COSENZA La figura di Roberto Porcaro all’interno della mala bruzia è ingombrante. Dopo l’arresto di Francesco Patitucci è lui ad occuparsi della gestione del clan degli “Italiani” e i suoi metodi non sono apprezzati da tutti i sodali. C’è chi si limita ai meri compiti di esecuzione, chi invece si “ribella” e rischia di rimetterci la vita. E’ il neo pentito cosentino Francesco Greco a raccontare ai magistrati della Dda di Catanzaro quanto di sua conoscenza in merito alle fibrillazioni interne al gruppo criminale. Il collaboratore di giustizia riferisce di due aggressioni verificatesi nel 2017.
«In particolare c’è stata una tentata gambizzazione ai danni dell’uomo di fiducia di Mario Piromallo, il motivo di questa azione risiedeva in alcune questioni irrisolte tra il gruppo di Mario Piromallo ed il gruppo Perna, legate prevalentemente alla gestione del narcotraffico sulla città di Cosenza». Secondo il pentito, «i Perna non volevano contribuire nella spartizione unitaria dei proventi di spaccio». Sempre secondo la narrazione suggerita dal collaboratore, «Piromallo aveva schiaffeggiato un soggetto, poi deceduto, all’epoca facente parte del gruppo Perna, il quale gli aveva preteso di mantenere autonomia nell’attività di spaccio». Tuttavia il tentativo di gambizzazione non andò a buon fine, «i colpi furono esplosi ma lui non fu attinto». L’episodio non lascia inerme Roberto Porcaro, deciso a vendicare l’agguato. «Pianificò l’omicidio del cugino di Marco Perna, incaricando a tal fine Massimo D’Elia come esecutore materiale ed indicandogli espressamente di “colpirlo in pancia”». Greco conosce bene i dettagli dell’accaduto, è lui stesso a confermarlo quando sostiene di aver «accompagnato in macchina Massimo D’Elia in una strada di Saporito che io ritengo essere stato un sopralluogo per la successiva azione di fuoco. Preciso che Mario Piromallo era tuttavia di contrario avviso circa l’opportunità di commettere tale omicidio». La posizione di Mario Piromallo, detto “Renato”, avrebbe lasciato indifferente Porcaro. «Qualche giorno dopo aver accompagnato D’Elia si è verificato il tentato omicidio, laddove in quella stessa zona massimo D’Elia ha sparato tuttavia mirando ai piedi e senza colpirlo, di fatto contravvenendo all’ordine di Roberto Porcaro e seguendo il suggerimento di Mario Piromallo». Del fatto, il pentito viene reso edotto direttamente dall’ex reggente degli “Italiani”. «Si lamentava del fatto che D’Elia non avesse ottemperato a quanto da lui ordinato».
E’ la fine del 2017, e nel clan cosentino l’equilibrio sembra di nuovo precario. Si registra un’altra aggressione questa volta «ad opera del gruppo degli “Zingari” ai danni proprio di Massimo D’Elia, all’esito di una discussione presso una discoteca di Arcavacata». Nell’occasione, spiega il pentito «D’Elia non fu difeso da Roberto Porcaro che in quel periodo iniziava a stringere rapporti con il gruppo degli “Zingari”. Dopo queste vicende Massimo D’Elia si è progressivamente allontanato per avvicinarsi a Mario Piromallo, Salvatore Ariello ed Antonio Illuminato». A non essere «difeso» da Roberto Porcaro sarebbe stato anche Carmine Caputo, vittima di «un pestaggio».
Dopo aver deciso di non collaborare più con Roberto Porcaro, Massimo D’Elia avrebbe iniziato a pensare di far fuori l’ex reggente degli “Italiani”. La circostanza emerge nel verbale reso dinanzi ai magistrati dal pentito Francesco Greco, l’1 agosto del 2023. «Nel 2019 poco prima di essere arrestato, mi chiese se avessi potuto procurargli un “appuntamento” con Roberto Porcaro. Su mia espressa richiesta se volesse parlargli, D’Elia mi rispose invece che voleva “cacciare questo pensiero per tutti”, con ciò intendendo uccidere Roberto Porcaro, tendendogli un agguato, per conto di tutta l’associazione». Greco avrà modo di commentare l’episodio con alcuni soggetti reclusi durante il suo periodo di detenzione a seguito dell’arresto nell’inchiesta “Reset“, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ed «a commento del pentimento di Roberto Porcaro». Il collaboratore di giustizia ne parla con «Alberto Superbo detenuto nella mia stessa sezione; lo stesso mi ha esternato la sua considerazione circa il fatto che non potesse essere una iniziativa autonoma del Massimo D’Elia ma che sicuramente la decisione era stata assunta da Mario Piromallo, Salvatore Ariello ed Antonio Illuminato».
x
x