AOSTA La Corte di Cassazione ha annullato anche l’ultima parte della confisca dei beni del ristoratore aostano Antonio Raso, coinvolto nel processo Geenna sulla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Si tratta di due conti correnti e di una quota di un appartamento. I suoi legali – Ascanio Donadio ed Enrico Grosso – avevano impugnato la sentenza con cui la Corte d’appello di Torino, nel maggio scorso, aveva già annullato gran parte del decreto di confisca, comprese le quote del ristorante “La Rotonda” e un appartamento. La decisione era arrivata all’esito dell’appello-bis relativo alla misura di prevenzione: la perizia del commercialista nominato dai giudici aveva infatti appurato una esproporzione ingiustificatà di circa 140 mila euro tra i beni e i redditi di Raso. Una cifra molto inferiore a quella che invece aveva accertato la Direzione investigativa antimafia, che nel dicembre 2019 aveva sequestrato beni per un valore stimato di circa un milione. La confisca, che era stata disposta il 12 aprile 2021 dalla sezione misure di prevenzione del tribunale ordinario di Torino, riguardava – oltre alle quote appartenenti a Raso della società che gestisce il ristorante La Rotonda di Aosta e un appartamento – anche un’autorimessa, due autovetture, tre conti corrente (dei quali uno al 50%) e il saldo attivo di due carte prepagate. Lo scorso 30 settembre, al termine del processo d’appello-bis sul rito ordinario di Geenna, Raso si è visto infliggere una condanna a otto anni di reclusione.
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