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l’inchiesta della Dda

La consorteria lametina mette nel mirino un pusher di Pianopoli. «Questa sera lo sparavo eh»

Alcuni indagati, intercettati, discutono di uno spacciatore. «Ero andato a prendere il canne mozze»

Pubblicato il: 06/02/2024 – 15:07
di Fabio Benincasa
La consorteria lametina mette nel mirino un pusher di Pianopoli. «Questa sera lo sparavo eh»

LAMEZIA TERME Il 5 e 6 ottobre 2020, l’utenza intestata a Giuseppe Bova (indagato) viene intercettata. I militari ascoltano e registrano una conversazione in cui Concetto Trovato (indagato) riferisce «a suo genero di aver ricevuto la visita di compare Giovanni»: il riferimento è alla figura di Giovanni Roberto (anch’egli indagato) che «gli aveva riferito di recarsi in un posto non meglio indicato». Passano pochi minuti e Trovato riferisce al genero che «dovevano far visita al pusher Tommaso Boca (indagato)». Quest’ultimo – da quanto emerso nel corso delle indagini svolte dai carabinieri di Lamezia Terme e coordinate dalla Dda di Catanzaro – «era incaricato, dalla consorteria criminale, allo spaccio di sostanza stupefacenti nel territorio di Pianopoli». L’appuntamento organizzato dai soggetti protagonisti della conversazione – finita al centro dell’inchiesta conclusa stamane con l’esecuzione di 14 misure cautelari (leggi qui) – è una sorta di regolamento dei conti, considerata la presenza di fibrillazioni all’interno del presunto sodalizio criminale dedito soprattutto allo spaccio nel Catanzarese.

I problemi con il pusher

E’ Giovanni Roberto, creatore e amministratore del gruppo di messaggistica denominato “Cannabinoidi”, a conversare con Concetto Trovato al quale confessa di dover «prendere provvedimenti con Tommaso (Boca)». Roberto racconta di un suo precedente incontro con Antonio Pulitano “alias Tonino motore”. «Dice che Tommaso gli ha detto a … lui e a…quel ragazzo di Fronti (…) “non ci andate la sotto dallo zio… gli ha fatto … che adesso là succede un bordello, che cosi che collì”». Gli animi sono tesi e Giovanni Roberto palesa a Giuseppe Bova la volontà di «sparare» Tommaso Boca con «fucile a canne mozze» in suo possesso. «Questa sera lo sparavo eh! Ero andato a prendere il canne mozza. In casa l’avevo». Le tensioni con Tommaso Boca, convincono Trovato, Bova e Roberto a «sospendere per il momento i rapporti lavorativi». Nel dialogo è Trovato ad ordinare al genero di recarsi da Boca per recuperare i proventi della vendita dello stupefacente affidatogli. «Se no poi se vedo che tu non sei duro poi devo andare io a forza!». Mentre tutti e tre i presunti «vertici della consorteria» concordano nel recidere i rapporti con Boca. «Noi non gliene diamo più! mò io dico non gliene diamo più compà!».
Nella conversazione emerge come Boca avesse «prelevato 10 kg di stupefacente e che era in possesso di un fucile». Trovato dice: «i primi due chili glieli abbiamo dati a tremila euro..» e Bova: «il bastardo se le mangia, ma pure per comprarsi il cazzo del fucile, se l’è mangiati». Il pusher messo all’angolo dai vertici della consorteria avrà modo di incontrarsi con Bova al quale fornirà rassicurazione sulla consegna dei proventi relativi allo spaccio di droga. «Vediamo se il prossimo sabato, altrimenti per il venerdì prossimo però ti scrivo, giusto prima…». (f.benincasa@corrierecal.it)

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