CORIGLIANO ROSSANO Quattro anni di stop, una diffida dalla Regione (ne abbiamo parlato qui) ed ora il pressing dei comuni “associati”.
Dal febbraio-marzo 2018 il Piano strutturale associato della Sibaritide, lo strumento di programmazione urbanistica – una sorta di enorme “piano regolatore” – che connette in modo omogeneo i territori dei comuni di Corigliano Rossano (già Corigliano e Rossano), Cassano, Crosia e Calopezzati, attraverso un iter iniziato nell’ormai lontanissimo 2006, è fermo al palo.
L’amministrazione Stasi pubblicamente – a parte qualche riunione interlocutoria – non muove un dito sin dal suo insediamento, nel giugno 2019, mentre gli altri comuni iniziano ad accusare un vero disagio derivante dalla mancata approvazione del piano.
Il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso aveva anche minacciato di “ritirarsi” dalla programmazione per approvare il piano comunale, mentre oggi è in attesa di una chiamata. A Crosia, Antonio Russo, lamenta questa fase di stallo e di «immobilismo dal 2018».
Eppure, diffida regionale a parte – inoltrata ai comuni a maggio scorso – il Psa della Sibaritide potrebbe considerarsi concluso, portato a compimento dall’amministrazione Mascaro e lasciato in eredità prima al commissario e di conseguenza alla prima amministrazione della nuova città, ovvero al governo Stasi.
Insomma, da atti ufficiali lo strumento urbanistico risulta completo in ogni suo elaborato da oltre quattro anni.
Il documento che riferisce dell’ultima conferenza del piano – l’organo plenario a cui partecipano tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati – è datato 28 aprile 2017. Sintomatica la relazione dell’allora assessore all’urbanistica, Nicola Candiano, che in quella occasione «sferza» le amministrazioni partecipanti, colpevoli di «ritardi e omissioni». L’effetto della reprimenda non si fa attende e nel giro di pochi mesi giungono tutti i pareri richiesti: dalla Provincia il 15 maggio 2017, dalla Soprintendenza dei Beni culturali il 28 febbraio 2018, dalla Regione (il Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici) il 7 marzo 2018.
Chiusa la fase dell’elaborazione, sempre su iniziativa dell’allora Comune di Rossano, si riunisce l’Ufficio del Piano – l’organo ristretto costituito dai Comuni associati – il 15 marzo 2018, che prende atto della possibilità di procedere all’adozione, auspicando la contestualità dell’azione da parte di tutti gli enti locali.
L’iter del Psa della Sibaritide, sostanzialmente, si chiude in quei giorni, almeno dal punto di vista burocratico-documentale. Peraltro, risulta agli atti anche uno schema di delibera di Giunta di proposta al Consiglio ed un invito agli organi collegiali a provvedere all’adozione.
La fase di commissariamento rallenta ancor di più l’iter ed anche il dibattuto pubblico, aperto in quei mesi, non sembra godere di molto successo.
Nel frattempo passano tre anni abbondanti e l’argomento torna di attualità solo nei giorni scorsi, a seguito della diffida della Regione ai quattro comuni, ma con responsabilità maggiormente evidente per l’ente capofila che fa registrare solo una riunione di commissione consiliare Urbanistica, anche questa interlocutoria.
In questi ultimi mesi al Psa della Sibaritide, pensato per uno sviluppo complessivo dei territori dei comuni partecipanti, viene peraltro obiettato di essere strumento obsoleto perché non contempla la fusione, ma gli ultimi elaborati – del 2017/18 – evidenziano l’inserimento nell’area di Insiti, ad esempio, degli elementi richiesti dalla legge di istituzione del comune unico come il nuovo centro direzionale – in area baricentrica – della città nuova.
Siamo all’oggi e nessuna modifica sembra essere stata apportata al Piano strutturale associato. Lecito chiedersi, a questo punto, cosa sia accaduto negli tre anni di prima amministrazione della città, se il piano abbia subìto delle modifiche così rilevanti da richiedere tre anni di lavoro ed i motivi per i quali lo strumento urbanistico è rimasto impantanato nelle sabbie mobili.
Ma se, come sembra, il Psa è rimasto chiuso nei cassetti e dal dibattito pubblico non è emerso nulla, allora gli altri sindaci potrebbero avere tutte le ragioni per addossare al comune di Corigliano Rossano, le responsabilità di una inefficace programmazione dello sviluppo territoriale. (l.latella@corrierecal.it)
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