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Il residence in mano al boss Bagalà e l’imprenditore compiacente. «L’Eurolido l’ho fatto io»

Dal servizio di guardiania contro i rom affidato a due lametini, ai 75mila euro promessi da Palermo al capo clan

Pubblicato il: 07/02/2022 – 20:49
di Giorgio Curcio
Il residence in mano al boss Bagalà e l’imprenditore compiacente. «L’Eurolido l’ho fatto io»

LAMEZIA TERME Gli affari e gli interessi del clan, di cui Carmelo Bagalà sarebbe il presunto boss, si spingevano fino al settore turistico e alla gestione di alcune attività ricettive presenti sul litorale tirrenico della provincia catanzarese. È questo uno degli aspetti più importanti dell’inchiesta “Alibante” condotta dalla Dda del capoluogo, guidata dal Procuratore Nicola Gratteri e che oggi ha chiuso l’indagine nei confronti di 31 persone, tra cui proprio Carmelo Bagalà, oltre al sequestro di società, beni immobili e mobili riconducibili al sodalizio criminale.

I dialoghi con “l’affiliato” Palermo

Sono, infatti, le intercettazioni ambientali (e i riscontri documentali), riportate nell’ordinanza firmata dal gip Matteo Ferrante, ad aver svelato secondo l’accusa come il boss abbia contribuito a realizzare e co-gestire, in modo occulto, il “Residence degli Ulivi” – finito ora sotto sequestro – e detenuto prima dalla Turismo e Sviluppo Spa, poi dalla Eurolido Srl, amministrate proprio da Vittorio Palermo, considerato dalla Dda un «affiliato al sodalizio ‘ndranghetistico», anche lui tra i 31 indagati. Dall’indagine sarebbero emersi, infatti, gli interessi di Carmelo Bagalà nei riguardi della struttura di cui, in più di una circostanza, si è attribuito la “paternità”. «Eh, l’Eurolido! – dice Bagalà in una conversazione intercettata – quell’altro dov’erano i neri, ha preso 3 miliardi e duecento milioni (…) e l’ho fatto io! I tempi erano diversi…». A confermare le affermazioni intercettate di Bagalà ci sono gli accertamenti finanziari da cui è emerso come effettivamente la “Turismo e Sviluppo srl” ha ottenuto dal 1999 un contributo ministeriale di 1.633.100,06 di euro, pari dunque ai «3 miliardi» di vecchie lire di cui Bagalà parlava nelle intercettazioni captate dagli inquirenti.

La guardiania contro i rom

A sostegno della tesi accusatoria, poi, c’è un’altra conversazione intercettata nel giugno del 2018. Protagonista del dialogo è ancora Carmelo Bagalà insieme al presunto sodale, Vittorio Palermo, all’interno del gabbiotto del distributore di benzina “Esso” di Falerna. Un incontro “riservato” per fare il punto insieme sulla stagione estiva, analizzare l’andamento dell’hotel Eurolido e i contenziosi giudiziari dell’hotel e del residence. È proprio Palermo a chiedere al boss se fosse ancora presente il “guardiano” nella struttura «lì è tranquillo, sì? C’è sempre quel guardiano là?». Bagalà lo rassicura subito, spiegandogli di aver affidato il servizio di guardiania del Residence a due persone di Lamezia Terme, padre e figlio, i quali avevano anche impedito a persone di etnia rom di fare razzie all’interno della struttura. «C’erano, c’è stato qualche zingaraccio – spiega Bagalà a Palermo – quello li ha fatto “che cazzo fate qua?”. No, non c’è niente per voi, andatevene».

L’anticipo per il boss

La struttura turistica, dunque, era in mano al boss Bagalà. A confermarlo ulteriormente, secondo la tesi dell’accusa, è il resto della conversazione intercettata e nel corso della quale l’imprenditore Palermo parla di un risarcimento che l’Eurolido srl avrebbe potuto ottenere, stimato in poco più di 75mila euro, e di un “anticipo” da corrispondere proprio a Bagalà. «Quando me lo daranno – dice Palermo a Bagalà – siccome non posso rimetterli a posto, vi do un anticipo a voi, poi magari se c’avete voi qualcuno della Sole aspettiamo!». Il boss Carmelo Bagalà, dunque, avrebbe preso parte attivamente alla realizzazione dell’immobile, mantenendo successivamente anche il controllo della struttura alimentando con gli introiti le casse della consorteria criminale. «(…) centomila euro, un altro poco, me li sono fatti dare da Eurolido, e sono azzeccati là» riferendosi – secondo l’accusa – al finanziamento per la ristrutturazione dell’hotel dei Fiori, anche questo finito sotto sequestro. (redazione@corrierecal.it)

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