LAMEZIA TERME «Noi con il termine “vicenda Copanello” facciamo riferimento a una località del Comune di Stalettì in cui Giancarlo Pittelli era proprietario di un terreno e dove era intenzionato a realizzare un complesso diciamo alberghiero, turistico-residenziale anche se i dettagli del progetto mutano man mano che Pittelli intrattiene rapporti con delle persone, con dei professionisti e quindi acquisisce elementi in base ai quali decidere che cosa fare, cosa non fare, cosa potere fare e cosa non potere fare». La vicenda Copanello è stata sviscerata, nell’aula bunker di Lamezia Terme, dal capitano Maurizio Contini che ha partecipato alle indagini Rinascita-Scott con il Ros centrale e nell’ultima settimana ha risposto alle domande del pm Annamaria Frustaci. Il risultato di questa indagine l’investigatore lo racconta nel corso del maxi processo che si sta tenendo davanti al Tribunale di Vibo Valentia. Secondo quanto riportato dalle indagini, il progetto, sia per i costi in sé che per una serie di vincoli giuridici da liberare, crea una serie di preoccupazioni all’avvocato Pittelli che avrebbe cercato di attivare tutti i suoi canali per risolvere i problemi.
Sul terreno insisteva un’ipoteca apposta a garanzia di un debito di 750mila euro. «Giancarlo Pittelli – spiega Contini –, constatiamo nel corso delle intercettazioni, come cerchi di fare di tutto per estinguere il debito a garanzia del quale era stato diciamo apposto il gravame, cercando ovviamente di ottenere una transazione a lui favorevole da un punto di vista economico».
Inizialmente gli investigatori non capiscono se «si trattava diciamo di una attività lecita o illecita – dice Contini – Poteva anche essere lecita, trattandosi di un accordo tra parti private per estinguere il debito». Poi ai primi elementi di indagine se ne aggiungono altri.
Il 2 marzo 2018 i carabinieri del Ros intercettano una conversazione tra Pittelli e Leo Taroni. L’utenza è quella intestata al supremo consiglio “Rito Scozzese Antico e Accettato”, una loggia massonica lecita. Nel curriculum massonico di Taroni si evincono «le presenze nelle logge di vari paesi, Italia, Romania, Honduras, Polonia, Turchia, Grecia, Repubblica Ceca. Lui è anche presente della confederazione del Supreme conceil Europeen, che è un organismo di raccordo tra le varie rappresentanze massoniche europee del Rito Scozzese Antico e Accettato. E inoltre, sempre da fonti aperte, risultava socio di minoranza nella concessione della Ferrari di Bucarest, unitamente all’ex ministro della Sanità a Bucarest Ion Bazac», dice Contini.
Leo Taroni è un contatto che è stato fornito a Giancarlo Pittelli e il fatto si evince dalla formalità discorsiva tra i due: «Maestro, buonasera, sono Giancarlo Pittelli da Catanzaro – si presenta Pittelli –, le chiedo veramente scusa per il fastidio». Taroni lo invita a dargli del tu e Pittelli spiega le vicende del terreno di Copanello che era gravato da un’ipoteca «accesa da un terzo durante un periodo in cui costui ne disponeva legittimamente, perché? Perché Giancarlo Pittelli racconta che in passato aveva ceduto le quote della società, aveva ceduto le quote, la società AT, che era proprietaria di questo terreno, aveva ceduto a un imprenditore di Torino, lui dice poi in altre conversazioni presentatogli da un alto Ufficiale della Guardia di Finanza, ma non dice mai chi sia. Questo imprenditore di Torino nel periodo in cui legittimamente deteneva il terreno, perché era titolare della società, richiede un mutuo di settecentocinquantamila euro alla Pirelli Re, ex Pirelli Real Estate, dando a garanzia il terreno». Il signore di Torino paga la prima rata e poi sparisce.
