COSENZA Riprende in Corte D’Assise a Cosenza il processo sulla morte di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza Calcio morto il 18 novembre 1989. Imputata nel processo, l’ex fidanzata Isabella Internò.
In Aula, il pentito Franco Pino è stato sentito in merito alla vicenda. «Non ero tifoso del Cosenza e non lo seguivo», ha esordito il collaboratore di giustizia, sollecitato dalle domande del pm Primicerio, del legale di parte civile Fabio Anselmo e dagli avvocati della difesa, Rossana Cribari e Angelo Pugliese. «Quando Denis Bergamini è morto ero latitante a Milano e ricercato dalla Procura di Paola». «Ho appreso della tesi dell’omicidio dai giornali e nel 2018 quando mi ha sentito il procuratore Facciolla. Quindi mi sono meravigliato del fatto che, se fosse stato così, mai nessuno all’epoca mi domandò di reperire notizie in merito. Posso dire che la mia percezione era quella che la società del Cosenza fosse disinteressata rispetto alla sua morte. Aggiungo che dal 1989 al 1995 si è sempre parlato di suicidio». Il pentito non era un appassionato di calcio, ma si sarebbe occupato della combine di alcune gare del Cosenza. La circostanza è già emersa in passato. Franco Pino, secondo il suo racconto, sarebbe intervenuto per truccare il risultato di due gare: Cosenza-Avellino nel 1990 e Cosenza-Pescara nel 1994.
Il secondo e ultimo testimone sentito in aula è Pasquale Coscarelli, perito di infortunistica stradale, incaricato dalla Procura di Castrovillari per effettuare una consulenza sulla dinamica del sinistro che ha provocato la morte di Bergamini. La sua è una ricostruzione smontata da più di un testimone chiamato a deporre nel procedimento in corso in Corte D’Assise. Coscarelli, nel suo lungo esame, ha ribadito più volte l’impossibilità manifestata all’epoca dei fatti nel redigere una consulenza supportata da importanti riscontri. La relazione era «un diario sullo stato dei luoghi perché – ha spiegato – non ho mai avuto elementi tecnici, nonostante avessi chiesto più volte la documentazione. Non la considerate una consulenza, la verità è che avrei dovuto rifiutare di stilare questo documento perché non avevo elementi tecnici, non ho mai visionato il cadavere di Bergamini, né il camion». In buona sostanza, il teste, aveva come uniche fonti il primo verbale redatto subito dopo l’incidente dal brigadiere Francesco Barbuscio (oggi defunto) e i dati raccolti in un sopralluogo effettuato il 28 novembre 1989 in compagnia dello stesso Barbuscio.
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