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La dichiarazione

Il ministro della Cultura: «Dante è il fondatore del pensiero di destra italiano»

Le parole di Gennaro Sangiuliano scatenato le polemiche dell’opposizione. Pupi Avati: uscita anacronistica

Pubblicato il: 14/01/2023 – 22:33
Il ministro della Cultura: «Dante è il fondatore del pensiero di destra italiano»

MILANO «Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri: la destra ha cultura, deve solo affermarla». Lo affermato oggi il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano intervistato da Pietro Senaldi nel corso della kermesse milanese di FdI, “Pronti, candidati al via”. «Quella visione dell’umano della persona la troviamo in Dante – ha aggiunto Sangiuliano – ma anche la sua costruzione politica credo siano profondamente di destra. Ma io ritengo che non dobbiamo sostituire l’egemonia culturale della sinistra, quella gramsciana, a un’altra egemonia, quella della destra. Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è dialettica».

Manzi (Pd): «Il ministro lasci stare almeno Dante»

«Il ministro Sangiuliano lasci stare almeno Dante – afferma Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura – capiamo che è un’ottima fonte di pubblicità e che al ministro piace pronunciare parole in libertà, ma non scomodiamo il padre della lingua italiana per analisi risibili e caricaturali. Invece di pensare a governare, all’inflazione che si mangia gli stipendi, alla benzina che rincara, si impossessano -senza timore di sembrare ridicoli- anche di Dante. Se non fosse un momento drammatico per il Paese ci sarebbe da ridere. Le parole improbabili del ministro Sangiuliano indicano chiaramente la qualità dell’esecutivo Meloni: tante chiacchiere e zero fatti».

Paita (Iv): «Meloni ha qualche problema con la scelta dei ministri»

«Se il ministro Sangiuliano deve andare a scomodare Dante per trovare un riferimento culturale alla destra, il ministro della cultura ha qualche problema con la storia e la Meloni ha qualche problema con la scelta dei ministri», scrive su Twitter Raffaella Paita, presidente del Gruppo Azione-Italia Viva in Senato. «Non ci spieghiamo come il ministro Sangiuliano abbia potuto considerare il sommo Poeta come “il fondatore del pensiero di destra in Italia” – commenta il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli -. Basterebbe il fatto che Dante stava con i guelfi bianchi e chi lo ha esiliato sono i neri: ogni altra considerazione è superflua. Per questo il ministro della Cultura fa riferimenti culturali sbagliati, perché dovrebbe sapere che Dante nel 1302 fu costretto all’esilio proprio perché militava nei guelfi Bianchi e voleva uno stato laico, attaccava duramente il trasformismo della politica e auspicò la funzione regolatrice del diritto e la socialità dell’uomo, temi che non sono propri della destra di Giorgia Meloni. Quindi consigliamo al ministro di lasciare perdere Dante, perché i riferimenti culturali della destra oggi sono Trump e Bolsonaro».

Pupi Avanti: «Uscita del ministro anacronistica»

Il suo Dante ha fatto commuovere 1.000 studenti di Citanova appena ieri in una delle decine di proiezioni scolastiche con cui il film di Pupi Avati prolunga la sua vita oltre la proiezione in sala. Il regista, che si è documentato per mesi diventando ancora più di prima un grande appassionato del Sommo Poeta, interpellato dall’Ansa sulle dichiarazioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano giudica l’uscita, «sia detto senza alcuna polemica, un po’ pretestuosa. Nel senso che il valore di Dante, il motivo per il quale è sopravvissuto fino ad oggi e oltre oggi è la sua dismisura poetica, immensa, misteriosa, non certo la sua posizione politica».
Avati giudica l’uscita del ministro «anacronistica, visto che parliamo di 700 anni fa e di un contesto completamente diverso. Non la sua posizione politica nè la sua omniscienza lo ha reso immortale, considerato il tempo medioevale, e neppure l’uso del volgare, ma semmai il volgare applicato ad una opera poetica cosi vasta». Nel film, con Sergio Castellitto-Boccaccio e Alessandro Sperduti-Dante, «mi sono ben tenuto alla larga dall’attribuirgli una posizione politica. Alcuni dantisti lo hanno analizzato per le sue scelte, ma Dante ‘si mise in proprio’, disgustato da tutto e il periodo peggiore della sua vita al quale attribuisce le sue disgrazie furono i due mesi in cui fu priore “scendendo’ in politica». «Se penso a Dante – aggiunge Avati all’Ansa – e all’ideologia non mi verrebbe mai in mente la destra ma diciamo ad onore del vero che la visione delle cose del mondo di Dante è totalmente inapplicabile all’oggi, con un mondo davvero diverso. E anche Benedetto Croce la pensava così. Ripeto, senza polemica con il ministro che stimo, ma il valore di Dante è la sua dismisura poetica», conclude il regista, sottolineando di avere voluto nel film dare una visione di Dante spiritualmente alto «più vicino alla mia sensibilità che non è connessa a destra nè a sinistra».

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