«Di Calabria si scrive poco», chiosavo la settimana scorsa in questa rubrica. Ma per fortuna c’è chi ne scrive con scavo e raziocinio. E’ il caso del giornalista e scrittore Domenico Nunnari, fresco reduce di una approfondita disamina su Reggio Calabria e il suo declino che a parere dell’articolista somma ormai mezzo secolo. Di Nunnari, domenica passata, ha scolpito un ricco approfondimento su Calabria.live il suo collega della Rai, Pino Nano (voto “dieci” per questa felice stagione pubblicistica della maturità).
Nelle notizie di contesto si ricava che la concezione unitaria della Calabria di Nunnari ha diverse origini. Figlio un autista di bus nato a Villa San Giuseppe, cresciuto a Bagnara, giornalista a Catanzaro della Gazzetta, poi alla Rai a Cosenza, con sguardo nazionale per frequentazioni e appartenenze che ne hanno forgiato un destino mediterraneo e di sincero meridionalista.
Nunnari origina la sua riflessione su Reggio Calabria partendo dal recente disastro della Reggina. Vicenda usata come metafora per analizzare il declino di Reggio Calabria. Una città ammalata di solitudine, incompresa, male amministrata, assediata dalla mafia, ci ricorda Nunnari che, evitando peggiorismi a priori, ne salva solo alcune brevi primavere. In effetti la stagione di Italo Falcomatà conveniamo che aveva creato salutari anticorpi di resistenza, oggi minoritari e spesso traditi da chi meno te lo aspetti. Condivido molto l’analisi del giornalista quando con piglio civico, ammonisce sul fatto che la questione riguarda tutte le città calabresi e chiede “una tregua nella guerra assurda dei municipalismi”. E da Reggio, Nunnari non manca di dare la notizia positiva. Quella di Angelina De Salvo, comunicatrice del Mibact, che adopera i social con impegno di cittadinanza attiva. Di recente, in una sua invettiva “di stile sciasciano” ha denunciato lo stato di abbandono e degrado del tapis roulant del centro città, tra l’altro fermo e immobile come Prodi nella celebre gag di Guzzanti. Dopo 48 ore dal municipio reggino hanno ben pensato di effettuare un’azione di bonifica. Sulla ripresa del servizio nulla si sa.
Caro Nunnari siamo in buona compagnia. Questa rubrica nel dicembre dell’anno scorso assegnò ad Angelina Di Salvo un “nove” per i salvataggi urbani collettivi che guida. Le assegno lo stesso voto. La Calabria e i calabresi hanno bisogno della sua penna arguta e mediterranea.
Non concordo per nulla, invece, con Nunnari, quando scrive che “il calcio non appartiene alle cose serie”. Pasolini ci ha addirittura spiegato che il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. Per restare al prosaico, sulle tragicomiche vicende della Reggina devo far notare che la Sampdoria ha ricevuto dal Fisco italiano un taglio del debito per evitare il fallimento. Dei 50 milioni di tasse e debiti ha ricevuto una detrazione del 65 per cento con una transazione di 17 milioni da pagare in dieci anni. Non è un complotto contro Reggio. La Reggina poteva avvalersi della stessa opzione. Ma ha offerto una pallida contropartita del 5 per cento, 30 punti in meno di quello che ha pagato la proprietà blucerchiata. Ma la dirigenza ha sbagliato tutto. La politica populista che ha sostenuto l’inutile ricorso amministrativo doveva imporre consigli fiscali adeguati per evitare il fallimento. Approfitto anche per dire la mia sulla manifestazione d’interesse che era arrivata dal signor Bandecchi della Ternana. È stato meglio stare alla larga da un presidente automunito di milizia privata.
***
La Corte dei Conti ha assolto l’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, dall’accusa di aver affidato una consulenza di tre anni a Franco Pacenza. Per i magistrati era legittimo deliberare un incarico fiduciario, e quindi, è decaduta la richiesta di risarcimento danni per 120000 euro. Una perla nera che si aggiunge ai diversi procedimenti giudiziari penali finiti in castelli in aria e che con un safari prolungato hanno ammazzato politicamente Mario Oliverio, privandolo del giudizio degli elettori. Probabilmente lo avrebbero bocciato, non lo sapremo mai. Egli, quindi, è il signor K del processo calabrese kafkiano. Nel celebre romanzo sta scritto: “La sentenza non viene ad un tratto, è il processo che poco a poco si trasforma in sentenza.”
***
È morto Guido Rhodio a 87 anni. Guidò la Regione dal 1992 al 1994 con doroteismo democristiano senza incidere sulla complessa transizione del periodo. Fu solo ordinaria amministrazione.
***
Cronache recenti di ‘ndrangheta. Non commento mai operazioni di decine di arresti. L’inoppugnabilità delle prove è sempre molto labile. Ma nel caso di “Maestrale”, apprendere che si è ricostruito il terribile e orripilante omicidio di Maria Chindamo consegna una soddisfazione collettiva. E’ stato arrestato anche in Germania il latitante Valerio Saverio Crivello, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Serpa. Non averlo ben controllato agli arresti domiciliari in Veneto fidandosi del braccialetto elettronico non depone bene per gli inquirenti; meno male che dopo tre anni ritorni in una patria galera. Diceva Falcone che la mafia non è affatto invincibile: “è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.” Auspichiamo di poter assistere alla fine della ‘ndrangheta.
***
Dispute di esperti sulle ricette valide per un turismo calabrese vincente. Troppa teoria per esprimere un giudizio. Segnalo, invece, che il giovane youtuber oppure content creator fate voi, Daniele Ciniglio da Ottaviano, una certa notorietà per essersi fatto molto apprezzare ad “Italia got’s talent” per un monologo umoristico sulla Camorra, questa estate è tornato a farsi notare con un ottimo video sulle vacanze nella Calabria, ma già in passato si era cimentato a promuovere la nostra regione. L’ironia partenopea bellissima decanta e racconta con ironia in tre minuti e mezzo la Calabria nascosta di molte località, i prezzi bassi, la bellezza dei luoghi, una filosofia del tempo magnifica, il mare per tutti mai affollato. Altro che spot milionari. Una semplicità diretta e molto convincente. A Daniele Ciniglio il nostro “dieci” di gratitudine. Al presidente Occhiuto il consiglio di riprendere nella sua comunicazione social questo contributo pop e artigiano.
***
Tra tanti festival culturali in corso di svolgimento segnalo “Estate a Casa Berto” nei luoghi adottati dal celebre scrittore del “Male oscuro” a Capo Vaticano. Aveva detto qualche mese fa Antonia, la figlia unica di Berto, ad Eugenio Furia per le pagine di cultura di Repubblica: «Siamo qui per sfatare i miti più radicati quando si parla di Calabria, di Capo Vaticano. Vogliamo raccontare il territorio da una prospettiva diversa, inedita, fatta di cultura, cinema, attualità, arte. Il nostro sogno è di far diventare Casa Berto un parco letterario che possa essere luogo di residenza e formazione per giovani penne, scrittori, sceneggiatori, drammaturghi e giornalisti. Perché siamo convinti che questo luogo non può più essere una fugace parentesi estiva, ma al contrario un generatore di cultura, confronto ed esperienze». Alla figlia di un veneto che ha scelto la Calabria come terra elettiva come non dare voto “dieci”. Nel frattempo Eugenio Furia è entrato a far parte della squadra del nostro Corriere. Il mio benvenuto ad una delle tastiere più creative della Calabria. (redazione@corrierecal.it)
x
x