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Ponte sullo Stretto, i soldi per gli espropri anche ai Mancuso

Ciucci: «Massimo impegno contro la criminalità». La famiglia: «Nessun procedimento penale in corso»

Pubblicato il: 06/04/2024 – 8:38
Ponte sullo Stretto, i soldi per gli espropri anche ai Mancuso

Nella provincia di Vibo Valentia i condannati per reati di ‘ndrangheta e appartenenti alla cosca Mancuso, figli e nipoti dei boss, incasseranno i soldi per gli espropri, ma anche servitù e indennità di occupazione. Tutto è legato al progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto che, in queste settimane, ha visto una netta accelerazione. A cominciare dagli espropri dei terreni che tanto hanno fatto discutere, con tanto di incontri e manifestazioni a Villa San Giovanni (LEGGI QUI).  

Risarcimenti ai Mancuso

Ma, come racconta questa mattina “Il Fatto Quotidiano”, a guadagnarci (in modo del tutto legale), saranno anche saranno anche le cosche. Quelle di Limbadi, roccaforte dei potenti Mancuso. Qui, stando al progetto definitivo pubblicato dalla società “Stretto di Messina Spa” e dal “Consorzio Eurolink” guidato da Webuild, sorgerà il deposito di materiale inerte, identificato come Cra3, in una zona rurale denominata “Petto”. Insomma, una enorme discarica dove – scrive ancora Il Fatto – verrà riversato materiale per oltre un milione e mezzo di metri cubi. In una seconda area verranno invece stoccati ulteriori 335mila metri cubi di materiale a carattere temporaneo e per farlo lo Stato dovrà espropriare oltre 70mila metri quadrati di territorio, di cui quasi 60mila sono di proprietà dei familiari dei Mancuso.
Si tratta di «una superficie posta su un rilievo collinare, un tempo utilizzata come cava di inerti per la produzione di calcestruzzo e dei rilevati compresi nelle opere di costruzione del porto di Gioia Tauro», si legge nel progetto. Ovvero un sito che «giace in stato di degrado e abbandono». Del valore quasi di zero, visto che «l’intensa attività estrattiva nel corso degli anni ha modificato l’assetto originario e oggi l’area appare profondamente deturpata, con spaccature e fratture ben visibili, anche a molti chilometri di distanza». E questo perché i proprietari non hanno mai provveduto al ripristino degli scavi.

Gli altri

Nell’elenco stilato dalla società guidata da Pietro Ciucci ci sono i soldi che arriveranno a Carmina Antonia Mancuso, figlia di Francesco, classe 1929 e nel frattempo defunto, uno della “generazione degli 11”. L’ultimo è Luigi, “il Supremo”, attualmente detenuto al 41bis. Oltre a Carmina Antonia Mancuso, c’è la figlia di quest’ultima, Pantalea Orfanò, ma anche Daniela Lemma a sua volta figlia di Rosaria Mancuso, sorella di Carmina e, quindi, pure lei nipote di don Ciccio. Condannato in primo grado a 30 anni, Luigi Mancuso è il principale imputato del processo “Rinascita”. Nell’elenco c’è anche l’imprenditore Francesco Naso. Secondo l’inchiesta della Dda di Catanzaro, con la sua azienda Naso avrebbe rifornito gratuitamente cemento e materiali edili al clan che, in cambio, gli avrebbe garantito “una posizione dominante” sul territorio. Anche l’imprenditore, stando al prospetto degli espropri, dovrebbe ricevere un indennizzo dallo Stato per i suoi 2.700 metri quadrati adibiti a pascoli e uliveti. Per altri 240 metri quadrati, invece, percepirà l’indennità da “occupazione temporanea”.

Ciucci: «Massimo impegno e trasparenza contro la criminalità»

«La società Stretto di Messina agisce nell’assoluto rispetto delle norme. Sono stati istaurati rapporti di collaborazione con gli Uffici territoriali del Governo e le Forze dell’ordine competenti con la comune volontà di promuovere e garantire la cultura della legalità, della trasparenza amministrativa e della tracciabilità dei flussi finanziari, ossia di tutti gli introiti e i pagamenti relativi agli espropri e alla realizzazione dell’opera. L’obiettivo è di contrastare i possibili tentativi da parte della criminalità organizzata di speculare sulle attività espropriative e di inserirsi nei canali di provvista dei mezzi di finanziamento dell’opera». Lo sottolinea l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, sentito dall’ANSA in relazione a notizie stampa su presunte interferenze mafiose nelle fasi espropriative per la realizzazione del ponte. «In questo quadro, prima delle attività di occupazione delle aree e di liquidazione degli espropri e prima dell’avvio dei cantieri, saranno aggiornati i protocolli di legalità, già sottoscritti in passato, con lo scopo di tenere conto delle più avanzate tecniche di monitoraggio. In particolare, – spiega – per quanto riguarda specificamente le procedure espropriative, nell’ambito dei protocolli di legalità in corso di finalizzazione con le competenti Prefetture, conformemente agli schemi tipo approvato dal Cipess, sono previste specifiche misure volte a verificare preventivamente eventuali ingerenze mafiose nei passaggi di proprietà delle aree interessate dagli espropri ed ad assicurare la massima trasparenza delle procedure». Il “Fatto Quotidiano” denuncia oggi che i rimborsi previsti per gli espropri dei terreni adiacenti ai lavori per il Ponte finiranno nelle mani dei clan che posseggono le aree. 

La replica della famiglia

In qualità di “nipoti di Francesco Mancuso “, tirate in ballo dal vostro articolo, per il tramite del nostro avvocato, Sabrina Rondinelli, «comunichiamo che ad oggi nessuna comunicazione è avvenuta a noi per là questione esproprio della Cava da voi citata nell’articolo, che non è stata una nostra idea ma siamo solo spettatrici di questa scelta. Ad ogni buon modo è intenzione nostra comunicare che le cose saranno valutate nel rispetto della legalità e trasparenza. Ci teniamo però ad evidenziare il nostro rammarico di utilizzare il nostro cognome e appartenenza familiare per riportare fatti del passato e accostate a noi solo per il grado di parentela. Ci dispiace essere accostate al temine “Ndrangheta” visto che noi non abbiamo nessun procedimento penale in corso né abbiamo avuto condanne nel passato. Pertanto adiremo le vie legali verso chiunque usi il nostro cognome per calunniarci e diffamarci». Patrizia Giofrè, Claudia Giofrè e Valeria Giofrè‘

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