Il credito che grava sul terreno di Pittelli era poi gestito da una società, la Fbs, che aveva sede a Ravenna, facente capo alla famiglia Strocchi. Sentito questo nome Taroni dice: «È il cugino di Gustavo Raffi». Gustavo Raffi, secondo le indagini del Ros, è stato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1999 al 2014, iniziato alla Massoneria nel 1968. L’investigatore, ipotizza congiungendo una serie di rapporti di parentela, che gli Strocchi della società e Raffi siano cugini. Pittelli si rivolge a Leo Taroni «per avere un contatto con questa società al fine di interloquire sul credito, sul gravame, e cercare di ottenere una transazione economicamente a lui favorevole».
Il problema che pesa sul terreno di Pittelli nasce – come spiega lo stesso Pittelli all’avvocato Attilio Zimatore al quale chiede un consulto – nel 2006 quando viene venduto il terreno alla società AT «A un signore presentatomi da un Generale della Guardia di Finanza di Torino», dice Pittelli. Una volta venduta la società, questo signore sparisce. «Questo che fa? – racconta Pittelli – Sparisce. Lo rintracciamo dopo che aveva versato una quota, gli restituisco i soldi che mi aveva dato e mi riprendo la società, mai pensando che questo nelle more, facendo l’amministratore, avesse potuto farsi prestare dei soldi da Pirelli per i cazzi suoi a Torino per un’altra cosa dando come garanzia il terreno della mia società».
Pittelli afferma «che se gli fosse riuscito questo progetto sarebbe andato in pensione», ricorda il capitano Contini. Pittelli intrattiene un serie di contatti con lo scopo, spiega Contini, di «cercare di fare venire meno il gravame che c’era sul terreno per potere usufruire liberamente. […] Altro obiettivo di tutta questa serie di contatti che vedremo era sostanzialmente trovare dei partener che prendessero parte a questo progetto, sia a livello di partenariato economico, cioè di finanziatori, perché ci volevano soldi per fare questo progetto, e sia anche a livello gestionale […] Un altro degli obiettivi di Pittelli che emergerà più avanti era di acquistare un altro terreno che era confinante con il suo, con un fronte di quindici metri che li separava, perché, perché il progetto si era sviluppato in modo da costruire una parte turistico alberghiera, quindi con degli alberghi, con un albergo, e una parte residenziale, quindi o delle piccole villette o delle suite di vendere». Tra questi contatti c’è quello con Giuseppe Messina. «Percepisce reddito dalla Asp di Catanzaro poiché primario del Reparto di Chirurgia dell’ospedale di Soverato», spiega Contini. Pittelli contatta telefonicamente anche Messina. Pittelli chiede «un riferimento di grande livello a Ravenna». Messina risponde: «A Ravenna, la patria di coso, o mi sbaglio? Del nostro ex», e poi aggiunge: «Eh, a Ravenna c’è, però c’è il nostro Sovrano che è Commendatore. Dimmi, cosa ti potrebbe servire?». Secondo gli investigatori «il nostro ex» è da identificarsi in Gustavo Raffi mentre «il nostro Sovrano che è Commendatore» è Leo Taroni.
«Giancarlo Pittelli – racconta Contini – ribadisce: “Mi serve un abboccamento con una grossa società finanziaria che ha sede a Ravenna per una questione personale molto delicata”. Beppe Messina dice: “Magari ti procuro un abboccamento con il Sovrano, con, con Leo Taroni”, quindi è lui che dice “il Sovrano Leo Taroni, lui è di Ravenna, è un personaggio importante nell’ambito della…”, Giancarlo Pittelli non gli fa finire la frase e dice: “Finanza?” e Messina Giuseppe dice: “Del… ma, forse la Finanza non lo so”. Quindi sembra che Messina non volesse dire personaggio importante nell’ambito della Finanza, ma è Giancarlo Pittelli che gli dice “Finanza”, ma non gli fa finire la frase, e lui dice: “La Finanza non lo so, anche se ha iniziato la sua attività con Roberto Calvi, quindi figurati, ma tantissimi anni fa».
