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Bassetti: «In estate focolaio di morbillo e non saremo pronti»

Il direttore del centro malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova nell’anniversario per le vittime del Covid-19

Pubblicato il: 19/03/2024 – 15:42
Bassetti: «In estate focolaio di morbillo e non saremo pronti»

«Credo di essere stato forse l’unico che ha ammesso di aver sbagliato tutto di quel gennaio. Pensavamo fosse un problema remoto anche perché non ci dicevano tutta la verità. Non pensavo potesse arrivare un virus così aggressivo»: così il prof. Matteo Bassetti, direttore del centro malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, nel corso del programma di Radio Cusano Campus “L’Italia s’è desta”, intervistato dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e Roberta Feliziani in merito all’anniversario per le vittime del Covid-19.
«Ho sicuramente sottovalutato il fenomeno anche per colpa delle frottole che venivano raccontate dai cinesi . ha continuato Bassetti -. Nel febbraio del 2020 si è cominciato a realizzare che il problema sarebbe arrivato e da lì mi sono dato da fare come tutti i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e tutte le persone che hanno fatto un lavoro straordinario ma supportato molto poco dall’organizzazione politica e istituzionale del tempo», ha sottolineato.
«Perché il lavoro grosso del 2020 è stato fatto da 4-5 regioni italiane:la Lombardia, il Veneto, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna. Le istituzioni vicine sono state le regioni, in quel periodo erano loro con noi e vedevamo sempre il governo centrale un po’ lontano. Sto parlando ovviamente da operatore sul campo e quindi credo che una commissione di inchiesta sia giusta nel momento in cui va ad analizzare quelle che sono statele decisioni politiche», ha risposto Bassetti in merito alle recenti disposizioni per una commissione d’inchiesta.
«È giusto che la politica analizzi e dica cosa sia stato giusto o meno per cercare di capire cosa fare nel futuro se si dovrà avere a che fare con situazioni simili. Diverso è se la commissione parlamentare decide di entrare nel campo del metodo scientifico: lì rischiamo una veramente una brutta figura di fronte al mondo», ha precisato Bassetti. «Ricordo ai parlamentari, alla politica, che per dimostrare se un vaccino funzioni o no, ci sono degli enti regolatori il cui mestiere è proprio quello di valutare gli studi clinici, valutare il farmaco per quelli che sono i rischi e benefici e poi approvarlo. Se la politica fa un’invasione di campo fa evidentemente qualcosa che non le spetta. Quindi attenzione a fare queste proposte populiste. D’accordissimo sulla commissione d’inchiesta sulle decisioni politiche, ma attenzione che non diventi una commissione che vada a svalutare il mondo medico scientifico perché quello non è il suo compito».
In merito alle principali cause di quelle morti, Bassetti ha voluto chiarire: «Cerchiamo di sfatare un mito diventato un mantra politico, certamente non era un buon protocollo ma era quello che aveva tutto il mondo. Di fronte a una malattia infettiva nuova che cosa devi fare? Devi osservare l’evoluzione dei sintomi e poi eventualmente ricoverare in una fase più avanzata il malato in ospedale».
E alla domanda se quel protocollo avesse messo i medici in una posizione di difficoltà, Bassetti ha risposto dicendo: «Assolutamente no. Quel protocollo non era assolutamente vincolante, le balle che vengono raccontate dal mondo negazionista non sono assolutamente vere. Sono morti in tanti perché in quel momento il sistema non era pronto a stare dietro a una pandemia di quel tipo. Un’infezione nuova ha avuto bisogno di tempo. L’Italia è stato il primo paese occidentale ad affrontarla senza avere nessun tipo di informazione dai cinesi e questo va detto. Abbiamo dovuto fare in qualche modo e capire come curarla sul campo».
Sulle accuse in merito alle mancate autopsie Bassetti ha continuato: «Sono balle assurde che raccontano i negazionisti. La prima autopsia al mondo per quanto riguarda i malati di Covid è stata fatta a Bergamo nel febbraio del 2020”.E tornando alla giornata in memoria delle vittime del Covid, il Direttore del San Martino di Genova ha voluto replicare, “siamo arrivati a fare polemiche sul 18 di marzo come per il 25 aprile, a dire che sono date divisive e questo è una cosa allucinante. In un paese civile che ha visto morire così tanta gente è assurdo che ci possa essere chi si divide sulla commemorazione dei morti per il Covid».
Il professore ha infine analizzato lo stato attuale dell’Italia in vista di un’ipotetica altra possibile pandemia. “«l problema – ha spiegato Bassetti –  è che la situazione organizzativa dei nostri ospedali e del nostro territorio è esattamente la stessa del 2020. Quindi se non eravamo pronti allora, credo che non saremmo pronti neanche oggi. Il problema vero è che il piano pandemico deve essere fatto dai tecnici ed è identico a Roma, a Parigi, a New York e a Sterling, non può essere diverso. Ci sono delle misure che devono essere prese dai tecnici, non possiamo pensare che ci sia un piano pandemico di sinistra e uno di destra».
Si è poi parlato dell’allerta morbillo, l’aumento di casi nel nostro Paese e il crescente negazionismo no-vax. «Non ci si rende conto che i vaccini hanno cambiato in meglio la nostra esistenza, ci hanno fatto arrivare a vivere così a lungo – ha ribadito Bassetti – c’è un’epidemia in corso a Rieti con 22 casi e quindi c’è un problema anche in Italia. Già quest’estate in Italia scoppierà un grosso focolaio epidemico di morbillo, perché non siamo minimamente in linea con quella che è la protezione minima per far sì che il morbillo non circoli. Siamo tra i paesi peggiori in Europa per quanto riguarda la copertura vaccinale nei confronti del morbillo», ha concluso Matteo Bassetti.

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