fuori, chi si ammala di cancro al pancreas, addirittura, non ha alcuna possibilità di trattarlo chirurgicamente in Calabria». Secondo Iaria per bloccare la migrazione sanitaria (che costa alla Regione circa 300 milioni l’anno) e garantire il diritto alla cura ai calabresi bisogna «istituire dei centri di eccellenza esclusivi per la branca da curare. La soluzione di rendere un solo ospedale specializzato su tutte le tipologie di tumori – afferma Iaria – non è realizzabile, creare invece un presidio dove si concentrano tutte le professionalità importanti per il trattamento di un tipo di neoplasia può essere l’unica via da seguire». Riguardo alla fattibilità di questa soluzione Iaria specifica che chiaramente bisogna avere i numeri: «Per trasformare una Breast Unit del tumore alla mammella in centro di eccellenza, ad esempio, bisogna eseguire almeno 150 interventi all’anno». I pochi ma specializzati centri di eccellenza possono essere una soluzione per i tumori poco frequenti; per quelli più comuni, invece, Iaria ha in mente altre proposte, in fondo semplici e con un dispendio non eccessivo di risorse. «Per le patologie più comuni farei delle equipe mobili. Difficilmente un luminare accetterebbe di venire a operare stabilmente in Calabria, perché non potremmo garantirgli gli stessi standard di retribuzione, ma si potrebbe ingaggiare il suo primo aiuto, offrirgli uno stipendio maggiore e farlo lavorare nella nostra regione. Questo specialista potrebbe creare una scuola e in 5 anni formare una equipe capace di intervenire autonomamente sulle neoplasie più usuali, spostandosi sul territorio calabrese: operando così in più ospedali della regione e riducendo la migrazione sanitaria. Lo stesso tipo di mobilità Iaria la conferirebbe alle pratiche di screening: «La Calabria ha un territorio perlopiù montano, con delle infrastrutture non sempre facili da percorrere, per questa ragione per facilitare le diagnosi precoci io porterei lo screening al domicilio dei cittadini; in questo modo la signora che non si sposterebbe per fare un esame come il pap test o la mammografia potrebbe farlo direttamente a casa sua». (a. col.)

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