Ultimo aggiornamento alle 11:33
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

‘ndrangheta

Il genero del boss che imbarazza il Vaticano

Daniel Barillà, già consulente alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, è coinvolto nell’inchiesta Ducale

Pubblicato il: 22/07/2024 – 12:05
Il genero del boss che imbarazza il Vaticano

ROMA «Tre settimane fa una serie di eccellenti arresti in Calabria su una maxi inchiesta sul voto di scambio tra ‘Ndrangheta e mondo politico (leggi gli ultimi sviluppi) hanno fatto sobbalzare sulla sedia diversi vescovi e cardinali. La Chiesa è parecchio allarmata poiché in questa retata è coinvolto anche Daniel Barillà, ritenuto dagli inquirenti una figura interessante, essendo il genero del presunto boss Domenico Araniti, “il Duca”. Barillà (per il quale ora è stato disposto l’obbligo di firma dal Tribunale del Riesame) lavorava come consulente alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, vale a dire l’istituzione universitaria collegata col Vaticano»: a ricostruirlo è Franca Giansoldati sul Messaggero.
«Il suo contratto di lavoro coordinato e continuativo – aggiunge la vaticanista del quotidiano romano – prevedeva funzioni «nell’area del fundraising, management e nella comunicazione». Naturalmente i vertici della Facoltà Teologica (che ha sede nella diocesi di Napoli) hanno subito preso le distanze e nessuno risulta coinvolto nell’inchiesta, anche se l’arresto iniziale di questa persona di fatto ha allarmando la Chiesa. Barillà nel frattempo è stato sospeso dall’incarico e in seguito il contratto che aveva è stato cancellato».

Il profilo basso del Vaticano

«L’Agenzia cattolica Adista e il blog Messa in Latino – riporta ancora Giansoldati – hanno rilevato che la linea finora prevalsa dalle autorità è di non dare particolare enfasi alla vicenda, cercando di farla passare in secondo piano, sperando che lo scandalo venga dimenticato. Nessuno ha finora fornito articolate spiegazioni all’opinione pubblica, e in modo trasparente, su chi abbia chiamato a lavorare in una istituzione tanto prestigiosa Barillà, se sono state fatte le opportune verifiche prima di stendere il contratto, quali referenze sono state date da chi lo ha presentato».

L’inchiesta Ducale e la potenza degli Araniti

Il quadro tracciato dal gip Vincenzo Quaranta nell’ordinanza dell’inchiesta “Ducale” della Dda di Reggio Calabria è inquietante e vengono descritti i motivi che hanno portato a misure cautelari per 14 soggetti con reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici è inquietante. «Vi è una sovrapposizione tra cultura sociale, espressione di una parte della società civile, presente sui territori che controlla la cosca, e cultura mafiosa ‘ndranghetistica che non fa intravedere speranze per la liberazione del locale territorio dal distruttivo e devastante potere ‘ndranghetistico». Un potere a tutto campo, quello della cosca Araniti attiva a Reggio Calabria, capace di influenzare e indirizzare anche le scelte politiche e i voti. Un dato che «non lascia sperare che il territorio possa liberarsi dal controllo mafioso, fino a quando tale potere troverà una cultura sociale, substrato sociale, che di fatto finisce per legittimarlo» si legge.

Dieci anni fa da Gioia Tauro la scomunica del Papa

Scrive Giansoldati che «Papa Francesco da anni sta insistendo come nessun altro Pontefice per scardinare un sistema tossico, spezzare ogni filo, ogni copertura, ogni tipo di legame indiretto tra la Chiesa e la criminalità organizzata. Per ironia della sorte, proprio dieci anni fa, andando a celebrare messa nella Piana di Gioia Tauro pronunciò parole durissime contro la ‘ndrangheta e i suoi affiliati, arrivando a pronunciare la parola “scomunica”. «Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato! La ’Ndrangheta è questo! Adorazione del male e disprezzo del bene comune».

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x