CROTONE Un’organizzazione di spaccio a conduzione familiare, con la propria abitazione come centro nevralgico degli affari. Il tutto mentre Francesco Riggio, «promotore, ideatore e direttore», si trovava ristretto ai domiciliari. È proprio dalla sua casa a Crotone, nel centro storico, che avrebbe gestito un giro illecito di stupefacenti, dalla marijuana alla cocaina, con l’aiuto della moglie Angela Sacconi e dei figli Giulio Nicolas e Alfredo. Tutti indagati nell’operazione scattata pochi giorni fa e condotta dai Carabinieri di Crotone con la Dda di Catanzaro, che ha coinvolto anche altri due presunti membri dell’organizzazione: Mario Vito Funaro, ritenuto fornitore dello stupefacente, e Luigi Stumpo, «spacciatore seriale» per la famiglia Riggio, accusati insieme agli altri di essere partecipi ad un’organizzazione finalizzata allo spaccio. In cinque sono finiti in carcere, mentre per la sola Sacconi sono stati disposti i domiciliari.
Per il gip il numero «impressionante» di episodi di spaccio, ricostruiti dagli inquirenti con l’utilizzo di videocamere e intercettazioni ambientali, proverebbe il «lucroso traffico» di diverse sostanze stupefacente. Un ampio “menù” di casa che proponeva «fumo, erba, cocaina ben trattata e custodita da loro in maniera tale da sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine». Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato Funaro a rifornire Riggio con la droga, direttamente portandola nella casa in cui quest’ultimo era ristretto ai domiciliari. Riggio avrebbe poi tenuto la droga nascosta in «un casolare vicino casa» per timore di controlli e sequestri. Da qui, usando la propria abitazione come «quartier generale», avrebbe continuato la sua attività di spaccio, incurante del suo stato detentivo dei domiciliari (dove era ristretto per altri motivi). Gli episodi registrati dagli inquirenti mostrano sempre lo stesso modus operandi: «Un rapidissimo incontro di pochissimi secondi per scambiare soldi con le sostanze. I Riggio sul balcone come vedette, entrando subito in casa e raggiungendo l’acquirente del momento». Un via vai continuo di clienti, a ogni ora del giorno e della notte, tanto che «a volte – si legge – gli avventori devono attendere in fila».
Un’organizzazione «serrata e perfettamente organizzata che faceva spaziare dalla cocaina ed eroina, all’hashish alla marijuana». Ognuno nella famiglia avrebbe avuto il proprio ruolo: la moglie spesso avrebbe agito sul balcone come «vedetta», mentre i figli sarebbero stati «direttamente guidati dal padre, ma procedendo essi stessi alle cessioni ai singoli acquirenti». O anche interloquendo con Luigi Stumpo, «rivenditore al dettaglio delle sostanze stupefacenti». Ma figura centrale sarebbe Francesco Riggio, per il gip «ben addentrato, sui prezzi e su come muoversi» sia per il nascondiglio della droga sia per le “regole” tipiche dello spaccio, come specifica il gip. «Conosce le regole e le spiega: se chi è tenuto a spacciare subisce una perdita di qualsiasi tipo, sequestro o distruzione, deve comunque ripagare chi gliela ha fornita, quantomeno nella metà della perdita, anche se allo stesso tempo l’armonia del gruppo vuole che ci si sostenga a vicenda e magari il creditore può tollerare di subire insieme la perdita». (ma.ru.)
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