REGGIO CALABRIA Un circuito riservato per poter discutere degli affari legati all’acquisto dei carichi di cocaina dalla Calabria, sfruttando comunicazioni con utenze “citofono” ma, soprattutto, i “criptofonini”, considerati a tutti gli effetti degli strumenti formidabili per eludere le investigazioni perché, oltre a non consentire intercettazioni telefoniche o telematiche, consentono anche la formattazione da remoto. E cioè se un corriere della droga dovesse essere fermato e perquisito dalle forze dell’ordine, a distanza è possibile formattare a distanza il dispositivo in modo da non poter acquisire elementi investigativi dal sequestro e dall’analisi del dispositivo. È uno dei passaggi inseriti nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Palermo, Lirio G. F. Conti, relativa all’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato all’arresto di 22 persone.
Ed effettivamente, riporta il gip, è quello che è accaduto in occasione della perquisizione nei confronti di Renzo Logioia, arrestato in flagranza mentre trasportava sulla sua Audi Q7 quasi 20 chili di cocaina. All’interno della sua auto, infatti, i militari della Guardia di Finanza hanno trovato anche due smartphone associati a sim con gestore esteri sconosciuti. Poco dopo l’arresto, però, uno dei dispositivi, un V-Smart modello Joy 2+, si è spento automaticamente, senza che nessuno dei militari avesse provveduto a farlo. Durante l’indagine gli inquirenti hanno accertato come Salvatore Orlando, tra gli arrestati insieme alla moglie Veronica Cusimano, agendo per conto dei fratelli Fascella avessero la disponibilità di telefoni criptati, fomiti dai sodali calabresi e utilizzati proprio per interloquire con quest’ultimi per pianificare e organizzare i traffici di cocaina. Dalle intercettazioni poi gli inquirenti hanno scoperto che ogni giorno lo stesso Salvatore Orlando mandava un messaggio di “buongiorno” ai sodali calabresi, ottenendo la stessa risposta. Un gruppo ben accorto, dunque, perché gli inquirenti hanno accertato l’utilizzo di altri dispositivi criptati riducendo al minimo le possibilità di essere intercettati.
Ma non tutto è andato secondo i piani o le speranze del gruppo. L’agenzia Europol, dopo aver avviato un’operazione di polizia, ha scardinato il sistema di chat crittografato “Sky Ecc”, utilizzato dai vertici del gruppo criminale, provocando la temporanea interruzione delle comunicazioni tra il gruppo palermitano e quello calabrese. «Marti… c’è il telefono nero, me lo porti poi?». È Veronica Cusimano, il 5 marzo 2021, ad accorgersi che il telefono criptato non funzionasse più, ipotizzando anche una formattazione da remoto da parte dei sodali calabresi. «(…) tanto non si accende più Marti’, forse l’hanno bloccato, non lo so, vedi…». Interessato dalla vicenda, anche Giuseppe Fascella suggerisce, poi, di distruggere il dispositivo crittografato con un martello, ma la Cusimano ribatte: «(…) no, come ha fatto l’ultima volta mia figlia, bruciò tutto e lo mise nel coso piccolo del negozio…».
Oltre all’utilizzo di sistemi criptati per le comunicazioni, il gruppo criminale sgominato dalla Guardia di Finanza di Palermo, così come riporta il gip nell’ordinanza, cercava di sfuggire alle indagini anche attraverso la dimora in strutture alberghiere in assenza di regolare registrazione. In questo scenario gli inquirenti riescono a ricostruire un incontro la consorteria criminale di Palermo e quella calabrese, dal 14 al 18 agosto del 2020 in Calabria tra Bianco e Bovalino, nel Reggino, territorio della famiglia Barbaro. C’è una intercettazione del 2 marzo del 2021 quando Veronica Cusimano e il marito Salvatore Orlando si trovano nell’abitazione dei genitori e la donna chiede di trovare sul suo telefono – in quel momento sotto intercettazione – di mostrarle le foto scattate in Calabria. «(…) qua siamo in Calabria» dice alla madre «Siamo a? Come si chiama il paese? Bovalino, Bianco? A Bianca?» chiede Cusimano al marito che le risponde: «Africo, Bianco… basta, non li nominare questi paesi però… sennò ci arrestano!». Nel corso della conversazione emerge un altro dettaglio significativo. I coniugi raccontano un episodio avvenuto proprio quando erano in Calabria, quando nel corso di una giornata passata in spiaggia si erano imbattuti in un uomo di origini siciliane che, avendo sentito il loro dialetto, avrebbe chiesto da dove venissero. «(…) siamo in spiaggia, in spiaggia non c’è nessuno, noi altri ed un’altra famiglia» dice Orlando «…prende e si gira “ma siete di Palermo?” già dalla faccia era sbirro…».
Nel corso della stessa conversazione Orlando riferisce poi di essersi rivolto al proprietario della struttura alberghiera dove soggiornava per chiedere, di fatto, di non essere registrati. «(…) gli ho detto “ascolta”… siccome lui sapeva che noi altri eravamo forestieri… per evitare camurrie la… non dobbiamo comparire… infatti neppure il documento gli ho dato…». «Non ti creare nessun problema, voi siete fantasmi… a mio suocero non gli interessa nulla…», questa la risposta ricevuta. «Partimmo per fare solo il ferragosto, il sabato e la domenica, e invece tutta la settimana…». Una trasferta in Calabria di poco più di quattro giorni per incontrare – secondo gli inquirenti – i fratelli Barbaro. A rivelarlo, oltre a Salvatore Orlando è stata la stessa Cusimano nella conversazione intercettata. «Mi, perché poi venne quello, no, avete accettato dai nostri soci, stasera dovete stare con noi, stasera dovete stare con me a cena fuori, poi veniva l’altro, ieri avete accettato a quello, stasera la mangiata con tutti noi, ma devi vedere i posti dove andavamo…». E ancora: «(…) l’ultima mangiata fu quella con l’autista» e, secondo gli inquirenti, il riferimento è a Rocco Pizzinga, cl. ’74 tra gli arrestati, considerato, come un corriere della droga che avrebbe effettuato diverse trasferte per consegnare ai le partite di cocaina provenienti dalla famiglia Barbaro. È lui, infatti, a telefonare nel pomeriggio del 14 agosto 2020 il titolare di una struttura ricettiva a Bianco per chiedere la disponibilità di due camere doppie. «Pronto, sono Rocco Pizzinga, vi disturbo? (…) avrei bisogno di due doppie, ne abbiamo per stasera? (…) sì o doppia o matrimoniale… quella che c’è…». Nella notte Pizzinga contatta un altro numero per chiedere la disponibilità per una stanza. «(…) perché mi hanno fatto la sorpresa dei miei amici (…) sì, sono quattro adulti e due bambini», per gli inquirenti chiaro riferimento alla famiglia di Giuseppe Fascella, lui, la moglie ed i due figli, oltre a Veronica Cusimano e il marito, Salvatore Orlando. (g.curcio@corrierecal.it)
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