LAMEZIA TERME Tutto parte da un’inchiesta che nel 2016 la Dda di Catanzaro aveva affidato alla Dia di Catanzaro. Il nome in codice dell’indagine è “Brooklyn” e, si scoprirà poi, riguarda i lavori sul ponte Morandi di Catanzaro. Questa inchiesta ha dei punti di contatto con il maxi processo Rinascita Scott. E non solo perché una delle figure centrali è l’ex finanziere della Dia Michele Marinaro (accusato di corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso e rivelazione di segreti d’ufficio), imputato anche in Rinascita con l’accusa di concorso esterno.
Le due inchieste si incrociano nelle parole del collaboratore di giustizia Andrea Mantella che, sentito nel maxi-processo ha raccontato di un interrogatorio datato 14 dicembre 2016. Un interrogatorio del quale Mantella parla durante l’udienza del 4 maggio 2021. Mantella ricorda che non erano presenti magistrati e nemmeno il suo avvocato, solo due soggetti: uno bassino che Mantella ricorda brizzolato (a verbale ricordava che avesse i capelli neri) e un altro alto e coi capelli rossi. Quello che Mantella ricorda sono le domande, fuori registrazione, dell’uomo bassino. L’interrogatorio registrato durò pochi minuti, ricorda Mantella. Quello che sembrava attirare maggiormente l’interesse dell’uomo bassino erano le chiacchierate a microfoni spenti sul tema colletti bianchi. Una sorta di pre-interrogatorio che sarebbe stato condotto proprio da Marinaro (quello che il collaboratore ricorda come bassino) ma che – ha sostenuto nel corso della discussione difensiva l’avvocato Aldo Ferraro – in realtà non c’è stato così come non è stata volontà di Marinaro quella di interrogare Andrea Mantella.
La difesa sostiene che questo interrogatorio di Mantella non è stato voluto dalla Dia di Catanzaro (che conduceva le indagini su Brooklyn) e che aveva chiesto di sentire i collaboratori Gennaro Pulice e Giuseppe Giampà. Il 28 ottobre 2016 l’allora pm della Dda di Catanzaro Elio Romano ha delegato la Dia a sentire anche Andrea Mantella (previa autorizzazione del pm d’area che allora era Camillo Falvo), Pasquale Giampà e Domenico Giampà. Il 29 novembre 2016 arriva l’autorizzazione a sentire anche Mantella.
La Dia centrale – continua l’avvocato Ferraro – organizzò l’incontro col collaboratore il 13 dicembre, il giorno prima. Secondo la ricostruzione accusatoria Michele Marinaro si interfacciava con un altro imputato eccellente: l’avvocato Giancarlo Pittelli, chiave di volta nei i rapporti tra la cosca Mancuso e i colletti bianchi.
Documenti alla mano, biglietti del treno compresi, la difesa sostiene che non solo gli orari riportati da Mantella su questo presunto interrogatorio fuori registrazione non corrispondono ma Ferraro va oltre affermando che il punto cruciale non è nemmeno quello.
«Il problema non è quello perché anche quando voi doveste ritene dimostrata questa contingenza, l’imputazione è un’altra, l’imputazione esige che il maresciallo Marinaro abbia veicolato attraverso l’avvocato Pittelli eventuali notizie, apprese nel corso di quella escussione del 14 dicembre 2016, ai vertici dell’associazione. Quindi tutto ciò che è stato detto rispetto al 14 dicembre 2016 è assolutamente inconferente rispetto a quello che è l’editto imputativo perché, al contrario, avremmo dovuto avere la positiva dimostrazione che dopo il 14 dicembre 2016, ammesso e non concesso che siano state acquisite quelle informazioni fuori verbale, occorreva la dimostrazione che quelle informazioni siano state condivise con l’avvocato Pittelli cosa che era preordinata e funzionale a una successiva, ulteriore trasmissione nei confronti dei vertici della cosca. E noi non abbiamo nulla, abbiamo il più totale vuoto dimostrativo rispetto a contegni che siano successivi al dicembre del 2016».
«Nessuno mai – prosegue l’avvocato –, neppure l’attività intercettiva ha restituito un dato attestante la disponibilità in capo al sodalizio perché, nel momento in cui finiscono i 180 giorni dall’inizio della collaborazione di Andrea Mantella, pare che quello stato di fibrillazione sia cessato. E così certamente sarà stato perché da dicembre del 2016 in avanti abbiamo il più totale vuoto dimostrativo di una eventuale trasmissione o condivisione di notizie, prese in quell’interrogatorio del 14 dicembre 2016, con Pittelli e quindi con la cosca».
Il momento di fibrillazione del quale parla Ferraro si riferisce al momento in cui le cosche vibonesi apprendono che Andrea Mantella stava collaborando con la giustizia. Da quel momento si mettono alla ricerca dei verbali del collaboratore e anche di informazioni su quanto potesse avere dichiarato e riguardo a chi.
« Nelle requisitoria del dottore De Bernardo e della dottoressa Frustaci, più volte si è fatto riferimento al momento di fibrillazione – dice Ferraro –. Il sodalizio si rivolge al concorrente esterno perché vive un momento di fibrillazione particolare e ha bisogno del raggiungimento di una utilità materiale che, nello specifico, è rappresentata nel reperimento di informazioni in relazione all’attività collaborativa con la giustizia di Andrea Mantella. È necessario verificare se il sodalizio abbia ottenuto quello specifico dato perché è stato quello ha spinto il sodalizio a rivolgersi a un concorrente esterno. Si vogliono le dichiarazioni integrali di Andrea Mantella. Verificare se quelle dichiarazioni siano arrivate, anche sotto forma di informazioni».
«Tutte le sentenze che si sono occupate di concorso esterno – sostiene l’avvocato – hanno avuto la capacità di mantenere una sorta di rigore dimostrativo rispetto a quella che è l’oggettività del reato di concorso esterno. Perché in tutte le sentenze, troviamo scritto che nella condotta di concorso esterno troviamo quelle aggettivazioni che la condotta deve avere: concreta, specifica, consapevole e volontaria. Condotta capace di arrecare un contributo al rafforzamento o alla esistenza in vita dell’associazione». Caratteristiche che nella condotta di Marinaro la difesa non riscontra al punto di parlare di «ontologica esclusione della gravità indiziaria del concorso esterno». «Siamo nell’ambito del sospetto – dice Ferraro –, l’indizio è ben altro». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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