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indagine di Altroconsumo

Cala la fiducia nella sanità pubblica

In Sardegna, Abruzzo e Basilicata i livelli più bassi di soddisfazione rispetto ai servizi forniti dalle Asl

Pubblicato il: 11/02/2025 – 16:40
Cala la fiducia nella sanità pubblica

MILANO La fiducia degli italiani nella sanità pubblica, nel Servizio sanitario nazionale e nelle Asl è in netto calo. Un’indagine di Altroconsumo disegna un quadro preoccupante sulla percezione dei cittadini verso il Servizio sanitario nazionale. L’indagine – condotta tra giugno e luglio 2024 intervistando 6.622 cittadini tra 25 e 84 anni – mostra come la soddisfazione per i servizi forniti dalle Asl sia in netto calo rispetto agli anni precedenti, quella per i servizi di pronto soccorso stabile ma su livelli insoddisfacenti, mentre anche i medici di base, storicamente apprezzati, stanno mostrando segnali di cedimento. Il servizio delle Asl è quello che riceve i giudizi più negativi, con il 48% degli intervistati insoddisfatti. I problemi principali riguardano le interminabili liste d’attesa per le visite specialistiche, che registrano l’80% di insoddisfatti con un aumento del 19% rispetto al 2019, e i servizi di assistenza domiciliare, con una percentuale di soddisfatti ferma al 14%. Anche la puntualità degli appuntamenti e i servizi infermieristici ambulatoriali presentano problemi. Le liste d’attesa sono sempre più lunghe: la questione è annosa e va peggiorando nel vissuto di molti cittadini, tanto che di recente Altroconsumo ha messo a disposizione per tutti sul proprio sito i modelli precompilati di lettera che permettono di richiedere il rispetto dei tempi previsti per legge agli enti giusti (in molti casi stanno funzionando). Per quanto riguarda i pronto soccorso, il 39% dei cittadini si dichiara insoddisfatto. Le principali criticità sono legate alle lunghe attese prima dell’assistenza e dei risultati degli esami, nonché alle condizioni delle sale d’attesa, che ricevono giudizi negativi significativi, ad esempio, per igiene e comfort.

Sud penalizzato

Un dato significativo è che al 64% delle persone che sono state al pronto soccorso negli ultimi due anni è stato assegnato un codice bianco o verde (si trattava quindi di “non urgenze” o “piccole urgenze”): sintomo di un’assistenza territoriale inadeguata che contribuisce a intasare i pronto soccorso. I medici di base rimangono il presidio più apprezzato, con solo il 15% degli interpellati insoddisfatti e il 55% di soddisfatti. Tuttavia, il giudizio positivo cala di 3 punti, per la prima volta dal 2019: solo il 39% ottiene un incontro nello stesso giorno o in quello successivo, rispetto al 65% del 2019. L’indagine svolta da Altroconsumo mette in luce l’insoddisfazione crescente dei cittadini a causa delle gravi criticità del Servizio sanitario nazionale; abbiamo una sanità pubblica preziosa ma in crisi per diversi fattori. Tra questi, il definanziamento cronico, che pone il Paese al di sotto della media europea per spesa sanitaria pro capite, la carenza di personale medico e infermieristico aggravata da condizioni di lavoro difficili e retribuzioni poco competitive, e una programmazione insufficiente. Queste criticità ricadono pesantemente sui cittadini. Inoltre le disparità territoriali particolarmente marcate contribuiscono ad aggravare il quadro, con le regioni del Sud maggiormente penalizzate. La Sardegna (41 su 100), l’Abruzzo (44/100) e la Basilicata (45/1000) registrano i livelli più bassi di soddisfazione rispetto ai servizi forniti dalle Asl, mentre Emilia-Romagna (61/100), Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia (60/100), Veneto (58/100) e Toscana (57/100) mostrano i risultati migliori, pur rimanendo solo intorno alla sufficienza.

«Fondi, pianificazione ed equità territoriale»

Altroconsumo sottolinea l’urgenza di «interventi strutturali per rilanciare il Servizio sanitario nazionale, aumentando i fondi, migliorando la pianificazione e garantendo l’equità territoriale. In particolare, è prioritario ridurre le liste d’attesa, potenziare i servizi di assistenza domiciliare e migliorare l’accesso ai medici di base, essenziali per la continuità assistenziale. Servono interventi, perché il nostro Servizio sanitario nazionale, nato per garantire il diritto costituzionale di essere curati è in serio affanno. E gli effetti si vedono tutti, anche nei numeri di questa indagine. 

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