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il caso

Ferito con il machete a Torino, fermato un 23enne di origini nobili

Svolta nell’indagine sull’agguato nel quartiere Mirafiori. Alla vittima amputata una gamba

Pubblicato il: 20/03/2024 – 20:56
Ferito con il machete a Torino, fermato un 23enne di origini nobili

TORINO Svolta nell’indagine sull’agguato a un giovane nel quartiere Mirafiori di Torino, gravemente ferito a colpi di machete lunedì sera. In questura è stato portato un 23enne, Pietro Costanzia di Costigliole, originario di Milano, fermato con l’accusa di tentato omicidio. Sarebbe un discendente di un ramo di un’antica e nobile famiglia piemontese. Pietro risulta nato a Milano e residente a Torino, anche se per un lungo periodo ha soggiornato in Spagna. Negli archivi araldici risultano tracce di Costanzia, signori di Costigliole, già nel XIII secolo. Il capostipite sarebbe Antonio, investito della signoria nel 1247.
Il sospettato è stato ascoltato dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Mario Bendoni, in presenza di due avvocati difensori e ha affermato di essere completamente all’oscuro dell’episodio. Quando è stato fermato dalla polizia pare che fosse convinto che si trattasse dell’esecuzione di un provvedimento dell’autorità giudiziaria iberica, visto che in Spagna aveva soggiornato per un certo periodo.
Una caccia all’uomo quella degli investigatori della squadra mobile della questura del capoluogo piemontese che era iniziata lunedì pomeriggio. Subito dopo il ferimento del 24enne si erano messi sulle tracce dei suoi aggressori. Le condizioni del giovane, ricoverato all’ospedale Cto, rimangono gravi. I chirurghi lo hanno sottoposto a un intervento durato oltre quattro ore in cui gli hanno dovuto amputare la gamba sinistra, seriamente compromessa per i colpi ricevuti.
Quando il 24enne era arrivato nel nosocomio la gamba era già sub amputata sotto il ginocchio ed era stato subito sottoposto a un delicato intervento chirurgico per rivascolarizzare l’arto inferiore. Ma, anche a causa di una grande perdita di sangue, le condizioni del giovane sono peggiorate.
Ora è ricoverato in prognosi riservata, intubato in terapia intensiva. La vittima era stata aggredita mentre si trovava con la fidanzata su un monopattino, in via Panizza. Da quanto ricostruito, grazie alle testimonianze raccolte dagli investigatori, i due sono stati avvicinati da uno scooter T-Max, con a bordo due persone con il volto travisato. Il passeggero sarebbe sceso con in mano il machete colpendo il 24enne. Poi è risalito sullo scooter che si è allontanato a tutta velocità.
Il giovane è stato subito soccorso dai passanti, tra cui un operaio e due carabinieri fuori servizio, che ha cercato anche con l’ausilio di una cintura di fermare l’emorragia. mentre la ragazza che era con la vittima chiamava il 112.
Le indagini della polizia si stanno concentrando sulle amicizie e i luoghi frequentati dalla vittima, che vive con la nonna nel quartiere Santa Rita, non troppo lontano da Mirafiori Nord.
Prima del fermo del 23enne, la ragazza della vittima e i suoi familiari erano stati ascoltati dagli inquirenti. Tra le ipotesi al vaglio anche quella che qualcuno volesse fare pagare al 24enne degli apprezzamenti che avrebbe fatto a un’altra ragazza inviandole un messaggio via Whatsapp o via social. Per questo motivo avrebbe anche subito delle minacce precedenti all’agguato. Ma questa pista non è mai stata confermata dagli investigatori che hanno continuano a non escludere nessuna ipotesi.
Sulla vicenda oggi pomeriggio era arrivato il commento dell’assessore regionale piemontese alla Sicurezza Fabrizio Ricca: «La violenza dell’aggressione avvenuta a Mirafiori Nord lascia sgomenti e ci interroga tutti, come istituzioni, sulle strategie migliori per prevenire e scongiurare eventi simili» – ha detto Ricca, aggiungendo che «serve certamente un controllo capillare del territorio da parte delle forze dell’ordine, serve senza ombra di dubbio che l’aggressore, una volta individuato e fermato, paghi severamente ma serve anche un percorso di formazione culturale per tanti giovani che decidono, incoscientemente, di intraprendere la via della violenza per risolvere alterchi o tensioni». (Ansa)

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