Il 27 marzo 2018, nel corso di una nuova conversazione tra Giuseppe Messina e Giancarlo Pittelli quest’ultimo invita Messina a «sollecitare Leo Taroni, dicendogli: “Digli cortesemente di non scordarsi della mia situazione”. Giuseppe Messina – dice Contini – in quella conversazione gli dice di avere saputo da Leo Taroni che “di questa società conosce tutto in quanto è stato dentro e mi aveva assicurato che gli avrebbe dato risoluzione”. Effettivamente noi poi constatiamo, poi quando arrivo agli accertamenti lo dico, che Leo Taroni aveva avuto un ruolo all’interno di questa, della società ravennate». Qualche ora dopo è lo stesso Leo Taroni che invia un sms a Pittelli invitandolo a a trasmettergli il codice fiscale della società o la partita Iva. Il 6 aprile Pittelli scrive a Messina dicendo di non avere avuto più notizie da Taroni e gli chiede di intercedere. Quella stessa sera Pittelli riceve la telefonata di Fernando Marascio, titolare di una società informatica con piccoli precedenti, che gli passa al telefono tale Emanuele che gli dice che «che Leo Taroni ricambia i suoi saluti, è contento perché sta entrando nel Rito, e “sta entrando” il riferimento è a Giancarlo Pittelli», spiega Contini. Sarà Marascio a fare da intermediario, da quello che si apprende, nelle comunicazioni tra Pittelli e Taroni. Il 7 aprile 2018 Marascio e Pittelli si sentono. «Giancarlo – racconta il capitano Contini –, sempre rivolgendosi al suo interlocutore, dice che secondo lui Taroni non aveva ancora capito, invece Fernando in qualche modo lo contraddice e gli dice: “Guarda che ha capito tutto” e si riservano di risentirsi l’indomani o il lunedì mattina, con Fernando Giancarlo, sempre rivolgendosi al suo interlocutore, dice che secondo lui Taroni non aveva ancora capito, invece Fernando in qualche modo lo contraddice e gli dice: “Guarda che ha capito tutto”».
Contini sottolinea nel corso dell’indagine che la società AT Alberghiera, che era intestata alla moglie di Pittelli, aveva a bilancio un debito con la Regione Calabria da 800mila euro «per il finanziamento avuto inizialmente dalla AT per il primo progetto su Copanello». Dagli elementi raccolti dal Ros si evince che «ci fu un progetto inizialmente e credo siano stati anche realizzati dei manufatti su quell’area, per cui evidentemente c’era stato un finanziamento della Regione Calabria non restituito, l’opera non era stata realizzata, questa era la nostra ricostruzione – dice l’investigatore –, probabilmente aveva originato un debito a carico della AT da cui era derivata da cartella esattoriale. Il titolare del credito era la Regione Calabria e noi ne abbiamo contezza in questi termini anche perché durante la costituzione, quando si parla della costituzione della nuova società che doveva essere diciamo protagonista del nuovo progetto su Copanello, viene proprio detto che aveva un debito a bilancio di ottocentomila euro e ci sono delle conversazioni in cui affrontavano la questione del come gestire questo debito rispetto alla cessione del terreno». Contini spiega inoltre che «la AT srl avrebbe ceduto il terreno alla società neo costituenda (Sarusi, ndr) che si sarebbe occupata del nuovo progetto di Copanello. Quindi il problema qual era? La società ha un terreno che ovviamente a bilancio è una voce positiva. A voce negativa ha un debito di ottocentomila euro. Io come società cedo questo terreno a una nuova società avendo questo debito. Poi che cosa succede? Devo chiudere la società, faccio il bilancio, sono in negativo e risulta che ho ceduto il terreno». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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