LAMEZIA TERME I rapporti tra la cosca De Stefano di Reggio Calabria e i Mancuso. E Luigi Mancuso che «mette a disposizione» dei De Stefano i suoi rapporti più fidati tra cui quello con l’avvocato Giancarlo Pittelli che nel processo Rinascita-Scott, istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche del Vibonese e i loro sodali, è accusato di concorso esterno. Gli esempi di questo rapporto stretto tra i Mancuso e l’avvocato Pittelli sarebbero molteplici, riportati in aula dal comandante della sezione anticrimine del Ros di Catanzaro, il tenente colonnello Giovanni Migliavacca.
Rapporti così stretti che – stando a quanto emerso dalle intercettazioni – Giancarlo Pittelli avrebbe raccontato a due soggetti ritenuti intranei alla cosca Mancuso, Giovanni Giamborino e Salvatore Giuseppe Galati, particolari di quella che poi sarebbe stata l’operazione Mammasantissima che ha visto, tra le altre cose, la perquisizione della casa dell’ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. Ma procediamo per gradi.
Le indagini del Ros hanno avuto modo di monitorare i rapporti tra la cosca reggina dei De Stefano – rappresentata nel corso delle investigazioni da Orazio De Stefano e dal suo braccio destro Lorenzo Polimeno (entrambi condannati nel processo Rinascita con rito abbreviato a 8 anni e 8 mesi).
Orazio De Stefano si era interessato al trasferimento su Reggio Calabria di un direttore delle Poste. Per questo trasferimento i De Stefano si rivolgono alla rete relazionale intessuta con i Mancuso. «Rete relazionale – spiega il tenente colonnello del Ros Giovanni Migliavacca – che Luigi Mancuso mette a disposizione». E in questa rete relazionale vi sarebbero gli uomini di Luigi Mancuso e anche l’avvocato Giancarlo Pittelli insieme a un noto imprenditore deceduto di recente.
La vicenda parte a maggio 2016. In quel periodo Orazio De Stefano era sottoposto a sorveglianza speciale nel comune di Reggio Calabria. Per tale ragione, il suo portavoce con i Mancuso era Lorenzo Polimeno.
Secondo le indagini, Luigi Mancuso si sarebbe rivolto all’avvocato Giancarlo Pittelli per risolvere la questione.
Il 16 maggio 2016 Giovanni Giamborino viene contattato dall’avvocato Giancarlo Pittelli il quale gli ricordava: «Fatemi sapere dell’appuntamento quando potete». Giamborino replicava: «Sì, infatti, ero andato e non l’ho trovato lì il medico». «Con l’appellativo “il medico” – dice Migliavacca – viene fatto riferimento alla figura di Luigi Mancuso». Il 4 giugno 2016 Pittelli contatta nuovamente Giamborino il quale si giustifica dicendo: «Non vi ho dato più notizie perché non ne ho avute, avvocato mio, perché non è più facile come prima, voi capite. È sempre impegnato il medico e non è che visita sempre».
Il 15 giugno 2016 è Giamborino a contattare Pittelli preannunciando un incontro possibile per il sabato successivo.
«Quella stessa sera – spiega Migliavacca rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso – Giamborino, in macchina con Salvatore Giuseppe Galati, riferisce che Gallone lo aveva contattato per portare, la domenica successiva, l’avvocato Pittelli da Luigi Mancuso». E aggiunge che lo ha chiamato Pittelli «per vederci domani mattina in studio».
Galati fa presente che sono 20 anni che non vede Pittelli. «Penso che si ricorda», chiede. «Domani lo vedi», gli dice Giamborino il quale rammenta un aneddoto: «Mi ricordo l’orologio che gli abbiamo portato, siamo andati insieme.
Il 19 giugno 2016, i militari del Ros monitorano un pranzo a casa di Pasquale Gallone nel quale sono presenti il padrone di casa, Francesco Gallone, Giancarlo Pittelli, Agostino Redi, Giovanni Giamborino, e l’imprenditore catanzarese poi deceduto.
Il 20 giugno 2016 Lorenzo Polimeno si reca a casa di Pasquale Gallone informandolo che era stato «mandato appositamente» per sapere «se avete avuto qualche altra ‘mbasciata per quello là della posta». Gallone risponde «ieri abbiamo fatto venire l’avvocato di Catanzaro… Pittelli». «L’avvocato Pittelli è venuto lui apposta», aggiunge Gallone. «E ha parlato con lo zio?», chiede Polimeno riferendosi a Luigi Mancuso. «Sì, lo ha fatto venire apposta – conferma Gallone – perché sicuramente lui ha qualche amicizia». Gallone avvisa Polimeno che hanno dato tutto a Pittelli «il nominativo e tutte cose. E in più gli abbiamo mandato un’imbasciata lì a Isola, a Isola Capo Rizzuto». Gli “amici” di Isola avrebbero detto che stavano provvedendo pure loro. «Però noi cerchiamo di trovare tante strade», spiega Gallone il quale assicura che l’avvocato Pittelli e l’imprenditore di Catanzaro hanno detto che «arriveranno sicuri».
