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L’omicidio dopo la lite tra Francesco Marando e i figli. La confessione: «Era violento con mia madre»

Il 21enne e il 16enne sono stati fermati per la morte del 54enne, contro cui sono stati esplosi colpi di pistola in un’abitazione a Bovalino

Pubblicato il: 20/01/2025 – 16:05
di Mariateresa Ripolo
L’omicidio dopo la lite tra Francesco Marando e i figli. La confessione: «Era violento con mia madre»

BOVALINO «Mio padre era violento nei confronti di mia madre». Così Giuseppe Marando, il figlio 21enne di Francesco Marando, il 54enne ex commerciante di San Luca il cui cadavere è stato ritrovato lo scorso 12 gennaio in un’abitazione di Bovalino, ha motivato l’omicidio del padre. La sua confessione ha permesso, insieme alle indagini, coordinate dalla Procura di Locri diretta da Giuseppe Casciaro e dalla Procura per i Minorenni di Reggio Calabria diretta da Roberto Placido Di Palma, supportate da sistemi di videosorveglianza, di ricostruire quanto accaduto l’11 gennaio nell’abitazione nei pressi del bivio della cittadina della Locride, sulla statale 106, in direzione Platì.

La lite e l’omicidio

Una feroce lite familiare – così come era trapelato fin dai primissimi istanti – sarebbe stato il movente del delitto a cui avrebbe partecipato anche il figlio minorenne dell’uomo, un sedicenne. Alla base i dissapori dovuti ai difficili rapporti che Marando aveva con la moglie. La coppia era in fase di separazione e l’uomo non viveva nell’edificio in cui è stato trovato il cadavere ma andava spesso a trovare i figli. I due giovani sono stati fermati dai carabinieri accusati di aver ucciso il 54enne e di averne occultato di cadavere. I due sono accusati anche di porto abusivo di arma comune da sparo. Entro 48 ore, i due fratelli, assistiti dagli avvocati Enzo Nobile e Piermassimo Marrapodi, dovranno essere sentiti dal gip, rispettivamente del Tribunale di Locri e del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, nell’udienza di convalida.
Contro Marando sarebbe stati esplosi colpi di una pistola a tamburo calibro 38 priva di matricola: a farlo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, proprio il 21enne che, aiutato dal 16enne avrebbe nascosto il corpo in un locale interrato dell’abitazione e fatto sparire l’arma del delitto, poi ritrovata sempre grazie alla confessione del giovane in un’area isolata del comune di Ardore, all’interno di un sacco contenente anche bossoli e munizioni, tutte dello stesso calibro.

Le indagini

L’omicidio si è consumato il giorno prima dell’arrivo dei soccorsi, allertati nel primo pomeriggio del 12 gennaio. L’uomo, che era stato colpito il giorno prima, è stato ritrovato morto riverso sul pavimento al piano terra dello stabile dai carabinieri e dai medici arrivati sul posto. E dietro la testa dell’uomo era stata trovata una piccola ferita di forma circolare compatibile con un colpo di arma da fuoco. Nei giorni successivi, i familiari, sentiti più volte dagli investigatori, avevano dichiarato che l’uomo si trovava in uno stato di depressione dovuto alla chiusura di una sua attività a San Luca e che poteva trattarsi di suicidio. Una versione che non ha convinto gli investigatori. Fino alla svolta e alla confessione del figlio. (m.ripolo@corrierecal.it)

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