VIBO VALENTIA Trovato morto a Pannaconi, nel Vibonese, Antonino Barbieri, alias “Camera”, ritenuto dalla Dda di Catanzaro «uno ‘ndranghetista di primo piano» e imputato – a piede libero – nei principali processi contro la criminalità organizzata della provincia vibonese. Il ritrovamento è avvenuto nella frazione di Cessaniti, comune alle porte di Vibo Valentia, lunedì scorso nel pomeriggio. Sul posto si sono recati Carabinieri e 118, che ne ha accertato la morte. Il decesso potrebbe essere stato determinato da cause naturali, ma è stata disposta l’autopsia per confermarne l’ipotesi.
Imputato sia in Rinascita Scott che in Maestrale Carthago, “Camera” era ritenuto membro di spicco della ‘ndrangheta vibonese, in particolare appartenente al locale di Zungri. Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella aveva parlato di “Ninone” come «appartenente agli Accorinti», anche in virtù del suo rapporto di parentela con il boss Peppone Accorinti, ritenuto a capo della ‘ndrina. Un’accusa che era stata rigettata dai giudici di Rinascita Scott, assolvendo Barbieri a fronte di una richiesta della Dda di 20 anni di carcere. Quest’ultima aveva poi presentato appello, ritenendo sufficiente il quadro probatorio fondato sulle dichiarazioni dei pentiti. A parlare di “Ninone” sono stati anche gli altri collaboratori di giustizia Raffaele Moscato, Angiolino Servello, Bartolomeo Arena e Antonio Guastalegname, oltre alla testimone di giustizia Elisabetta Melana.
Parere opposto del collegio giudicante, che aveva ritenuto non sufficienti le testimonianze dei collaboratori e «assolutamente irrilevante» il rapporto di parentela con Peppone Accorinti. Nell’appello la Dda ha proposto anche le successive dichiarazioni del pentito Antonio Accorinti, che aveva individuato i fratelli Barbieri come «referenti della struttura di ‘ndrangheta operante in Pannaconi». Francesco Barbieri, al contrario del fratello Antonino, è stato però condannato a 24 anni di carcere in Rinascita Scott, così come i figli Michelangelo e Giuseppe, condannati rispettivamente a 18 e 17 anni. Antonino Accorinti era anche imputato nel maxiprocesso che riunisce Maestrale, Olimpo e Imperium e in corso al Tribunale di Vibo Valentia. (ma.ru.)
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