Il due luglio Pittelli, Giamborino e Galati si incontrano in un hotel del Lametino. Al termine dell’incontro Giovanni Giamborino e Salvatore Giuseppe Galati commentano il fatto che giorno 4 luglio si sarebbero dovuti vedere allo studio dell’avvocato Pittelli e ci sarebbe stata anche gente dei De Stefano. Giamborino spiega a Galati che «sono pezzi di merda, De Stefano sono». Sentito telefonicamente anche Pasquale Gallone conferma l’incontro del 4 luglio da Pittelli.
Prima di trattare il tema dell’incontro del 4 luglio 2016, il Ros dei carabinieri, nell’informativa redatta, fa una digressione soffermandosi su una conversazione del 16 luglio 2016 (qualche giorno dopo) tra Giovanni Giamborino e Rosario Labella (non imputato nel processo). La conversazione avviene all’indomani dell’operazione Mammasantissima della Dda di Reggio Calabria avvenuta il 15 luglio 2016, nel corso della quale, tra le altre cose, viene perquisita l’abitazione dell’ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti.
Rosario Labella chiede: «Hai visto che a Scopelliti sono andati a perquisirgli la casa?». «Giamborino gli rispondeva – riferisce il tenente colonnello Giovanni Migliavacca – confidandogli di avere appreso tale notizia in anticipo, insieme a Salvatore Giuseppe Galati proprio dall’avvocato Pittelli quando si erano incontrati con quest’ultimo 15/20 giorni prima». Conti alla mano, il tempo coincide con l’incontro tra Giovanni Giamborino e Salvatore Giusepoe Galati con Giancarlo Pittelli in hotel il 2 luglio precedente.
«Ma io già lo sapevo – dice Giamborino a Labella –, non te l’avevo detto che l’arrestano. Anzi, gli è andata bene. Io lo sapevo da 15/20 giorni, per Sarra, per Caridi, per Scopelliti. Lo sapeva pure Pinocchio (soprannome di Salvatore Giuseppe Galati, ndr)… che ce l’ha detto l’avvocato Pittelli quella mattina che siamo andati… hai capito?».
Dunque, secondo quando racconta Giovanni Giamborino, Pittelli avrebbe raccontato a lui e Galati, particolari dell’operazione Mammasantissima, il 2 luglio 2016, 14 giorni prima che la stessa operazione scattasse.
Il pomeriggio del 4 luglio, così come concordato con Pasquale Gallone, Giovanni Giamborino giungeva presso il cantiere di via 25 aprile a Vibo Valentia, vicino al Cin Cin bar, e vi rimane per diverso tempo prima di rendersi conto che l’appuntamento concordato con Gallone per andare a Catanzaro da Pittelli era saltato. Alle 17:49 Giamborino chiama Pittelli per comunicargli che l’appuntamento è saltato. «Avvocà, è caduta la linea, vi stavo dicendo… il medico mi ha rimandato l’appuntamento quindi non vengo a salutarvi stasera».
L’11 luglio Lorenzo Polimeno e Pasquale Gallone si incontrano nella campagna di Gallone. Gallone dà un nominativo a Polimeno: è la persona che dovranno contattare per dare il via all’iter di raccomandazione in favore del direttore delle poste. Poi Pasquale Gallone dà anche qualche indicazione su come mettersi in contatto con un uomo che, risulta dai riscontri, è un importante esponente dei sindacati di Poste italiane. «Deve venire il direttore della posta per andare con Tomeo, così vanno direttamente con suo cugino e parlano direttamente». Tomeo è Antonio Giuseppe Torneo, contitolare della ditta “Tomeomare s.r.l.”, società con sede legalea Nicotera Marina. Secondo le accuse ricostruite in Rinascita-Scott Tomeo avrebbe ricevuto ingiusti profitti (per la riscossione di un presunto credito) grazie all’azione di Gallone, Luigi Mancuso e dei De Stefano. Gallone spiega a Polimeno di sentirsi pedinato tanto che il giorno in cui avrebbe dovuto incontrare l’imprenditore di Catanzaro è passato dritto sul luogo dell’appuntamento senza fermarsi. Riferendosi a Luigi Mancuso, Gallone spiega che «sapete com’è… un passo fa lui e tre passi fanno loro». Secondo Polimeno «lui è una sconfitta per lo Stato». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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